Secondo quanto raccolto da Il Nuovo Torrazzo – settimanale della Diocesi di Crema di cui Padre Maccalli è originario – il prete italiano rapito in Niger è ancora vivo. «Abbiamo appena ricevuto notizia da padre Andrea Mandonico, della Società delle missioni africane, che padre Gigi Maccalli è vivo. Ieri sera gli ha telefonato il vescovo di Niamey per riferire che la polizia nigerina ha assicurato appunto che padre Gigi è vivo e sperano di iniziare le trattative appena i rapitori si faranno vivi», ha raccontato il settimanale, poi ripreso dall’AgenSir. Mentre la comunità cremasca ha organizzato per questa sera alle 21 una veglia di preghiera nella chiesa parrocchiale di Madignano, emergono alcuni dettagli sui rapitori che ancora non si sono fatti vivi ma che nelle prossime ore potrebbero contattare il vescovo per le prime trattative. «Si tenga conto che i rapitori sono di etnia Peuls», spiegava questa mattina a Fides padre Mauro Armanino, confratello di Don Pigi. Popolazione nomade che vive di pastorizia distribuita sull’intera fascia saheliana che va dal Mali fino all’Etiopia, negli ultimi anni si sono radicalizzati per la gran parte arrivando a compiere episodi e operazioni del genere anche con altri occidentali; «non mi sembra che la militarizzazione che sta avvenendo in Mali come in Niger sia la risposta adatta a risolvere questi problemi», conclude Padre Armanino.
TAJANI: “CONTATTATO PRESIDENTE DEL NIGER”
Mentre ancora non si hanno notizie ufficiali sulla sorte di Don Pigi Maccalli, si smuove anche la politica internazionale: in serata, il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha annunciato di aver mobilitato per il sequestro del prete italiano direttamente il capo di Stato del Niger. «Ho appena parlato con il Presidente del Niger Mahamadou Issoufou. Mi ha assicurato che sta seguendo personalmente la vicenda. La polizia nigerina sta raccogliendo tutte le informazioni utili. Mi terrà aggiornato sui prossimi sviluppi», scrive sui social il n.2 di Forza Italia. Dopo il rapimento “lampo” non vi sono stati per il momento né richieste di riscatto né tantomeno rivendicazioni “islamiste”: non è purtroppo per nulla chiaro quale sia stata poi la “catena” che ha portato i rapitori a sorprendere Padre Pierluigi nella parrocchia di Bomoanga la serata tra il 16 e il 17 settembre.
I DETTAGLI DEL SEQUESTRO ‘LAMPO’
Secondo il racconto di Padre Luigino Frattin, responsabile provincia della Società Missione Africane, il sequestro che ha rapito il povero sacerdote italiano è stato davvero “lampo”. «Padre Pierluigi Maccalli è stato rapito a Gourmancè, in Niger, durante la notte da un gruppo di persone che ha fatto irruzione nella sua abitazione ed è stato portato via su una moto, hanno preso anche il suo computer, il cellulare e il computer delle suore», spiega il confratello ai colleghi dell’Avvenire. È poi lo stesso Frattin che spiega come il missionario italiano di origini cremasche si trovava al confine con il Burkina Faso dove vivono ben «poche persone e tra un insediamento e l’altro ci sono decine di chilometri». Tra l’altro, il responsabile Sma ha aggiunto come «Con lui c’era solo un confratello indiano che ha fatto in tempo a nascondersi».
UNITÀ DI CRISI IN CONTATTO CON LA FAMIGLIA
L’Unità crisi ha preso in mano la situazione legata a Padre Pierluigi Maccalli prete italiano rapito in Niger e noto per la lotta contro le mutilazioni femminili. Una nota diffusa dal Ministero degli Affari Esteri chiarisce come questa sia in costante contatto con la famiglia del sacerdote per informarla in merito alle evoluzioni riguardanti l’uomo. Si specifica poi che: “L’Ambasciata d’Italia a Niamey ha formalmente chiesto alle Autorità locali di dare assoluta priorità alla rapida soluzione della vicenda e in ogni caso di evitare iniziative che possano mettere a rischio quella che è l’incolumità di Padre Pierluigi Maccalli”. Ovviamente c’è grande preoccupazione attorno alla figura dell’uomo che in Niger pare sia stato rapito proprio dagli jihadisti. La speranza è quella di poterlo riabbracciare il più presto possibile per permettergli di continuare regolarmente quella che è la sua delicatissima missione. (agg. di Matteo Fantozzi)
MOAVERO “CONTATTO CON UNITÀ CRISI”
“Assoluta priorità alla rapida soluzione del caso di padre Pierluigi Maccalli”: questa la richiesta dell’ambasciata italiana a Niamey alle autorità del Niger. Vi stiamo aggiornando sulla situazione legata al missionario nostrano, rapito da un gruppo armato di presunti jihadisti. L’obiettivo è quello di “evitare iniziative che possano mettere a rischio l’incolumità” di padre Maccalli, con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanese che ha reso noto di essere “in costante rapporto con l’Unità di crisi della Farnesi”, riportano i colleghi di Tg Com 24. Originario della diocesi di Crema, Pierluigi Maccalli si trovava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey in Niger. Negli ultimi tempi aveva organizzato momenti di sensibilizzazione in relazione alla pratica della circoncisione delle ragazze e, sottolinea Avvenire, questo suo lavoro potrebbe essere considerato uno dei moventi per il rapimento. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ANCORA DA COMPRENDERE LE RAGIONI
