Giuseppe Antoci, dopo lo stupore per la decisione di archiviare l’inchiesta sul suo tentato omicidio, dice di sperare adesso in un pentito, un collaboratore di giustizia che “possa far luce e aiutare la magistratura a riaprire le indagini”. In questi due anni le forze dell’ordine incaricate infatti non sono riusciti a rintracciare nessuno degli autori dell’attacco alla vettura dell’ex presidente del Parco dei Nebrodi. “Ho il desiderio di vedere alla sbarra chi, quella notte, ci aspettava per ucciderci ma anche chi, in questi anni, ha tentato di depistare e infangare. Per questi ultimi, nei prossimi giorni, arriveranno certamente i primi rinvii a giudizio” ha detto, aggiungendo che sono tante le famiglie mafiose che in questi anni hanno ricevuto contributi europei (Agg. Paolo Vites)
L’ATTENTATO A GIUSEPPE ANTOCI
Un’inchiesta durata due anni, un tentato inizio di processo e un agguato che ha messo in serio pericolo la vita del presidente del Parco dei Nebrodi, in Sicilia: ecco che oggi però, con la decisione del Gip di archiviare l’inchiesta che prevedeva in un primo momento ben 14 indagati, Giuseppe Antoci rimane “senza colpevole” per l’attentato contro la sua persona. E soprattutto “senza mandante”: come spiega questa mattina La Gazzetta del Sud, il Gip di Messina Eugenio Fiorentino ha archiviato l’inchiesta sull’agguato nel maggio 2016, quando dei criminali bloccarono l’auto blindata di Antoci sulla strada da Cesarò a San Fratello, sparando diversi colpi di arma da fuoco prima che il dirigente del commissariato di Sant’Agata di Militello Daniele Manganaro (dall’auto che precedeva Antoci) non mise in fuga gli attentatori. Si salvò Antoci grazie al Commissario e grazie alla sua auto blindata: divenuto noto per aver introdotto all’interno del Parco dei Nebrodi una sorta di protocollo legalità per l’assegnazione degli affitti territoriali, Antoci venne preso di mira dai clan della zona, con il vertice che giunse proprio con l’agguato “fallito”.
L’AGGUATO MAFIOSO… SENZA COLPEVOLI
Con una decisione che era nell’aria, il Gip oggi ha deciso con questa archiviazione che era valida la richiesta presentata nei mesi scorsi dalla stessa Procura Antimafia di Messina: non vi sono elementi per dar luogo a procedere. «Tutto quello che c’era da fare sul piano investigativo, è stato fatto», spiega il Gip secondo i documenti pubblicati da La Gazzetta del Sud. Il provvedimento della Dda di Messina vedeva la conclusione “deludente” delle indagini, che «non ha non hanno consentito di risalire all’identificazione degli autori di tale grave fatto». Il Gip ha accolto tale richiesta, spiegando inoltre che «l’avvenuta esplorazione di ogni possibile spunto investigativo non consente di ravvisare ulteriori attività compiutamente idonee all’individuazione di alcuno degli autori dei delitti contestati». Come però giustamente ravvisa La Gazzetta del Sud, lo scenario nei Nebrodi oggi è cambiato radicalmente: il protocollo di legalità interno al Parco è servito, anche se il problema è che Antoci non è più Presidente, il vice questore che gli salvò la vita è stato trasferito. La Mafia invece, quella rimane sempre. Pure senza colpevoli..