Rita Dalla Chiesa torna ad attaccare Michele Santoro. Nel corso dello speciale “m” dedicato a Moro, è stata citata l’iscrizione alla P2 del padre, il genere Carlo Alberto Dalla Chiesa. Una circostanza che è stata smentita più volte dalla famiglia. «Ci sono di mezzo gli avvocati», ha dichiarato la celebre conduttrice di Forum nell’intervista rilasciata a La Verità. Anche in questo caso usa toni forti contro il giornalista. «Santoro per me è inqualificabile, uno scorretto da cui non accetto né lezioni di giornalismo, né che nomini mio padre», ha aggiunto Rita Dalla Chiesa. Poi esprime tutta la sua amarezza per quanto accaduto in quella puntata: «Con tutto quello che lui ha rappresentato nella lotta al terrorismo, con una madre morta di infarto a 52 anni per la fatica, l’ansia e le preoccupazioni continue, tu parli del caso Moro e l’unico modo di evocare la figura del generale Dalla Chiesa è collegarla alla storia della sua iscrizione – mai avvenuta – alla P2 di Licio Gelli?».



RITA DALLA CHIESA: “MICHELE SANTORO INQUALIFICABILE”

Il primo ad attaccare Michele Santoro dopo la puntata dedicata a Moro fu Nando Dalla Chiesa. «È brillata ancora una volta la reiterata accusa a mio padre di essere stato iscritto alla P2. E di essere stato leale all’Antistato – scrisse sul suo blog -. Mentre i ragazzi a Palermo, in occasione del 23 maggio, facevano il suo nome con gratitudine come esempio dello Stato che non ha ceduto ai poteri mafiosi, il servizio pubblico, per voce di questo “esperto” invitato da Santoro, ha invece indicato mio padre come leale all’Antistato». Ma l’intervista di Rita Dalla Chiesa a La Verità è stata anche l’occasione per parlare di alcuni aspetti relativi alla morte di suo padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. «Fu assassinato da Cosa nostra, ma la sera dell’omicidio non brindarono solo nel carcere dell’Ucciardone, festeggiarono innanzitutto a Roma. Dove quello scempio fu deciso». Ripulsa invece provò quando vide ai funerali di suo padre la corona di fiori della Regione Sicilia. «La trovai sulla bara nella camera ardente in Prefettura, la scaraventai dalla finestra».

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