Non sono ancora note le motivazioni del rapimento di padre Gigi Maccalli, missionario della Società missioni africane (SMA), nel corso della sua missione di Bomoanga in Niger da presunti jihadisti. Secondo padre Armanino gli obiettivi sono “soldi e propaganda”, mentre il fratello del missionario, padre Walter Maccalli, ai microfoni dell’Agensir ha commentato: “Siamo in attesa che la Farnesina possa darci chiarimenti. Stanno lavorando per capire bene quale sia la situazione, ma non ci sono alcune notizie concrete al momento”. E a proposito delle ragioni del rapimento: “Sono stati realizzati ospedali e tante altre opere, ma non posso pensare che siano collegate al rapimento. Dobbiamo ancora capire come siano andate le cose”. Infine, il commento di padre Gigi: “Ci auguriamo con tutto il cuore che possa risolversi per il meglio. Ci sono cose di fronte alle quali non possiamo fare nulla, se non pregare e attendere con fiducia”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
PADRE ARMANINO: “OBIETTIVO SOLDI E PROPAGANDA”
Padre Pierluigi Maccalli, missionario italiano che da anni opera in Africa, potrebbe essere stato rapito da alcuni jihadisti. Come riferito da diversi organi di informazione online, a cominciare dai colleghi di RaiNews.it, la procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento verso ignoti, con l’accusa di sequestro di persona a scopo di terrorismo. Sembrano esservi ormai pochi dubbi in merito alla matrice terroristica dello stesso gesto, vista anche la presenza massiccia nella zona di terroristi provenienti dalle nazioni del Mali e del Burkina Faso, pronti a commettere atti ignobili nei confronti dei cristiani, che vengono definiti dagli stessi affiliati all’Isis, degli infedeli. Padre Pierluigi Maccalli è stato rapito nella notte fra lunedì 17 settembre e martedì 18, e al momento il gesto non è ancora stato rivendicato ne tanto meno sono giunte alle autorità delle richieste di riscatto: sono attese novità nelle prossime ore. Contattato da Il Fatto Quotidiano, Mauro Armanino, missionario a Niamey, ha spiegato: «È senza dubbio un rapimento a scopo di riscatto. Pierluigi è un missionario bianco ed europeo, indifeso, un obiettivo facile. Inoltre è un’importante azione di propaganda: tutto il mondo ne parlerà». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PRETE ITALIANO RAPITO IN NIGER
La notizia terribile di un altro prete italiano rapito in Africa arriva purtroppo nella nostra redazione questa mattina, quando il missionario Padre Mauro Armanino ha diffuso l’orrendo rapimento del suo compagno di missione Sma (Società delle mIssioni africane) Padre Pierluigi Maccalli. Avviene tutto in Niger dove il sacerdote italiano era ospite dopo diversi anni passati in Costa d’Avorio: il prelato, originario della Diocesi di Crema, era in visita alla parrocchia Bomoanga nella diocesi di Niamey. «Padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (Sma), è stato rapito da presunti jihadisti nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 settembre», spiega Armanino alla agenzia vaticana Fides, sottolineando come «Da qualche mese la zona si trova in stato di urgenza a causa di questa presenza di terroristi provenienti dal Mali e il Burkina Faso». Si pensa dunque che possano essere stati proprio degli attivisti jihadisti che operano nella zona, inferociti contro la pratica missionaria di questo umile prete italiano che da anni si batte per evangelizzare e salvare da morte e violenza il popolo del Niger.
LA MISSIONE DI PADRE PIERLUIGI MACCALLI
Come riporta l’Avvenire, Maccalli da tempo metteva in atto l’impianto centrale della missione cattolica nell’Africa più nera: «evangelizzazione e promozione umana: scuole, dispensari e formazioni per i giovani contadini». Il sacerdote rapito in Niger, era particolarmente attento all’inculturazione e sono stati parecchi i momenti nel recente passato in cui era riuscito ad organizzare incontri per la sensibilizzazione in relazione alla pratica della circoncisione delle ragazze, oltre alle altre pratiche ignobili di mutilazioni genitali delle giovane donne africane. In particolare, la missione di omoanga ha un programma di impegno di Promozione Umana e di Sviluppo attraverso le sue cellule di base chiamate Csd (Comité de Solidarité et Developpement).