Sulla questione della chiusura dei negozi di domenica si è espresso anche Vittorio Sgarbi, critico d’arte, parlamentare nonché sindaco della cittadina di Sutri, in provincia di Viterbo. E come suo solito, Sgarbi ha commentato senza peli sulla lingua una decisione che ha definito senza mezzi termini “oscurantista”. Queste le parole di Sgarbi sull’argomento rilasciate a Radio Cusano Campus: “Questa proposta di Di Maio mi sembra una forma di oscurantismo alla Mullah Omar. Una società moderna deve essere una società libera e quindi deve offrire diverse opzioni. Dopo le polemiche in campagna elettorale, siamo diventati anche abbastanza amici io e Di Maio, ma lui ha delle visioni un po’ infantili. In America non ci potrebbe essere mai una cosa di questo genere. Se poi lui vuole avere come modelli Teheran o qualche Paese arabo può anche andarci. Non bisogna proibire niente. Anche per quanto riguarda il divieto di fare pubblicità ai casinò, questa visione moralizzante della società è un modello culturale che è lontano dall’occidente.” (agg. di Fabio Belli)



COME SI COMPORTANO IN EUROPA

Uno studio pubblicato oggi dall’Istituto Bruno Leoni mostra come in Europa funzionino le principali legislazioni in merito alle chiusure commerciali settimanali: il modello di regolamentazione degli orari lavorativi e delle aperture domenicali varia da Paese a Paese. Dell’Italia, come abbiamo visto qui sotto, la discussione è in atto per provare a fare un passo “indietro” rispetto al Salva Italia del Governo Monti, ma negli altri Stati membri? La liberalizzazione completa è presente nella maggiorparte dei Paesi: Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Lettonia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, tutti prevedono alcuna restrizione in merito. «In Danimarca non c’è alcuna restrizione per le aperture domenicali ma durante le maggiori festività (Natale, Capodanno, etc.) i negozi devono chiudere entro le 15», mentre in Francia, Germania e Grecia dove di limitazioni ve ne sono di più, sono presenti più che numerose “eccezioni” che portano negozi aperti in diversi periodi dell’anno. L’esempio più interessante (e vicino a quanto potrebbe proporre Di Maio, ndr) è la Francia: «vige il principio del riposo domenicale per dipendenti. Solo i negozi detenuti dai proprietari possono liberalmente rimanere aperti. Le eccezioni prevedono i negozi alimentari, mentre il riposo domenicale è concesso a partire dalle 13. Per i dipendenti che lavorano per i negozi più grandi di 400 metri quadrati, la remunerazione è aumentata del 30%», riporta l’Istituto Bruno Leoni. (agg. di Niccolò Magnani)



LEGA “FRENA” DI MAIO: “RESTINO APERTI DOVE C’È TURISMO”

La proposta del Ministro del Lavoro e vicepremier, Luigi Di Maio, di andare contro la deregolamentazione nel settore del commercio e imporre la chiusura, seppure a turni, degli esercizi commerciali la domenica non ha incontrato il favore dell’intero esecutivo, con alcuni esponenti della Lega che si mantengono sulla linea anti-liberalizzazioni di Matteo Salvini ma con alcuni distinguo: “La proposta che abbiamo è di non bloccare le aperture domenicali nelle città turistiche” ha voluto precisare Gian Marco Centinaio, Ministro dell’Agricoltura e del Turismo a margine della sua visita alla Fiera del Levante di Bari. Quello che è uno dei maggiorenti del Carroccio ha dunque messo i classici puntini sulle “i” alle parole pronunciate ieri da Di Maio a proposito dello stop delle aperture domenicali anche per i centri commerciali e la guerra alla liberalizzazione degli orari. (agg. di R. G. Flore)



FRACCARO, “CONTRO FAR WEST DELLE LIBERALIZZAZIONI”

