È cominciato oggi il processo per il delitto di Emanuele Morganti, il 20enne ucciso a sprangate e botte il 26 marzo 2017: il caso fece clamore per diverse settimane, per la ferocia del gesto e per la quasi totale “indifferenza” che nei tanti presenti in quella discoteca di fatto avvenne mentre a pochi metri un ragazzo veniva menato a sangue per motivi ancora tutti da scoprire e verificare in sede processuale. A fine giugno di quest’anno, al termine di un’udienza molto veloce, il gup aveva rinviato a giudizio Franco e Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna, i primi tre di Alatri, il quarto di Frosinone. In quella occasione, la difesa degli accusati aveva tentato la carta del “legittimo sospetto” – condizionamento di testi e giudici popolari per la forte esposizione mediatica del caso – chiedendo di spostare il processo in altra sede; il no secco di giudici porta fino alla prima udienza di oggi dove sono state esaminate l’ammissione delle prove e la selezione dei testi che interverranno nelle prossime udienze di Primo Grado. Sicurezza elevata al massimo per evitare incidenti o disagi tra i familiari degli arrestati e gli amici di Emanuele, ucciso e trucidato senza alcun legittimo motivo. La famiglia, con in testa la mamma Lucia, sono presenti in aula per chiedere un’unica e sola verità; “giustizia per Emanuele”.
DELITTO ALATRI, LA FAMIGLIA CHIEDE GIUSTIZIA
Ai quattro arrestati la procura ha contestato l’omicidio volontario avvenuto in uno stato di «esaltazione collettiva e sotto l’effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti», con la stessa famiglia Morganti che si è costituita parte civile contro gli accusati (cui si aggiungono anche le posizioni dei 4 buttafuori del Miro music club, Michael Ciotoli, 27 anni, Damiano Bruni, 27, Manuel Capoccetta, 29, tutti di Ceccano, e Xhemal Pjetri, 33, residente nel Lecchese, anche loro indagati). La difesa invece, che vede anche la presenza di Bruno Naso legale di Massimo Carminati nel processo di Mafia Capitale, punta tutto sul «contestare la qualificazione giuridica data al fatto, ovvero l’omicidio volontario, e punterà a derubricare l’accusa in omicidio preterintenzionale o in rissa aggravata dall’omicidio», come riporta il focus di CiociariaOggi. Oltre alla posizione dei 4 indagati – padre e figlio Castagnacci, Fortuna e Palmisani – resta da capire cosa ne sarà dei 4 buttafuori: per loro infatti si attende la chiusura delle indagini per capire se si arriverà a contestare la rissa, aggravata dall’omicidio (in questo caso con archiviazione dell’imputazione principale, come spiega bene il collega di CiociariaOggi), o il concorso in omicidio.