Della morte del fratello maggiore Andrea Barone, la sorella undicenne lo ha appreso solo dai social. Ancor prima che i genitori trovassero la forza e le parole per raccontarle quel che era appena accaduto, la ragazzina, Sara, ha visto dal suo smartphone i cuori condivisi accanto al nome del fratello, insieme alla classica dicitura “Rip”. “Con i cellulari i nostri figli vivono tutto velocemente in tempo reale”, dice oggi Alessandro, padre della giovane vittima precipitata dal tetto del centro commerciale Sarca di Milano. Corriere.it ripercorre quel tragico sabato sera, quando Andrea e gli amici si diedero appuntamento davanti al centro commerciale per mangiare dei panini e vedere un film. Quel film però, nessuno del gruppo lo ha mai visto perché Andrea e gli amici decisero di salire in cima all’edificio. Oggi il padre Alessandro smentisce che il figlio fosse salito per uno scatto da postare sui social: “i selfie non c’entrano, non sono saliti per dei selfie. Al Carroponte, l’area eventi posizionata proprio di fronte al centro commerciale, c’era una festa con musica e volevano scattare delle foto”, dice. Dal tetto la vista sarebbe stata buona e pur consapevole della bravata, il padre insiste “nessuno glielo ha impedito”. A sua detta, dunque, non se la sarebbero andata a cercare. “Non è giusto per Andrea, un ragazzo semplice, un bravo ragazzo”, aggiunge l’uomo straziato dal dolore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SU INSTAGRAM LE BRAVATE CON GLI AMICI, IL PADRE NEGA

“La morte non ci fa paura, la guardiamo in faccia”: così il 15enne Andrea Barone scriveva su Instagram per commentare uno degli scatti che lo immortalava insieme al gruppo di amici, probabilmente lo stesso coinvolto nell’ultima “impresa” mortale sul tetto del centro commerciale Sarca di Milano. Il brivido di un selfie scattato ad altezze vertiginose lo ha fatto precipitare giù per decine di metri senza lasciargli scampo. Il padre, Alessandro, oggi è straziato dal dolore ma anche dalla rabbia per quella mancanza di protezioni denunciata sul tetto del centro. Eppure, come riporta Il Messaggero, Andrea non era del tutto estraneo a bravate di questo tipo. Lo confermerebbero gli scatti social ma anche alcuni amici. Un’amica in particolare, lo ha ricordato come un “bravo ragazzo” ma dedito a compiere bravate simili. “A volte faceva cose senza logica. Sui tetti era salito più volte”, sostiene. Sempre su Instagram ci sono varie foto che lo ritraggono sui tetti, mentre alza le braccia al cielo o penzoloni sul cornicione. Il brivido della sfida, del vuoto, o forse di quella libertà fin troppo ostentata, alla fine gli è costata la vita ad appena 15 anni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IL PADRE “NESSUNA PROTEZIONE SUL TETTO”

Il padre di Andrea Barone, il giovane 15enne precipitato dal tetto del centro commerciale Sarca nella tarda serata dello scorso sabato, è intervenuto in una intervista al quotidiano La Stampa per fare maggiore chiarezza su quanto accaduto. “Mio figlio non ha scavalcato muri o cancellate, nessuno della sicurezza gli ha impedito di salire sul tetto e non c’erano grate a coprire il condotto in cui è caduto”, ha dichiarato l’uomo, smentendo così le voci iniziali secondo le quali il ragazzo sarebbe precipitato in un condotto d’aerazione per quasi 40 metri dopo essere salito in cima all’edificio, insieme al alcuni amici, per il solo brivido di scattare un selfie che avrebbe poi postato sui social. Il padre, oggi, ripercorre la drammatica morte di Andrea ma punta il dito contro la mancanza di sicurezza: “E’ caduto per decine di metri, senza nemmeno che ci fossero grate intermedie”, dice. Lo stesso racconta di essersi recato sul posto divenuto il teatro della drammatica morte del figlio, constatando di persona come il 15enne non avrebbe affatto forzato alcuna porta per salire su quel tetto. “Ha preso l’ascensore o la scala mobile fino all’ultimo piano dove c’è un parcheggio. E’ passato attraverso una porta aperta, ha salito tre gradini di metallo e poi altri tre fino al terrazzo”, spiega il padre, ribadendo come in questo percorso nessuno della sicurezza glielo avrebbe impedito. “Se ci fossero state le grate intermedie di protezione, mio figlio non si sarebbe sfracellato”, sostiene oggi.



RAGAZZO MORTO PER UN SELFIE: LO SFOGO DEL PADRE

E’ poi il tempo del ricordo e per il padre del giovane 15enne Andrea, Alessandro Barone, diventa difficile oggi trattenere le lacrime. “Aveva tanta voglia di vivere. Giocava come centrocampista nel Bresso, era il capitano della squadra. Andava a scuola alla Montale, istituto tecnico, faceva il secondo anno. Aveva tanti amici, la fidanzatina… Gli piaceva giocare a pallone, era un ragazzino come tanti”, dice. E su quella foto pubblicata dal figlio sui social in cui lo si vede in cima ad un altro edificio mentre guarda il panorama da una altezza vertiginosa, l’uomo smentisce le ultime voci: “Non è vero che mio figlio facesse quei giochi lì”. A suo dire quella sarebbe una foto vecchia di alcuni anni scattata insieme ad un amico sul terrazzo del centro commerciale U2 di Cusano Milanino, dove viveva il ragazzo. “Se uno andasse dall’altra parte vedrebbe che un paio di metri sotto c’è un grande balcone”, sostiene.