Il 12 settembre è stato ufficialmente rilasciato il film su Stefano Cucchi, “Sulla mia pelle”, in contemporanea nei cinema italiani e su Netflix. Al centro del lungometraggio di Alessandro Cremonini gli ultimi sette giorni di vita del giovane geometra 31enne arrestato il 15 ottobre 2009 dopo essere stato trovato in possesso di droga e morto una settimana dopo all’ospedale Pertini di Roma. Un decesso destinato a diventare uno dei più complessi e controversi casi giudiziari d’Italia trasformato in film ma senza perdere la sua credibilità iniziale. “Sulla mia pelle”, proprio nel giorno del suo rilascio, è stato travolto da un’ondata di commenti riassumibili essenzialmente in due aggettivi: devastante e sublime. Da una parte gli spettatori si sono ritrovati inermi, davanti alla verità “devastante”, appunto, ed alla crudezza dei fatti narrati, consapevoli del rischio al quale andavano incontro, quello di ritrovarsi con la violenta sensazione di un pugno allo stomaco per tutta la durata della pellicola. Dall’altra l’interpretazione, assolutamente “sublime” di Alessandro Borghi, nei panni di Stefano Cucchi, capace di immergersi in quel dolore al punto tale da sentirlo proprio. “È un film devastante. Perché non amplifica, perché evita la santificazione di Cucchi, perché asfissia senza ricatto. E perché, oltretutto, suggerisce che in realtà sia andata anche peggio di così. Spaventosa la prova di Borghi”, è solo uno dei tanti commenti che hanno invaso nelle ultime ore i social.



IL FILM SU CUCCHI ACCENDE TWITTER

Su Twitter in tanti utenti hanno affidato le loro prime impressioni dopo la visione del film su Stefano Cucchi e sui suoi ultimi giorni prima di morire. “Devastante” ma “necessario”: questa è la sintesi di #Sullamiapelle, diventato nelle ultime ore anche tendenza sul social dell’uccellino azzurro. Inevitabile lo choc provato da molti spettatori che non hanno potuto non ribadire la durezza non tanto nelle immagini quanto nella storia in sé del giovane morto all’ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2009 in seguito alle percosse ricevute nel carcere di Regina Coeli. C’è chi ha definito il film “straziante”, riuscendo però a comprendere fino in fondo il significato del suo stesso titolo: “Ti dilania e ti restituisce ogni cazzotto, ogni calcio e ogni singola violenza costata la vita a Cucchi. Appunto, sulla pelle di ciascuno di noi”, commenta un utente. E mentre Stefano Cucchi, ieri, nelle sale o nelle case degli italiani diventava chiunque di noi, in tanti hanno “usato” la pellicola per ricordare destini molto simili, come quelli di Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi e Riccardo Magherini, chi si stringe attorno alla sorella, Ilaria Cucchi. Lei, Ilaria, ai microfoni di RomaToday in occasione della proiezione del film nella Capitale ha commentato commossa: “Migliaia di persone nel mondo vedranno la storia di Stefano, questo film mi restituisce un po’ di lui”.

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