Dopo che la proposta di Luigi Di Maio, peraltro avvallata anche da parte (ma non tutto) il fronte della Lega, sulle chiusure domenicali degli esercizi ha scatenato un nuovo vespaio di polemiche, è il Ministro per i Rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro, a spiegare che sul punto l’esecutivo gialloblu terrà la barra dritta: “Sulle aperture domenica la maggioranza presenterà una proposta in grado di tutelare lavoratori e Pmi” ha spiegato l’esponente pentastellato, aggiungendo che l’obiettivo è quello di ridurre la deregulation nel settore dove da anni a vigere è la legge del più forte. “Le resistenze che arrivano dai partiti di minoranza sono evidente espressione dell’ennesima sudditanza nei confronti delle lobby” ha aggiunto Fraccaro, garantendo che il Governo tirerà dritto per la sua strada al dine di fare al Paese una normativa contro quello che chiama “il selvaggio West delle liberalizzazioni”. (agg. di R. G. Flore)

TOTI, “PIU’ LAVORO, MENO REGOLE”

«Negozi e domeniche. I temi veri sono gli aumenti salariali e la giusta turnazione del personale. Contratti più forti, non obblighi di chiusura. Così Di Maio fa solo danni», così scrive su Twitter il Segretario del Pd Maurizio Martina, di fatto seguendo la linea di Renzi lanciata questa mattina. La leggera “correzione di tiro” del vicepremier M5s fa discutere ugualmente, con alcuni che lamentano le continue “modifiche” e dietrofront del leader grillino. Secondo il Governatore della Liguria, Giovanni Toti – che già nei giorni scorsi si era scontrato in più d’’una occasione sulla ricostruzione del ponte di Genova – la scelta di Di Maio è sbagliata e non condivisibile: «Perché poliziotti, carabinieri, infermieri e medici, giornalisti, guardie giurate, operatori ecologici, chi lavora nei cinema, in albergo, in un ristorante può fare turni festivi e chi lavora in un negozio e in un supermarket no? È una discriminazione doppia». Non solo, per Toti in Italia il tasso di disoccupazione è ben sopra la media europea, «è normale pensare di perdere tutti questi posti di lavoro? Mentre nel mondo ormai i negozi stanno aperti giorno e notte, da noi si chiudono». Per il Governatore, questo Paese ha bisogno di più lavoro e meno regole: «la povertà non porta la felicità, anche con qualche ora libera in più. Chiedete ai troppi disoccupati che abbiamo». (agg. di Niccolò Magnani)

DI MAIO “CORREGGE” IL TIRO: “CHISURE A TURNI”

Dopo il coro di polemiche levatosi per l’annuncio di Luigi Di Maio rispetto alla chiusura domenicale dei negozi, è il vicepremier in persona – ospite a L’aria che tira su La 7 – a chiarire i contorni della sua proposta:”Nessuno dice che nel weekend non si può andare a fare la spesa, inseriamo una turnazione. Resta aperto il 25% e l’altra parte chiude a turno”. Secondo il capo politico dei pentastellati, come riporta Huffington Post, “ci sono ragazzi sfruttati in maniera indegna con introiti che non sono aumentati”. Rispetto alle critiche provenienti dal Pd, da Matteo Renzi a Giorgio Gori, Di Maio spiega: “Una delle proposte di legge sulle chiusure domenicali “è del Pd e proprio quella è stata calendarizzata. Si mettano d’accordo tra di loro”. Di Maio ha poi catalogato come “solito terrorismo” l’allarme della grande distribuzione, secondo cui a rischio sarebbero migliaia  di posti di lavoro. (agg. di Dario D’Angelo)

RENZI, “M5S DISTRUGGE POSTI DI LAVORO”

La proposta di chiudere i negozi la domenica, anche fosse solo per una mera logica di scontro politico tra Governo e opposizione, non vede per niente d’accordo il capo “ufficioso” del Pd, ancora quel Matteo Renzi che giusto ieri alla Festa dell’Unità di Firenze ha ribadito «pensano di essersi liberati di me, si sbagliano». Ebbene, sul fronte aperture e chiusure dei negozi la domenica, l’ex premier si esprime eccome attaccando a testa bassa il vicepremier M5s: «obbligare tutti alla chiusura domenicale è assurdo. Di Maio cerca visibilità per inseguire Salvini, ma la conseguenza è che migliaia di ragazzi saranno licenziati. Di Maio si conferma ministro della disoccupazione, non ministro del Lavoro». In un post su Facebook, Renzi prosegue la sua invettiva sottolineando come «voler tenere l’attenzione su di lui. Sostenere che le famiglie si separino perché si lavora anche di domenica significa vivere su Marte», oltre che una proposta del genere rischia seriamente di «distruggere il lavoro di milioni di italiani». (agg. di Niccolò Magnani)

