Anche i lavoratori di Taranto dicono sì all’accordo con ArcelorMittal. Lo riferiscono fonti sindacali, secondo cui è stato registrato il 94% dei voti favorevoli al referendum. Ma l’affluenza è stata bassa: 6.866 su 10.820 aventi diritto hanno espresso il proprio voto. Le nulle 10. La percentuale dei votanti è stata del 63%, con una percentuale di astensione quindi del 37%. I favorevoli 6.452, 392 i contrari, 12 gli astenuti e 10 le schede nulle. Taranto così ha confermato il successo del referendum con cui viene approvato l’accordo sull’Ilva tra Arcelor Mittal e i sindacati metalmeccanici. Egualmente elevata la percentuale di consenso che era stata registrata nei giorni scorsi nelle altre fabbriche, anch’esse chiamate al referendum. A Genova, infatti, l’accordo ha ricevuto il 90,1% di voti favorevoli, mentre a Novi Ligure l’89,4%, l’87% a Racconigi e il 63% a Marghera. (agg. di Silvana Palazzo)



FIOM ‘MINACCIA’ LO SCIOPERO

Si sapranno domani i dati ufficiali in merito al referendum tenutosi in queste ore presso gli operai dei vari stabilimenti Ilva d’Italia. I primi “exit poll” mostrano una grande vittoria del “sì”, dei favorevoli all’accordo degli scorsi giorni fra il governo, i sindacati e Mittal, ma bisognerà comunque attendere i numeri reali prima di fare festa. Nel frattempo il segretario della Fiom di Genova, Bruno Manganaro, ha commentato il (presunto) risultato delle votazioni, dicendo: «Ora bisogna dare seguito a ciò che si è scritto nell’accordo nazionale su Genova, vale a dire che tutti i firmatari dell’Accordo di Programma devono essere convocati intorno ad un tavolo entro il 30 settembre». A quella datà scadrà la cassa integrazione e i lavori di pubblica utilità. «Il rischio – ha proseguito il sindacalista – è che il 1 ottobre i lavoratori dell’Ilva di Genova non abbiano l’ammortizzatore sociale e l’integrazione al reddito è una pericolosa realtà». Manganaro ha aggiunto che il il 23 settembre non arriverà la convocazione, dal 24 partirà quindi «la mobilitazione con la determinazione che ci contraddistingue. Il Governo deve sapere che sta scherzando con il fuoco». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



GIORNO DI REFERENDUM ALL’ILVA

È oggi il penultimo giorno per le assemblee all’Ilva di Taranto e in tutte le altre sedi: sul piatto il referendum per il Sì o il No dei lavoratori Ilva in merito all’accordo siglato la scorsa settimana al Mise tra sindacati, società e ovviamente ArcelorMittal per la definitiva cessione della storica azienda siderurgica di Taranto. Oggi giungono due risultati positivi per i pro-cessione, entrambi dalla Liguria: i lavoratori dello stabilimento di Cornigliano (Genova) del gruppo Ilva hanno approvato l’accordo con Arcelor Mittal con più del 90% dei si. In particolare, dei 1.474 aventi diritto, hanno votato in 1123: I voti favorevoli sono stati 1012 (90,1%), i contrari 99 (8,8%), le schede nulle 12. Sempre oggi, dallo stabilimento più innovativo dl gruppo a Novi Ligure giunge una notizia molto simile: dei 730 aventi diritto, hanno votato in 510. I voti favorevoli sono stati 456 (89,4%), i contrari 52 (10,2%), le schede nulle 2, rivelano alcune fonti sindacali all’Ansa. Su Twitter festeggia il Segretario generale dei metalmeccanici Fim Cisl, Marco Bentivogli (tra i protagonisti della firma al Mise dopo un lungo braccio di ferro col Ministro Di Maio): «#ILVA, a Novi Ligure (AL) accordo passa con 89,4% dei favorevoli. A Cornigliano, Genova accordo passa con 90,1% dei favorevoli».



LA DENUNCIA DEI SINDACATI: “VIOLAZIONI NEI VOTI”

Proseguono però anche le polemiche parallele di chi quell’accordo non avrebbe voluto firmarlo e che continua a ritenere l’unica via possibile la chiusura della società multinazionale per problemi ambientali: «E’ un referendum farsa si va tra i lavoratori ma l’accordo e’ già stato firmato al MiSe, tutto e’ già deciso», denuncia Massimo Battista, dipendente Ilva, ex sindacalista, ora consigliere comunale di Taranto che proprio ieri ha annunciato le sue dimissioni dal M5s, «hanno tradito, avevano promesso la chiusura delle fonti inquinanti». Il sindaco FLMUniti-Cub lancia invece un’accusa molto grave all’intera gestione del referendum Ilva, denunciando violazioni e pressioni verso i lavoratori: «In queste ore molti lavoratori ILVA denunciano che nel momento di esprimersi sull’accordo attraverso il referendum, vengono fatti votare a scheda aperta davanti ai delegati e chi esprime la volontà di votare no viene richiamato dal delegato e invitato a votare sì. Inoltre a molti non viene chiesto nessun cartellino o documento. Hanno paura del dissenso. I firmatari stanno violando la riservatezza del voto. Sapevamo che l’esito del referendum rischiava di essere distorto poiché i seggi sono presidiati solo dai favorevoli al sì, è questo è quello che sta avvenendo», scrive il comunicato ufficiale.