Il dubbio sul fatto se sia stato un tir troppo pesante a provocare il tragico crollo del Ponte Morandi, quantomeno come colpo di grazia ad una situazione già compromessa, si sta facendo strada e dunque si moltiplicano i controlli. La Guardia di Finanza di Genova sta effettuando delle nuove perquisizioni negli uffici del Politecnico di Milano e del Cesi. Ovvero l’università (nel 2017) e la società (nel 2015) che si occuparono dello studio di monitoraggio del Ponte Morandi crollato. Secondo i testimoni già ascoltati “nessuno aveva mai segnalato rischi concreti sulle condizioni della struttura” e si vuole controllare dunque proprio la veridicità di queste affermazioni, per comprendere se chi aveva effettuato i monitoraggi possa aver occultato informazioni in grado di prevenire la tragedia. (agg. di Fabio Belli)
MONITO DI MATTARELLA
Tra tesi “particolari” e verità giudiziarie, come è noto, di margine ve n’è eccome: certo che dopo quanto emerso oggi sull’ipotesi del tir “troppo pesante” (come potete ricostruire qui sotto nei precedenti aggiornamenti, ndr) si aggiunge un tassello importante all’immensa quantità di dati che la procura di Genova sta raccogliendo da oltre un mese dopo il crollo del viadotto sopra il Polcevera. Da qui a dire che “sicuramente ora si è scoperto perché il ponte è venuto giù” come qualcuno ha scritto sui social oggi, purtroppo di tempo ne passa: resta infatti importante e gravissimo allo stesso tempo il passato di gestione del ponte simbolo di Genova, come ha ribadito anche quest’oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella inaugurando l’anno scolastico dall’Isola d’Elba, «Ho appena incontrato i compagni di scuola dei ragazzi morti nel crollo del ponte di Genova. I banchi vuoti dei loro amici sono il simbolo più doloroso di quella tragedia inaccettabile».
“COLPO DI GRAZIA”? IL TIR ERA OK..
Si tratta di una tesi appunto choc e che, per l’appunto, non deve far dimenticare ovviamente che le responsabilità per l’immane tragedia originatasi dal crollo del Ponte Morandi a Genova vanno ricercate altrove: ad ogni modo, l’indiscrezione giornalistica rilanciata nelle ultime ore e secondo cui potrebbe essere stato il tir miracolosamente scampato al disastro potrebbe essere stato, a causa del suo eccessivo peso, il cosiddetto “colpo di grazia” per una struttura che comunque sarebbe caduta. Ad ogni modo, il super-tir potrebbe essere stato una della cause scatenanti del crollo ma non vanno dimenticare le gravissime carenze strutturali dello stesso viadotto sul torrente Polcevera e lo stesso conducente del camion, intervistato a tal proposito, ha sì ricordato il peso eccessivo ma precisando che lui quel tratto di strada lo faceva almeno due volte al giorno e che il suo carico era regolare, tanto è vero che quel giorno era di 440 quintali a fronte invece dei 462 previsti per legge. L’uomo, che nei giorni scorsi ha raccontato alla stampa come ha fatto a salvarsi per miracolo, è oggi cosciente del fatto che al momento della tragedia il suo era certamente il mezzo più pesante in transito ma ha sottolineato pure che il pilone del ponte “si è frantumato dietro di me e quindi mi sembra strano che possa essere stato proprio il mio camion…”. (agg. di R. G. Flore)
MA LE RESPONSABILITA’ RESTANO
Le tesi della procura di Genova ancora non sono state rese tutte note, come ovvio che sia, ma dopo più di un mese dal crollo del ponte Morandi i cittadini si aspettano qualche novità in merito che quantomeno possa “sbloccare” lo stallo ancora presente sui monconi di quel viadotto. Di certo però l’ipotesi lanciata oggi sul crollo per “eccessivo peso” non può cambiare di una virgola il nodo delle responsabilità pregresse e delle presunte mancanze di manutenzione negli scorsi anni ben prima della tragedia. «Qualsiasi sollecitazione – scrive il quotidiano milanese ancora oggi – avrebbe potuto causare il crollo»; a questo punto gli inquirenti stanno cercando di capire se quel camion “super pesante” possa essere stata la classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso” o se invece gli effetti ultimi della caduta sono da ricercare in altri cedimenti ancora tutti da scoprire.
LA TESI CHOC SUL TIR “MIRACOLATO”
Non è ovviamente la spiegazione ufficiale né probabilmente la vera causa del crollo di un ponte che aveva diversi problemi da tempo, pare dalle prime indagini della procura di Genova: eppure, quel passaggio del “super camion” potrebbe davvero essere stata l’ultima goccia per far crollare definitivamente il pilone centrale del ponte Morandi. È ovviamente solo una tesi, choc, degli investigatori che starebbero cercando di capire se effettivamente quell’autoarticolato di Lorenzetto, pesante 440 quintali di acciaio (il limite di legge è 462, ndr) ad aver fatto sgretolare un ponte che in realtà avrebbe dovuto resistere ben oltre. Il mezzo era in regola e in passato tantissimi altri camion del genere avevano passato il Morandi: il perché ancora non è per nulla chiaro, ma la tesi investigativa prenderebbe spunto da quanto scoperto dal Secolo XIX nei giorni scorsi. «Un report delle Procura svelerebbe gravissime mancanze strutturali nel cavalcavia Morandi. Come, per esempio, un numero di cavi di sostegno inferiore a quello previsto dal progetto originario». Se poi le cose sono veramente andate così quel maledetto 14 agosto, ancora, non è dato saperlo..
