Jessica Valentina Faoro è stata uccisa con 85 coltellate. È quanto emerso dalle indagini sull’omicidio della 19enne, avvenuto il 7 febbraio. La Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta nei confronti di Alessandro Garlaschi, il tranviere di 39 anni accusato di aver ucciso la ragazza nel suo appartamento di via Brioschi, a Milano. All’uomo è stato contestato l’omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, e il vilipendio di cadavere – come riportato dall’Ansa – per aver bruciato una parte del tronco del cadavere di Jessica Faoro. L’uomo è anche accusato di sostituzione di persona perché ha presentato la moglie come sua sorella. Secondo gli atti la ragazza è stata assassinata con 85 coltellate. Una settimana prima di essere uccisa, Jessica Faoro aveva chiamato i carabinieri perché Garlaschi l’aveva molestata nel sonno. Gli agenti, una volta arrivati, l’avevano trovata per strada. I carabinieri erano saliti con lei senza trovare niente che li allarmasse e lei aveva rifiutato di denunciare Garlaschi.



JESSICA FAORO UCCISA CON 85 COLTELLATE

Dell’omicidio di Jessica Valentina Faoro si è occupato nei mesi scorsi il programma Quarto Grado, che ha pubblicato una lettera scritta dal tranviere Alessandro Garlaschi in cui chiedeva un colloquio in carcere con il legale, una perizia psichiatrica per sé, nonché un incontro con sua moglie e con la madre della vittima. «Con Jessica ho passato 12 giorni stupendi. Ho solo cercato di aiutarla a cambiare vita. E ci ero quasi riuscito», ha scritto il tranviere nella lettera. Inoltre, in quelle righe espresse anche la sua rabbia per non aver potuto partecipare ai funerali, al contrario dell’ex ragazzo di Jessica. «Non l’ho trovato corretto. Lui è un santo? Provate a vedere la quantità di reati che ha alle spalle». Nella lettera si soffermò anche sul momento dell’omicidio: «Vorrei capire anche io cosa sia successo quel giorno, perché non ricordo. Ho in mente però molto bene la fase finale, cioè gli ultimi secondi. Jessica moriva, davanti a me, fissandomi negli occhi e proferendo: “Scusami Alessandro”. E subito dopo: “Non respiro”. Dopo tre secondi è morta. Non ho potuto fare più nulla».

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