Il Governatore della Liguria, nonché commissario speciale per l’emergenza a Genova, ha spiegato che l’ipotesi di un restauro e reintegrazione del ponte Morandi è «una ipotesi francamente poco praticabile»: Giovanni Toti risponde così all’Istituto Nazionale di Architettura che aveva avanzato la possibilità di un forte intervento di consolidamento dei due monconi del ponte Morandi rimasti in piedi, anziché la loro demolizione. «Stando alle perizie che ci sono arrivate, sia della Procura che della commissione del Ministero delle Infrastrutture, risulta che il ponte è gravemente compromesso e deteriorato in tutte le sue parti», ha spiegato dalla Prefettura ancora Toti, prima di concludere «Dire “salviamo un pezzo di ponte” a una città che ha vissuto un grave dolore, penso che sia inopportuno e che il suo abbattimento e la sua ricostruzione siano un segnale di una nuova rinascita per Genova. Al momento tutti i periti ci hanno confermato che c’è ben poco da salvare del ponte Morandi». (agg. di Niccolò Magnani)
COSTA: “IN CDM MISURE PER GENOVA”
Mentre Autostrade conferma in una nota di non aver mai ricevuto segnalazioni di forte urgenza sui problemi del Ponte Morandi – «Il parere integrale del Politecnico – conclude la nota Aspi -, fu inserito nella documentazione del progetto trasmessa al Mit per approvazione e al Provveditorato di Genova. Nessuno ravvisò, analogamente al progettista, elementi di urgenza» – ha parlato poco fa all’uscita dal Consiglio dei Ministri il titolare dell’Ambiente, Sergio Costa proprio in merito di importanti misure da prendere per la situazione genovese. «Era il primo Consiglio dei Ministri dopo tre settimane, che è servito anche per fare il punto su una serie di questioni, si è cominciato a parlare anche di misure per Genova: il ministro Toninelli ha fatto un’introduzione e le ha indicate come un’urgenza». Infine, il Ministro Costa ha annunciato in settimana una nuova riunione del CdM, senza però avere ancora reso noto i temi all’ordine del giorno. (agg. di Niccolò Magnani)
AUTOSTRADE: “MAI RICEVUTO SEGNALAZIONI”
Nella giornata in cui spunta un verbale di un consiglio di fine marzo di Autostrade per l’Italia in cui si considerava non urgente il dossier sul Ponte Morandi di Genova, è tornato a parlare Stefano Marigliani, direttore del Tronco di Genova e uno dei volti che negli ultimi giorni sono comparsi più spesso in televisione per parlare a nome dell’intero gruppo. “Posso intervenire sul traffico in situazioni di urgenza, ma sul viadotto non c’è mai stata una situazione d’urgenza” ha detto Marigliani nel corso di una intervista rispondendo a chi in Autostrade lo aveva tirato in ballo in precedenza, aggiungendo di non aver mai nemmeno “ricevuto una segnalazione di pericolo dai tecnici della Spea che si occupano per noi della sorveglianza”. Inoltre, Marigliani ha ammesso di non aver mai avuto direttamente a che fare col progetto di relifting del ponte: “Non ho mai visto lo studio del Politecnico” conclude. (agg. R. G. Flore)
AUTOSTRADE TIRA IN BALLO DIRETTORE TRONCO
I bollettini della viabilità ieri sera segnalavano code e rallentamenti nel nodo autostradale genovese, una situazione che diventerà abituale per gli automobilisti nei prossimi mesi a causa del crollo del ponte Morandi. E Autostrade temeva proprio il traffico in vista della chiusura totale o parziale del viadotto per l’effettuazione dei lavori che poi non sono stati effettuati a causa del disastro. Nel progetto presentato al Comitato tecnico del Provveditorato Opere Pubbliche che lo esaminò, autorizzandolo nonostante alcune osservazioni critiche, venivano presentati sei scenari alternativi di chiusure notturne per lo svolgimento dei lavori. Come riportato da Repubblica, in un caso era anche prevista la chiusura di entrambe le carreggiate per 24 notti, invece le altre prevedevano chiusure alternate