Ci sono in Italia 200 persone che ogni anno chiedono informazioni e aiuto per ottenere l’eutanasia. Sono 600 dal marzo 2015. Per essere indirizzati e aiutati ad andare a morire in Svizzera si rivolgono all’Associazione Coscioni, come fece Dj Fabo. E questo perché, nonostante la mobilitazione della gente, nel nostro Paese si continua a rimandare la legalizzazione dell’eutanasia, sebbene nel 2013 sia stata depositata una proposta di legge dopo la raccolta di 70mila firme. «In cinque anni il Parlamento non ne ha discusso neppure un minuto del diritto di scegliere come morire», ha dichiarato a Repubblica Marco Cappato, tesoriere della Coscioni. Dopo discussioni, dibattiti e polemiche sono state approvate nel dicembre dell’anno scorso le Dat, le “disposizioni anticipate di trattamento”. Prevedono la possibilità di lasciare scritto, per quando non si avrà modo di comunicare, le scelte di cura: a quali terapie rinunciare, come idratazione e nutrizione. L’eutanasia, lo ricordiamo, non è prevista nel biotestamento ed è quindi ancora oggi è illegale in Italia.
CAPPATO: “PARLAMENTO NON DISCUTE ANCORA DI EUTANASIA”
Domani si terrà una manifestazione a Roma, in piazza Montecitorio, affinché venga messa all’ordine del giorno della Camera la discussione del ddl. Una delegazione -composta da Marco Cappato, Mina Welby, Carlo Troilo, Filomena Gallo, Marco Perduca e Marco Gentili – incontrerà il presidente della Camera Roberto Fico per consegnarli le 130mila firme dei cittadini italiani a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare. La raccolta firme proseguirà fino a quando in Parlamento non si discuterà del ddl. Nel pomeriggio è convocato alla Camera invece l’intergruppo per le scelte di fine vita costituito da 34 parlamentari impegnati nella richiesta di discussione immediata della legge popolare. «In attesa dell’udienza della Corte costituzionale sul processo a mio carico, vogliamo che ora anche il Parlamento si faccia vivo e discuta la nostra legge di iniziativa popolare», ha dichiarato Marco Cappato a Repubblica.