LA CHIESA APPREZZA: “UNA GRAZIA DI DIO”

Ha creato divisioni la proposta di Luigi Di Maio di disporre entro l’anno la chiusura domenicale dei negozi e dei centri commerciali. Da una parte le proteste della grande distribuzione, che mette in guardia dal non considerare le possibili ricadute occupazionali di tale scelta, dall’altra chi invece considera attuale una decisione che secondo gli intenti del capo politico M5s dovrebbe salvaguardare l’unità delle famiglie. Come riportato da Il Corriere della Sera, chi sembra apprezzare la svolta di Di Maio è la Chiesa. Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, per anni presidente della Commissione Cei per il Lavoro e da sempre contrario alle aperture domenicali, ha definito la mossa del vicepremier come “una grazia di Dio”. D’altronde, spiega, “fu Costantino a introdurre, nel lontano 321, il riposo festivo”. (agg. di Dario D’Angelo)

DI MAIO, “NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA”

Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, in una diretta Facebook realizzata a margine della Fiera del Levante ha lanciato una sfida ed ha annunciato entro la fine del 2018 lo stop delle aperture domenicali. “Sicuramente entro l’anno approveremo la legge che impone uno stop nei weekend e nei festivi a centri commerciali ed esercizi commerciali, con delle turnazioni”, ha fatto sapere il vicepremier, attaccando quanto deciso dal governo Monti in merito all’orario degli esercizi commerciali reo di aver distrutto le famiglie italiane. “Bisogna ricominciare a disciplinare gli orari di apertura e chiusura”, ha quindi tuonato. Un’idea che comunque continua a dividere il mondo politico e non solo, a partire da Enrico Postacchini, delegato per le Politiche commerciali di Confcommercio. A sua detta ridiscutere con un atteggiamento non ideologico il ruolo della distribuzione rappresenta senza dubbio un passo importante ma occorre evitare gli errori del passato e non perdere di vista non solo le imprese – a partire dalle più piccole – ma anche le famiglie e i consumatori ai quali destinare il massimo del servizio e della qualità. Quindi, a detta di Postacchini, spiega AdnKronos, una delle vie da percorrere consiste nel partire da “una regolamentazione minima e sobria per le chiusure festive attraverso il dialogo con le rappresentanze”.

CHIUSURE DOMENICALI: GRADARA CONTRARIO

Ad esprimersi sull’idea di Di Maio in riferimento ai negozi chiusi la domenica è anche Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione, il quale in una intervista al Corriere della Sera ha commentato: “Quando si dice che i negozi aperti la domenica rovinano le famiglie si entra nel campo della sociologia. Piuttosto parliamo degli effetti sui consumi, sui posti di lavoro e sugli investimenti”. Gradara ha rivelato di aver già chiesto in passato un incontro con il vicepremier senza tuttavia che ciò si concretizzasse. “Spero ne avremo occasione”, aggiunge. Gradara è chiaramente contro lo stop domenicale ed i motivi, a sua detta, sono molteplici. “La domenica è diventato il secondo giorno per incasso dopo il sabato. Chiudere avrebbe un effetto negativo sui consumi, già fermi”, spiega. Ma quali sarebbero, a suo dire, le conseguenze più gravi che ne deriverebbero? “Chiudere la domenica farebbe crescere ancora di più il commercio online. Un settore che già corre di suo e che ha grandi vantaggi rispetto alla rete di vendita fisica, sia dei piccoli sia dei grandi, non solo sul fisco ma anche sugli orari, sui saldi, su tante cose”, ha chiarito il presidente di Federdistribuzione. E in caso di stop anche per il commercio online, come previsto da una delle proposte in discussione, sarebbe per Gradara un “segnale positivo” sebbene difficilmente realizzabile.