L’assassinio di don Pino Puglisi si è consumato materialmente il 15 settembre dl 1993, giorno del suo 56esimo compleanno. Ma si può dire che il giorno in cui il suo destino ha segnato una svolta risale al 29 settembre del 1990, giorno in cui don Pino divenne parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo: fu da quel momento che il prete diede inizio alla sua battaglia antimafia. La battaglia di don Pino fu una sfida educativa: l’obiettivo era non tanto redimere le persone che la mafia aveva già reclutato, piuttosto evitare che i bambini si lasciassero affascinare da quel mondo di violenza e di delinquenza. Puglisi fece di tutto per far comprendere ai ragazzini che per essere rispettati non bisogna essere un “don” mafioso. E la sua opera costante, intensa, intelligente e coraggiosa, riuscì a togliere tanti bambini dalla strada, fece in modo che diversi giovani scegliessero la legalità alla disonestà. Soprattutto per questo la mafia uccise don Pino Puglisi dopo ripetute minacce di cui il prete non fece parola a nessuno: perché quel prelato aveva la ricetta per sottrarre alla criminalità organizzata il suo domani. (agg. di Dario D’Angelo)



L’assassinio di don Pino Puglisi

Don Pino Puglisi sta tornando a casa quando viene raggiunto dai sicari della mafia. E’ il 15 settembre del ’93, il giorno del suo 56esimo compleanno. Raggiunge il portone attorno alle 22.45 di quella sera, addentrandosi nel Viale dei Picciotti e giungendo infine in Piazzale Anita Garibaldi, nella periferia est di Palermo, quartiere Brancaccio. Si trova a bordo della sua Fiat Uno bianca, scende dall’auto e viene avvicinato prima che possa entrare in casa. Qualcuno lo chiama, secondo le ricostruzioni. Il sacerdote si volta e non si accorge che qualcuno è spuntato alle sue spalle, prima che i proiettili raggiungano la sua nuca. I funerali si terranno due giorni dopo, mentre il 19 giugno di quattro anni più tardi, le autorità mettono agli arresti Salvatore Grigoli, già conosciuto per aver messo in atto 45 omicidi. Secondo gli inquirenti, il latitante è anche l’autore dell’omicidio di don Pino Puglisi. La loro visione verrà confermata dallo stesso Grigoli, diventato poi collaboratore di giustizia. Sarà il mafioso a raccontare come Giuseppe e Filippo Graviano siano i mandanti del delitto Puglisi. I due erano già agli arresti, grazie ad un blitz del ’94. Per l’omicidio di Puglisi, ricorda Famiglia Cristiana, Giuseppe Graviano verrà condannato all’ergastolo, mentre il fratello Filippo verrà giudicato colpevole dello stesso reato solo nel 2001, dopo essere stato assolto in primo grado. Verranno condannati anche Nino Mangano, Gaspare Spatuzza, Luigi Giancalone, Cosimo Lo Nigro visti come parte del commando presente al momento del delitto. 



La missione di don Pino Puglisi

La Chiesa rimarrà profondamente turbata dalla morte di don Pino Puglisi. Il sacerdote creerà un precedente anche in seguito all’esecuzione che gli strapperà la vita nel tentativo di fermare la sua lotta contro la mafia. Nel settembre del ’99, in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, il cardinale Salvatore De Giorgi avvia le pratiche per riconoscere il sacerdote come martire e inizia ad ascoltare diversi testimoni. Vengono raccolti documenti e testimonianze, articoli raccolti presso il centro ascolto giovani di via Bonello, a Palermo, dedicato a Puglisi. Verrà così confermato che il prete ha agito per tutta la sua vita seguendo il messaggio evangelico, sicuro che la sua vocazione non fosse da prendere alla leggera. Farà della sua stessa missione la parola del Signore, riuscendo a prendere in considerazione che le proprie decisioni potrebbero portarlo verso la morte. Don Puglisi infatti è consapevole, al suo arrivo a Brancaccio, quale sia la situazione del quartiere. Soprattutto per via della presenza della mafia, sotto il controllo dei fratelli Graviano. E sarà proprio per questo che deciderà di attivarsi armato di buone parole, per impedire che la mafia dilaghi e inghiotta tutti i giovani presenti nella sua parrocchia. Papa Benedetto XVI deciderà di beatificare don Puglisi nel giugno del 2012, specifiando che il suo martirio è avvenuto in odium fidei, ovvero per odio della sua fede. Sarà infatti il suo amore per la fede ed il messaggio del Vangelo a farlo finire dritto nelle mani della mafia. La memoria liturgica, specifica Famiglia Cristiana, è stata stabilita invece per il giorno 21 ottobre in ricordo del battesimo ricevuto dal sacerdote nel 1937. Viene ricordato però anche il 21 marzo di ogni anno, in occasione della rete di associazione contro le mafie nel corso della Giornata della Memoria e dell’Impegno.