Secondo Confimprese la domenica, a livello di risultati commerciali, vale il 20% del fatturato dell’intera settimana, «solo il sabato vale di più con il 25%», spiega il presidente della associazione Mario Resca. Non solo, la misura che si discuterà giovedì alla Camera è sostanzialmente «antistorica e porta il Paese a una drammatica recessione dei consumi, al calo dell’occupazione e ad una sempre minore attratività dell’Italia agli occhi degli investitori stranieri». Stando agli studi di Confimprese, che ricalcano anche altri svolti da numerose catene di grande distribuzione, «chi lavora la domenica guadagna il 30% in più in busta paga e anche se la proposta di legge prevede di tenere aperti i negozi nelle città turistiche (come vorrebbe Centinaio, ndr) sono comunque a rischio 150mila posti di lavoro», conclude Resca facendo notare che le spese di gestione nei centri commerciali non si abbassano se i negozi tengono chiusi la domenica, «e le chiusure degli shopping center e nei centri storici delle città si ripercuotono poi su tutto l’indotto, parcheggi, benzina, consumi e ristorazioni. Senza le domenica si azzera il business!». 



LEGA DICE SÌ ALLA CHIUSURA DEI NEGOZI ALLA DOMENICA

La proposta della chiusura dei negozi e centri commerciali alla domenica – lanciata negli scorsi giorni dal Ministro Di Maio e appoggiata dal tutta la maggioranza con diversi distinguo – viene in pianta stabile “incardinata” anche dalla Lega con le parole del capogruppo Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari. «Avanti con la nostra proposta per la chiusura domenicale dei negozi e la possibilità di stabilire 8 aperture all’anno anche con l’intesa con le Regioni»: in questo modo, oltre al piano M5s si aggiunge anche quello della Lega, raggiungendo i già preesistenti degli altri partiti prodotti in precedenza. Giusto ieri Di Maio era tornato a parlare in tv della vicenda “correggendo” il tiro della sua stessa iniziale proposta: «rassicurò le famiglie, anche con la nuova stretta il 25% dei negozi resterà aperto, in modo che in ogni quartiere ci sia sempre la possibilità di fare acquisti. Si tornerà al sistema pre-Monti – aveva spiegato il Ministro – quando sindaci e commercianti si mettevano d’accordo per organizzare la turnazione». La Lega però aveva già messo ieri alcuni paletti con il Ministro Centinaio che aveva dichiarato, «non si possono bloccare le città turistiche, ci vogliono delle deroghe».



AL VAGLIO LO STOP ALL’E-COMMERCE

A rinfocolare la polemica, il Movimento 5 Stelle ha presentato un nuovo prospetto che prevederebbe lo stop (fino al lunedì, ndr) anche per l’e-commerce. Mentre tutto il mondo si volge verso una più massiva globalizzazione, con l’avanzare dei commerci e acquisti online, il Governo lato grillino rema all’opposto: nel progetto di legge 526 (primo firmatario Davide Crippa, M5s) le disposizioni «riguardano anche le forme speciali di vendita al dettaglio e legate all’e-commerce, di cui all’articolo 4, comma 1, lettera h del Dlgs 114, con la conseguenza che nei giorni festivi il consumatore potrà continuare a collegarsi ai siti di e-commerce, scegliere e completare l’ordine di un prodotto, ma dovrà essere chiaro che l’attività commerciale in questione, se si svolge in Italia, non sarà esercitata in alcune delle sue fasi». Commento “sobrio” da parte di Vittorio Sgarbi che questa mattina a Radio Cusano Campus attacca a tutto spiano la proposta della chiusura domenicale per i negozi: «Questa proposta di Di Maio mi sembra una forma di oscurantismo alla Mullah Omar –ha affermato Sgarbi-. Una società moderna deve essere una società libera e quindi deve offrire diverse opzioni. Dopo le polemiche in campagna elettorale, siamo diventati anche abbastanza amici io e Di Maio, ma lui ha delle visioni un po’ infantili. In America non ci potrebbe essere mai una cosa di questo genere. Se poi lui vuole avere come modelli Teheran o qualche Paese arabo può anche andarci. Non bisogna proibire niente».

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