La morte del 14enne Igor Maj, trovato senza vita nella sua stanza a Milano, ha acceso i riflettori sul “blackout”, la pratica che prevede di sperimentare l’assenza di ossigeno fino a svenire: così per gioco, per mettere alla prova i limiti del proprio corpo e sfidare la morte, alle volte finendo per perdere. Anna Maria Giannini, docente dell’università la Sapienza e consigliere dell’Ordine degli psicologi del Lazio, sentita da Vanity Fair ha spiegato i motivi che portano tanti ragazzi a mettere a repentaglio la propria esistenza in maniera così stupida:”Gli adolescenti per conformazione psicologica sono attratti, ed è tipico della loro età e della fase dello sviluppo, dal rischio. Li attrae ciò che provare “l’adrenalina” del pericolo. L’adolescenza è una dimensione che connota la costruzione dell’identità. Sperimentare i confini, i limiti è caratteristico degli adolescenti”. Ma su un dettaglio non secondario l’esperta richiama l’attenzione dei genitori, degli educatori e degli adolescenti che potrebbero essere tentati dal cimentarsi in questa pericolosissima attività:”Sono meccanismi, non chiamiamoli giochi, autolesionisti che sono frutto di un grave fraintendimento che gli adolescenti pongono in essere perché pensano di sfidarsi avendo il pieno controllo della situazione e così non è”. (agg. di Dario D’Angelo)
COS’E’ IL BLACKOUT GAME
Il “blackout game” è un gioco assurdo che si sta diffondendo anche in Italia. Lo dimostra il caso di Igor Maj, il ragazzo di 14 anni trovato impiccato nella sua camera a Milano il 6 settembre scorso. Lo chiamano comunque in diversi modi: da “passing out” a “fainting game”, passando per “space monkey”, “bum rushing” e “funky chiken”. C’è chi addirittura lo chiama “Breathing the Zoo”. Insomma, questo gioco ha tanti nomi ma spesso ha un unico epilogo, peraltro tragico. È un gioco dello svenimento, un gioco del soffocamento che spinge i ragazzi a privarsi dell’ossigeno per periodi sempre più prolungati. Una sfida mortale che si sta espandendo sul web: si pratica da soli o in compagnia, usando corde, sciarpe o le braccia di un amico strette attorno al collo. Non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di un gioco estremamente pericoloso e che spesso risulta fatale. Alcune persone muoiono soffocate mentre provano a perdere i sensi. I casi di cronaca stanno crescendo e riguardano soprattutto adolescenti: basta scrivere la parola “Blackout” sul web per rendersi conto che è una pratica purtroppo molto diffusa.
DOPO IL BLUE WHALE LA SFIDA MORTALE DI PROCURARSI UN’IPOSSIA
Il blackout game comunque non è un nuovo gioco, perché è in circolazione da più di un decennio. Anche quando non ha conseguenze mortali resta un gioco stupido, visto che ha come unico obiettivo lo svenimento a causa della mancanza di ossigeno al cervello. La morte non è mai intenzionale, ma una drammatica conseguenza. Il problema è che quando si sviene si rischia di cadere a terra, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Altre volte lo scopo è di riuscire a trovare il modo per “svenire a comando”, ad esempio quando si è a scuola per evitare un esame o saltare la lezione. Il CDC statunitense è intervenuto con un report sulle morti accidentali causate dal chocking game. Nel 2008 sono stati 82 i casi di adolescenti morti in seguito a questo assurdo gioco. Facile che il pensiero voli al “Blue Whale”, ma le differenze sono sostanziali. In questo caso c’è qualcuno che dirige il gioco, mentre nel “blackout game” si fa tutto senza annunci particolari. E se non c’è nessuno quando si sperimenta l’ipossia cerebrale le conseguenze possono essere drammatiche.