A distanza di 20 anni dalla morte di Pietro Pacciani, l’uomo divenuto celebre con l’appellativo del “mostro di Firenze” per via dell’attribuzione degli omicidi avvenuti tra gli anni Settanta ed Ottanta con vittime coppiette, c’è ancora chi è pronta a giurare sulla sua innocenza. Si tratta di una donna, Annamaria, oggi 84enne ma che fino al 2004 è stata Suor Elisabetta. Una presenza molto importante per il presunto killer e considerata una sorta di sua “spalla”, la quale oggi torna a parlare di Pacciani uomo e del rapporto che aveva con lui in una intervista esclusiva rilasciata al quotidiano La Nazione. L’ex suora ha ripercorso gli ultimi anni di vita di Pacciani e le visite che era solita fargli in ospedale durante il suo ricovero. “Sapevo che era molto malato, ma non so se quel medicinale possa aver aggravato la sua situazione fino al decesso”, sostiene oggi. Negli ultimi tempi ha descritto un Pacciani particolarmente spaventato, “temeva sempre che venisse qualcuno in casa, perché glien’han fatte talmente tante… che aveva ragione di aver paura”, dice. Pietro Pacciani era divenuto un uomo preso di mira da tutti, motivo per il quale, a detta della signora Annamaria, non poteva più fidarsi di nessuno: “Al suo funerale c’erano quattro o cinque ragazzotti, e c’ero io. Basta. Non c’era nessuno, proprio nessuno”, racconta. La donna non solo non crederebbe al suo coinvolgimento nei fatti relativi al Mostro di Firenze, ma anche alla storia degli abusi. E sul fatto che nel 1951 Pacciani sparò un rivale in amore, lei commenta: “Lo istigò lei. Quando li trovò, gli disse ‘è stato lui, picchialo!’. E lui ha cercato di picchiarlo, ma venne preso per il collo e tirò fuori il coltello, ma non è che volesse ammazzarlo. Così mi ha detto”.



SUOR ELISABETTA CHOC: VERITÀ SUL MOSTRO DI FIRENZE

L’ex suora fece la conoscenza di Pietro Pacciani nel 1985, durante un suo periodo di volontariato e quello di detenzione dell’uomo. Da quel momento gli restò accanto per 15 anni. La donna si dice assolutamente certa dell’innocenza di Pacciani nell’ambito degli omicidi messi a segno dal Mostro di Firenze. Addirittura crede che non avesse nulla a che fare neppure con quell’ambiente: “Credo che mi avrebbe detto qualcosa, perché lui mi confidava tutto. Invece non mi ha mai parlato. Ma proprio mai. Quando venne fuori la faccenda delle messe nere, lui mi disse che era stato chiamato a riordinare quel giardino, in una villa verso San Casciano. Mi disse “c’era una signora molto gentile, la proprietaria””, spiega oggi l’84enne. A sua detta, dunque, non sarebbe stato Pacciani il killer, altrimenti in qualche modo glielo avrebbe confessato, ma spiega al tempo stesso di essere a conoscenza del vero nome dell’assassino: “Di una persona mi parlò un altro detenuto, che riteneva di sapere chi fosse il responsabile. Allora non gli ho nemmeno tanto creduto”, dice. Lo stesso le fornì ulteriori dettagli: “Mi disse che questa persona frequentava un bar in piazza Mercatale a Prato, che aveva tanti proiettili calibro 22 e che sparava in delle esercitazioni alle quali partecipava anche la persona che mi fece queste rivelazioni”. “Ma il nome non voglio farlo”, aggiunge.

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