«Come da decreto è previsto che il commissario sia nominato con decreto del presidente del Consiglio entro 10 giorni dall’entrata in vigore del decreto per Genova. Alto, bello, biondo, occhi blu? Vediamo, aspettiamo ancora»: ci scherza su il premier Conte, per provare a stemperare la tensione delle varie domande giunte durante un evento Oms questa mattina. Il concetto chiave è che il nome ancora manca, ma potrebbe non arrivare tra molto: «Non abbiamo ancora l’identikit preciso ma sarà sicuramente colui che ci garantirà di realizzare il ponte quanto prima: ci interessa il risultato» ha spiegato il Presidente del Consiglio che ha sottolineato ancora una volta l’importanza di non perdere tempo su Genova. «Voglio inaugurarlo io stesso il ponte Morandi quanto prima. Non c’è ancora il cronoprogramma esatto ma vorremo stupirvi». Oggi ci sarà un altro vertice a Roma per discutere con i vertici della sua maggioranza del nome giusto da nominare per il Commissario alla Ricostruzione, dopo le discussioni (e braccio di ferro) con il Governatore Toti e il sindaco Bucci. 



NUOVA PROPOSTA SUL BLOG GRILLO: “RIQUALIFICARE SENZA DEMOLIRE”

Attendono tutti la demolizione del ponte Morandi, con il progetto di Renzo Piano che è pronto a decollare nel momento in cui il Governo e la Procura daranno il via libera alla totale distruzione dei monconi rimasti per poter liberare l’area e partire con il nuovo cantiere del Morandi. Ma nelle ultime ore è sorta una possibile nuova proposta, apparsa sul blog di Beppe Grillo, che parla di «riqualificazione» del ponte e non più di demolizione: «Al centro della nuova proposta non c’è soltanto il ‘passaggio autostradale’, ma una ‘macchina dell’abitare’ che produce energia»; secondo l’architetto Stefano Giavazzi, il progetto prevede un modulo reticolare prefabbricato in acciaio che ingabbi la struttura esistente in modo da impedire la demolizione e effettuare nuove scelte. «Proporre concretamente un semplice, e non banale, sistema di riqualificazione dell’area, di messa in sicurezza immediata senza demolire, con estrema flessibilità strutturale e dispositiva, oggi e nel futuro, mediante una ‘macchina dell’abitare’ che produce energia». In attesa di capire se il Governo prenderà in considerazione tale opzione, si attende ancora la decisione del Premier Conte sul Commissario alla Ricostruzione: braccio di ferro continuo tra Toti-Bucci e l’esecutivo centrale, nel giorno in cui Genova si sveglia nel maxi ingorgo per il primo giorno di scuola degli studenti genovesi. 



VIGILI FUOCO INSTALLANO SENSORI SUI MONCONI

Questo primo pomeriggio i Vigili del Fuoco di Genova hanno cominciato finalmente le operazioni di installazione dei sensori che dovranno, d’ora in poi, monitorare la stabilità dei monconi rimasti in piedi del Ponte Morandi. Come disposto dalla Procura di Genova e dal Commissario Toti, i dispositivi saranno più di 200 e dovranno rilevare ogni singolo eventuale spostamento di quel che è rimasto del viadotto sul Polcevera. Questo dovrebbe servire, nel breve periodo prima della distruzione e demolizione totale, a permettere agli sfollati di poter rientrare nelle proprie case sotto il ponte e recuperare tutto quello che è possibile trasferire nelle nuove case a disposizione dopo la tragedia sui quartieri genovesi. Assieme ai sensori, i pompieri hanno piazzato anche la bandiera di Genova sopra i monconi, a simbolo di una speranza che la città vuole riprendere per affrontare i prossimi mesi. Intanto, dopo la polemica degli ultimi giorni sui post social di Toninelli, il Ministro dei Trasporti chiede scusa per le gaffe, anche se precisa «ammetto errori e leggerezze, ma niente rispetto alle ruberie e ai sistemi di potere che loro hanno messo in piedi in questi decenni». 



