Chi doveva trovare i colpevoli dell’omicidio di Peppino Impastato depistò invece le indagini. È quanto scrive il giudice per le indagini preliminari di Palermo, Walter Turturici, archiviando l’inchiesta su Antonio Subranni, generale dei carabinieri indagato per favoreggiamento. Le indagini furono svolte nel 1978 in «un contesto di gravi omissioni ed evidenti anomalie investigative». L’archiviazione per prescrizione è arrivata pure per i tre sottufficiali (rispondevano di concorso in falso) che la notte dell’omicidio perquisirono la casa di Impastato a Cinisi. Si tratta di Carmelo Canale, Francesco Abramo e Francesco Di Bono. Come riportato da Repubblica, la pista mafiosa non fu presa in considerazione dai carabinieri che invece tentarono di accreditare l’esponente di Democrazia Proletaria come una persona instabile dal punto di vista psichico. Per i pm il responsabile di questo depistaggio è Subranni. «Aprioristicamente, incomprensibilmente, ingiustificatamente e frettolosamente escluse la pista mafiosa», scrive il gip.

PEPPINO IMPASTATO, PRESCRIZIONE “SALVA” IL GENERALE SUBRANNI

Il generale Antonio Subranni è stato recentemente condannato a 12 anni nel processo sulla Trattativa tra esponenti dello Stato e Cosa nostra. È tra gli investigatori che avrebbero aperto il dialogo con i boss negli anni delle stragi mafiose. Un dialogo fu aperto quarant’anni fa anche a Cinisi. L’archiviazione per prescrizione lascia senza risposta una serie di domande, a partire dal foglio su cui i carabinieri scrissero subito dopo l’omicidio: “Elenco del materiale sequestrato informalmente a casa di Impastato Giuseppe”. Dunque ci fu un sequestro informale, cioè non autorizzato da nessuno. In un elenco formale, invece, i carabinieri appuntarono di aver portato via da casa di Impastato solo sei fogli tra lettere e volantini, con scritti d’ispirazione politica e propositi di suicidio. Come riportato dal Fatto Quotidiano, nei documenti sequestrati c’era anche altro. «Mio fratello poco prima di morire si stava interessando attivamente alla strage della casermetta di Alcamo Marina, che nel 1976 costò la vita a due giovani carabinieri», ha raccontato il fratello di Peppino Impastato, Giovanni. Ora chiede che venga restituito l’archivio sottratto in quel sequestro informale. «Scompare un’altra verità. Subranni ha avuto responsabilità nella Trattativa e nella strage della casermetta di Alcamo del ’76».