delle carreggiate e delle corsie. Non si sa quale sarebbe stata la soluzione adottata. Autostrade dal canto suo scarica le responsabilità, per quanto riguarda la classificazione dei lavori tra quelli di somma urgenza, a Stefano Marigliani, direttore del Tronco genovese. «Sono stati sempre e soltanto i Direttori di Tronco ad avvalersi di tali procedure (circa 50 ogni anno attivate dalle 9 Direzioni di Tronco della rete di Autostrade per l’Italia)». Dal canto suo Marigliani assicura di non aver «mai ricevuto segnalazioni o dossier che potessero far scattare l’urgenza». (agg. di Silvana Palazzo)
AUTOSTRADE, “VALUTAZIONE TECNICA NO COMPITO CDA”
Mentre ancora si attende nelle prossime ore, forse giorni, l’invio dei primi avvisi di garanzia (qui sotto tutti i dettagli, ndr) emerge un dato inquietante nei dossier sul Ponte Morandi sequestrati dalla procura di Genova nei giorni scorsi: la principale preoccupazione dei soggetti coinvolti – Mit e Autostrade su tutti – riguardava non tanto la sicurezza della struttura ma il timore che una chiusura del viadotto comportasse un colpo troppo forte per il traffico cittadino. «Tutti erano determinati in primis a evitare che ci fossero chiusure, anche parziali», spiega un investigatore ai colleghi del Secolo XIX stamane in edicola. Per questo, ci sarebbero ben 5 lettere di sollecito scritte dal Mit verso Aspi: una che trattava della sicurezza del ponte da “incrementare”, le altre 4 invece sulla necessità di programmare in fretta gli interventi per poter contenere le ripercussioni sulla viabilità genovese e ligure. Nel frattempo, con una nota uscita stamane, Autostrade per l’Italia afferma che «se è corretto affermare che il progetto di retrofitting (aggiunta di nuove tecnologie a un sistema obsoleto) è stato approvato dal Consiglio d’Amministrazione della società, in quanto la spesa prevista superava i poteri delegati ai managers (circa 5 milioni di euro); è invece necessario chiarire che non è compito ne’ facoltà del Consiglio d’Amministrazione fare una valutazione tecnica dei progetti ne’ stabilire l’urgenza o la somma urgenza. (agg. di Niccolò Magnani)
PRONTI PRIMI AVVISI DI GARANZIA
Di chi è la responsabilità ultima dei mancati lavori di messa in sicurezza del ponte Morandi? Si può puntare il dito contro Autostrade per l’Italia o la responsabilità finale va circoscritta all’ambito tecnico? Ma c’è un altro interrogativo a cui i magistrati di Genova stanno provando a dare una risposta: la società concessionaria avrebbe dovuto dare l’allarme sulle condizioni di tenuta del ponte e disporre o chiedere la chiusura del traffico e l’evacuazione della zona sottostante? Per rispondere a queste domande si sta ripercorrendo esattamente lo scambio di documenti tra Aspi e Mit, in modo tale da capire chi avrebbe dovuto chiedere la chiusura del ponte. Per ora nessuno è iscritto nel registro degli indagati, ma la prossima settimana potrebbe essere quella della svolta nelle indagini. Il Fatto Quotidiano scrive che i magistrati sono convinti che Autostrade fosse a conoscenza della gravità della situazione. Il Corriere della Sera aggiunge un particolare: il progetto di retrofitting del ponte non fu classificato come intervento urgente, altrimenti il decreto ministeriale per far partire i lavori e inserire l’opera nel piano finanziario sarebbe partito prima. Autostrade dopo l’articolo del Corriere ha precisato che a stabilire l’urgenza doveva essere la direzione tecnica. Secondo l’Agi, infine, i magistrati hanno chiaro il quadro riguardane la catena delle responsabilità. Anche per questo motivo la svolta nelle indagini sembra molto vicina. (agg. di Silvana Palazzo)
DI MAIO ATTACCA I BENETTON