PERIZIA CHOC SUGLI STRALLI

Mentre sul fronte politico le polemiche sul Decreto Genova non si esauriscono, emergono nuovi dettagli inquietanti dalle perizie svolte in Procura sulle condizioni del ponte Morandi prima e dopo il crollo. Stando a quanto riportato dal Secolo XIX su fonti investigative, ci sarebbero meno cavi di quelli previsti dal progetto originario: «Un’assenza talmente diffusa di guaine protettive di quegli stessi cavi, in determinati punti, tale da far presumere un deterioramento completo, un utilizzo di materiali di montaggio quantomeno carente o addirittura una fase realizzativa dell’opera in cui si è passati sopra a componenti che, sulla carta, erano ritenuti fondamentali», spiegano i colleghi da Genova, sottolineando come in un nuovo report consegnato ai consulenti della Procura vi sono elementi tali da poter profondamente modificare la situazione investigativa nei prossimi mesi. Pare che potrebbero esserci difetti originari nell’infrastruttura e una “differenza” fra ciò che era stato progettato e come il ponte è stato poi effettivamente costruito. «Queste discrepanze riguarderebbero proprio gli stralli, i tiranti diagonali, anima in acciaio e rivestimento in cemento, il cui cedimento sarebbe stata la causa della strage che lo scorso 14 agosto ha provocato 43 vittime», conclude il Secolo XIX. 

SALVINI-DI MAIO VS CONTE: “SU DECRETO HA DECISO DA SOLO”

La “maretta” nel Governo si agita ancora: anzi, non ha quasi mai smesso da quel ormai famoso CdM di giovedì scorso dove è stato approvato, con diverse resistenze, i Decreto Genova per iniziare a metter mano alla durissima situazione della città ligure dopo il crollo del Ponte Morandi, ad un mese dalla tragedia (qui tutte le ultime novità in merito, ndr). Ilario Lombardo sulla Stampa e il Secolo XIX ha riportato un retroscena che vedrebbe sia Salvini che Di Maio infuriati contro il Premier Conte che è intervenuto proprio venerdì in piazza De Ferrari per annunciare i contenuti del Salva Genova appena depositato in CdM. «Mica possiamo leggerlo adesso», avrebbero sbottato Tria e Moavero Milanesi dopo la presentazione del Decreto di Toninelli in Consiglio dei Ministri, ma è solo l’inizio di un’infuriata che vede il premier attaccato dai suoi stessi vice per aver «deciso tutto da solo», riporta il retroscena. « Salvini e Di Maio si sono imbufaliti per la mancata condivisione del testo su Genova. Ha irritato il comportamento di Conte, sospettato di voler confezionare in fretta il decreto per non arrivare a Genova a mani vuote e avere l’occasione, come ha poi fatto, di sventolare il testo davanti alla cittadinanza riunita a un mese dalla tragedia del ponte Morandi», scrive ancora Lombardo.

PONTE GENOVA, UN SOPRAVVISSUTO: “LO STATO CI AIUTI”

Se da un lato tutti i ministri anche ieri hanno confermato la loro fiducia “totale” in Giuseppe Conte, la mossa fatta su Genova non è piaciuta e potrebbe aver ricevuto un “ammonimento” per aver agito da solo senza confronti. Una situazione assai strana dettata però dalla stranezza e anomalia del Governo gialloverde: il tutto però mentre una città, una regione e una nazione chiedono di ricominciare subito e con decisione dopo la tragedia immane del Ponte Morandi. Ad un mese dal crollo di cose da fare ancora ve ne sono molte (anzi, “tutte” secondo il Commissario all’emergenza Toti) a partire dall’individuare il nome giusto per un Commissario alla Ricostruzione che possa avere pieni poteri (o quasi) nel rifondare il viadotto sul Polcevera. Intervistato da La Repubblica ha parlato nelle scorse ore Eugeniu Babin, 34enne moldavo tra gli scampati e sopravvissuti alla tragedia di Genova visto che stava attraversando il ponte in auto con la compagna: «Ho pregato con i genovesi – ha detto –  durante il minuto di silenzio per le vittime del crollo. Sono sopravvissuto, ora apprezzo ogni attimo della vita ma c’è tanta rabbia per morti che si potevano evitare. Lo Stato ci aiuti fino alla fine del processo: finora nessuna parola».