Niccolò Patriarchi, l’uomo di 34 anni che a Scarperia ha ucciso a coltellate il figlio di un anno e ha cercato di fare lo stesso con la compagna, è accusato anche del tentato omicidio della figlia di 7 anni. L’accusa gli è stata contestata in un secondo tempo dalla procura: in base a quanto ricostruito, anche grazie alla testimonianza della madre, il 34enne avrebbe afferrato la bambina e avrebbe cercato di buttarla giù dal balcone, ma sarebbe stato fermato dall’intervento della donna. Poi avrebbe afferrato un coltello da cucina sfogando la sua furia sul bambino e la compagna. Come riportato da La Nazione, tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c’è quella secondo cui l’uomo abbia aggredito i figli per punire la moglie. Secondo la perizia psichiatrica disposta nell’ambito di un’inchiesta precedente, Patriarchi sarebbe affetto da disturbo bipolare. Nella relazione è scritto che la sua capacità di intendere e di volere era «grandemente scemata». Intanto per l’uomo è stata chiesta dal pm decadenza della patria potestà. (agg. di Silvana Palazzo)



TRAGEDIA EVITABILE? CONOSCENTI: “COLPA DELLE ISTITUZIONI”

Nuovi aggiornamenti sulla tragedia del Mugello, con Niccolò Patriarchi che lo scorso venerdì ha ucciso a coltellate il figlio di un anno. Come sottolineato da Storie Italiane, ieri l’uomo ha parlato e ha detto che si ricorda di essere sul divano insieme alla famiglia, quando a un certo punto è arrivato un messaggio sul telefonino della mogli. Da lì, il vuoto: lo stato confusionale dell’uomo non ha permesso di ricordare quanto successo dopo. Secondo l’inviato del programma condotto da Eleonora Daniele, era noto da tempo che Patriarchi aveva problemi mentali da tempo, tanto che nel 2015 una relazione dei carabinieri era stata portata al Tribunale dei minori segnalando la delicata situazione. Nel 2018 pare sia stato ricoverato, un TSO per delle aggressioni. Ai microfoni di Storie Italiane, alcuni conoscenti hanno commentato: “Per me erano brave persone, non lo so quello che è successo. Non stava bene? Lo vedevo cinque minuti di passaggio e basta”. Un’altra donna ha poi sottolineato: “Aveva psicofarmaci, non so se seguiva terapia o una psicologa, ne aveva bisogno”. Un conoscente ha poi evidenziato che “al bar lo sapevamo un po’ tutti che con la testa non c’era”, mentre un’altra persona ha denunciato: “è colpa delle istituzioni”, sottolineando che erano a conoscenza della situazione e non sono intervenuti fino alla tragedia. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



“NON RICORDO NULLA”

«Non ricordo nulla». Così avrebbe risposto al gip il 34enne che ha ucciso a coltellate il figlio di un anno e ferito la convivente Annalisa Landi. Niccolò Patriarchi questa mattina nel corso dell’interrogatorio avvenuto nel carcere di Sollicciano avrebbe dichiarato di non ricordare nulla della sera del 14 settembre scorso. Vuoto dal momento del suo ritorno a casa, nel comune di Scarperia (Firenze), dopo il lavoro fino all’arrivo dei carabinieri. Il gip Angela Fantechi ha convalidato l’arresto e disposto la misura della custodia cautelare in carcere del 34enne, accusato di omicidio e lesioni personali aggravate. Secondo quanto riportato dall’Ansa, il pm Fabio Di Vizio – titolare dell’inchiesta – dovrebbe conferire mercoledì prossimo l’incarico per l’esecuzione dell’autopsia sul corpo del bambino. Una violenza inaudita quella di Niccolò Patriarchi, esplosa al termine di una lite a cena. L’uomo non è riuscito a colpire l’altra figlia, 7 anni, solo perché la compagna si è rifugiata nel terrazzo di casa proteggendola con il corpo.



NICCOLÒ PATRIARCHI, ANNI DI BOTTE MA NESSUN ALLONTANAMENTO

Una tragedia annunciata? Molti a Scarperia sapevano delle frequenti liti tra Niccolò Patriarchi e la compagna Annalisa Landi. Lo sapevano anche in Procura, visto che la donna aveva presentato diverse denunce per le continue violenze subite, a cui per anni ha assistito prima la bambina di 7 anni e poi il bambino di un anno ucciso. Lo riferisce una fonte inquirente al Tirreno: «Sono partite regolarmente dai carabinieri segnalazioni alla procura ordinaria e a quella minorile». Ma il 34enne vittima di una malattia psichiatrica che gli scatenava improvvisi scatti d’ira non è mai stato allontanato. I vicini parlano di «anni di violenze in cui abbiamo sentito le grida, i colpi di lui su di lei, l’abbiamo visto in strada gridare come un pazzo, gettare la sua auto in un fosso, visto l’auto dei carabinieri e l’ambulanza arrivare sotto casa decine di volte». La prima segnalazione risale al novembre 2015. La Procura dei minori viene allertata insieme ai servizio sociali. Lui si curava e poi sospendeva le terapie. Massimiliano Annetta, uno dei legali della donna e dei genitori di lei, ha dichiarato che proprio pochi mesi fa aveva avviato un provvedimento di allontanamento, ma senza mai renderlo esecutivo.