Il padre di Andrea Barone è intervenuto a La Vita in Diretta per rilanciare le accuse al centro commerciale Sarca di Sesto San Giovanni, che non avrebbe rispettato le misure di sicurezza. Non c’erano ostacoli di sorta a interrompere l’avvicinamento degli adolescenti, che in tutta facilità si sono ritrovati sul tetto-terrazzo, né la buca dove è caduto il 15enne era coperta. «La sicurezza si mettesse la mano sulla coscienza. Doveva esserci qualcosa che non permettesse la caduta libera», ha dichiarato il padre ai microfoni di Raiuno. L’uomo ha poi aggiunto: «Tanta gente ha rischiato lì la vita: era un ritrovo a cielo aperto». Inoltre, ha voluto smentire le voci secondo cui Andrea era un ragazzo che voleva farsi un selfie estremo: «Era un ragazzo normalissimo, forse troppo normale. Ha scattato tre foto, poi quando ha cambiato strada è caduto nella botola. Era un figlio che avrebbero voluto tutti. Non voleva fare una bravata o foto estreme. Non voleva rischiare la vita per mettersi in mostra». La famiglia sostiene che il figlio e i suoi cinque amici coetanei fossero là in alto per scattare delle fotografie alla vicina area eventi del Carroponte, che ospitava una serata di musica. Intanto le indagini proseguono. (agg. di Silvana Palazzo)
MILANO, 15ENNE MORTO PER SELFIE DA TETTO DI UN CENTRO COMMERCIALE
Milano, 15enne morto per selfie da tetto di un centro commerciale: una tragedia che continua a fare discutere e che fa riflettere sulla possibile influenza dei social network sui giovani di oggi. La vicenda la conosciamo purtroppo tutti: usciti dal Multisala del centro commerciale, alcuni ragazzi decidono di andare sul punto più alto dell’imponente struttura; così prendono le scale antincendio, scavalcano due cancelli e riescono ad arrivare in cima per farsi una foto e per vedere un concerto in programma al di là del centro commerciale. Ad un certo punto devono scendere e si separano: il quindicenne non vede la bocca senza grata di un condotto di areazione, scavalca il parapetto e cade per venticinque-trenta metri. Non c’era infatti, nessuna protezione intermedia: una volta arrivati giù, i ragazzi si rendono conto che l’amico non c’è. Nel frattempo i vigilantes raggiungono i ragazzi e insieme cercano l’amico. Ritrovato due piani sotto terra, a testimonianza del terribile volo fatto, i vigili del fuoco ci mettono tantissimo ad estrarlo ma le condizioni erano disperate: all’ospedale Niguarda i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
LA VERITA’ E L’INFLUENZA DEI SOCIAL
Alessandro Barone, padre del quindicenne Andrea, ha manifestato la sua rabbia per il dramma che ha colpito la famiglia e ha affermato senza mezzi termini: “Voglio verità e giustizia per mio figlio. Non era un amante dello sport estremo, a 15 anni era già un uomo”. Si è parlato molto dell’influenza dei social network in questa vicenda, anche se il genitore non crede a questa versione, sottolineando che “anche le foto del suo profilo girate in rete sono una stupidaggine”, e sarà necessario capirne di più attraverso le indagini delle forze dell’ordine. Sul tema è intervenuto anche il Codacons, che ha commentato: “I social network hanno precise responsabilità, perché è loro compito eliminare prontamente pagine e foto che possono rappresentare un pericolo per gli altri utenti. Per questo chiediamo alla Procura di disporre indagini sulle piattaforme web che consentono la pubblicazione di selfie o video realizzati in situazioni di elevato rischio, e oscurare qualsiasi contenuto che esalta gesti pericolosi per l`incolumità dei più giovani”, le parole di Rienzi riportate da Il Giorno.