Mentre le polemiche non si placano dopo il verbale “spuntato” sui media e riferito alle scelte non proprio lungimiranti di Autostrade e del Mit – ma sarà la Procura di Genova a dover stabilire responsabilità e colpe nel merito, ndr – dalla Versiliana ha parlato ancora Di Maio attaccando in quanto leader del partito di Governo i vertici di Aspi. «A tanti giorni dal crollo di ponte Morandi non ho ancora sentito una parola dei Benetton. È un fatto di umanità. A gente con questa disumanità non metterei in mano nemmeno questa sedia, figuriamo ci le autostrade su cui viaggiavano gli italiani», ha detto Di Maio a Marina di Pietrasanta durante la festa del Fatto Quotidiano. Sempre il ministro del Lavoro in merito al caso concessioni, afferma «anche se revochiamo a Autostrade la concessione, anche volendo riaffidarle a qualcuno, o si presenta una società straniera che colonizza le nostre autostrade, o si ripresenta Autostrade. Quindi questo è il teatro dei pazzi. Abbiamo tre concessionari autostrade, Gaio e Toto». La proposta è sempre la stessa, nazionalizzare l’intera rete autostradale, «abbasseremo i pedaggi, ma avremo strade con pedaggi congrui, e con quei soldi faremo investimenti in manutenzione e gestione» chiude Di Maio. (agg. di Niccolò Magnani)
SPUNTA VERBALE ASPI: “DOSSIER PONTE NON ERA URGENTE..”
Secondo quanto riportato oggi da Il Secolo XIX, il dossier sul ponte Morandi è stato giudicato da Autostrade per l’Italia come «non urgente»: la tragedia di Genova arriva fino al cda di Aspi che conferma ai giudici come il dossier sul Morandi «non era stato in precedenza classificato (s’intende dai livelli tecnici, ndr) quale somma urgenza, ma come intervento ordinario». Il verbale del Consiglio di fine marzo è stato sequestrato dalla Finanza e verrà osservato in ogni suo minimo dettaglio, ma intanto si rende palese come le condizioni di quel ponte non fossero state giudicate come «gravi e di pericolo crollo»: «Questo fronte è cruciale poiché l’inquadramento formale dei lavori ai malandati piloni 9 e 10, che dovevano partire dopo l’estate mentre il viadotto è crollato il 14 agosto, come spiega anche il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi è alla base della mancata chiusura alle auto», spiegano i colleghi del Secolo XIX. Non solo, stando al pm di Genova «Incasellando diversamente il restyling sarebbe stato magari possibile il coinvolgimento del Consiglio superiore dei lavori pubblici e l’imposizione di limitazioni più severe al passaggio di veicoli, incluso il blocco totale», spiega il magistrato genovese. (agg. di Niccolò Magnani)
IL VIDEO NON È STATO MANOMESSO
La polizia ha diffuso un nuovo video riguardante il crollo del ponte Morandi. Si tratta di un filmato drammatico, riguardante i secondi in cui il viadotto collassa, e che nessuno aveva mai visto prima. Nel video si nota il passaggio di un mezzo pesante in direzione Milano, che probabilmente non ce la farà ad attraversare il viadotto. Dietro di lui vi è infatti il famoso camioncino della Basko, quello di colore verde e azzurro, fermatosi ad un passo dal baratro, e che è stato per giorni una sorta di simbolo di quella tragedia. Sull’altra corsia, uno sfrecciare di auto e camion, una serie di miracolati che sono riusciti a sfuggire alla caduta del viadotto per una manciata di secondi.
IL VIDEO INEDITO DEL CROLLO
Ad un certo punto, però, il blackout, con la telecamera che perde le immagini proprio nel momento in cui si verifica il collasso. L’immagine ritorna e si vede un tir in direzione sud che rallenta, forse accortosi che dietro di se sia accaduto qualcosa di tragico ed incredibile, e nel contempo, un camion che in direzione nord fa inversione di marcia, per scappare in fretta e furia dal ponte, rendendosi probabilmente conto che il Morandi è collassato su se stesso. Si tratta anche del famoso video che le forze dell’ordine hanno voluto controllare per capire se sia stato manomesso o meno, ma in realtà il “buco” nel filmato potrebbe essere dovuto alle forti piogge o eventualmente al crollo.