“HO CHIUSO GLI OCCHI PENSANDO CHE FOSSE FINITA”
In una intervista rilasciata al Corriere.it, Giancarlo Lorenzetto, il camionista 55enne uscito miracolosamente indenne dal crollo del Ponte Morandi a Genova, ha ripercorso quegli attimi drammatici. Era diretto all’Ilva di Novi Ligure dopo aver caricato il tir all’Ilva di Genova. “Superato il pilone nove, ho saputo dopo che era il nove, davanti a me si è aperta la strada e mi sono sentito risucchiare all’indietro. Ho chiuso gli occhi pensando che fosse finita. Mi sono ritrovato giù, appeso alla cintura di sicurezza e per fortuna che l’avevo allacciata”, racconta. Sarebbero bastati davvero pochi metri, 5 forse 6 e il camionista sarebbe potuto rientrare tra le numerose vittime del drammatico crollo. Quando ha riaperto gli occhi ha spiegato di aver visto a destra i palazzi, a sinistra l’asfalto in discesa. Dopo l’iniziale confusione, si è slacciato la cintura ed è salito in piedi sulla portiera del mezzo: “Lì ho capito che era un disastro e che mi conveniva aspettare i soccorsi”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“MIO TIR FORSE È STATO IL COLPO DI GRAZIA”
La mattina del 14 agosto, alle 11.36, Giancarlo Lorenzetto alla era alla guida del suo tir mentre percorreva il ponte Morandi, ignaro del fatto che da lì a poco sarebbe crollato. Lui ne è uscito miracolosamente illeso ed oggi è in grado di testimoniare quanto vissuto in prima persona. Nonostante le conseguenze provocate dallo stress, oggi è in grado di affermare “Sono vivo e questo è un miracolo”. Al Corriere.it ha raccontato gli attimi di terrore vissuti poco più di un mese fa quando era ormai certo fosse arrivata la sua fine. Quelle urla sa di non poterle più dimenticare. Intanto, gli investigatori non escludono che proprio il suo tir – il cui carico era regolare – potrebbe aver dato al ponte Morandi il colpo di grazia: “Che sia stato proprio il mio io non lo posso sapere, saranno i tecnici a dirlo. Io avevo comunque una portata regolare e per questo mi hanno fatto entrare in autostrada. Dovevano assicurarsi loro che il ponte fosse a posto… paghiamo più di 100 mila euro l’anno di pedaggi. Ma poi l’Ilva non ti lascia mai uscire dagli stabilimenti se il carico non è nei limiti”, ha commentato. Su quel ponte passava almeno due volte al giorno. “Ha sempre ballato un po’ quel ponte ma io ho sempre pensato che fosse una cosa naturale. Qualcuno però mi ha detto che il giovedì precedente al crollo oscillava più del solito”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“VIVO GRAZIE ALLA MADONNA”
Il giorno dopo il tremendo crollo del ponte Morandi a Genova, quel camionista sopravvissuto dopo un volo nel vuoto per 45 metri aveva promesso in una intervista a Primo Canale che sarebbe andato a ringraziare la Madonna della Guardia. E così è avvenuto oggi, con lo stesso Giancarlo Lorenzetto che spiega ai colleghi genovesi il perchè di una promessa del genere fatta a poche ore dal volo choc, di fianco alle 43 vittime che invece non sono riuscite a salvarsi come lui. «Non capivo bene dove mi trovavo, ho aspettato i vigili del fuoco, ma sono uscito solo con qualche graffio e una contusione al collo», raccontava quel “miracolato” ancora incredulo per quanto successo. «Devo alla Madonna della Guardia l’essere salvo, qualche anno fa mi erano successe alcune cose ed ero salito al santuario. Mi ero portato una statua a casa e ieri mattina mi deve aver ascoltato», aveva spiegato a chi gli chiedeva il perché di quella “tranquillità” assurda dopo quanto successo solo qualche ora prima.
LA PROMESSA “MANTENUTA”: “SALITO ALLA GUARDIA”
Ebbene, non era “ingenua serenità” ma la convinzione che il mistero donatogli dal Cielo non fosse un qualcosa da “snobbare” ma da prendere invece molto sul serio. «Devo la mia vita alla Madonna della Guardia, quando starò meglio salirò sul monte Figogna» aveva poi ripetuto ancora qualche giorno dopo quel tremendo 14 agosto, fino alla promessa mantenuta oggi. Come scrive Primo Canale, «Lorenzetto ha portato una foto del luogo della tragedia dove si vede il suo camion rosso caduto nell’alveo del Polcevera e dietro ha scritto a penna: “14 agosto 2018 ore 11.37 devo ringraziare la Madonna della Guardia per grazia ricevuta perchè pur precipitando uscii indenne”». Un vuoto e una presenza, un mistero e una certezza: non sappiamo perchè Giancarlo sì e gli altri no, ma di certo quel camionista oggi vive per testimoniare qualcosa di più grande di lui che evidentemente gli “chiede” di rimanere su questa Terra per “annunciare” proprio quel mistero..