«E’ un uomo speciale, io so che lascia un segno profondo»; «non si può morire così, ora la verità»: le due moglie dei due dipendenti morti soffocati nell’assurda tragedia all’Archivio di Stato ieri ad Arezzo “sentenziano” così questa mattina in due piccole e distinte interviste. C’è il dolore, c’è la rabbia e la voglia di avere in mano quella verità che dal maledetto gas Argon diffuso per non si sa quale motivo dal sistema antincendio. Nessuno potrà ridare indietro a loro quei mariti così speciali, come stanno raccontando davvero tutti in queste prime ore post-trauma nel pieno centro di Arezzo: particolare e commovente il gesto del Vescovo Riccardo Fontana che ieri ha voluto andare di persona a rendere omaggio alle due vittime presso le famiglie colpite da una tragedia del genere. «Ha bussato alle porte di casa, si è immerso per qualche minuto nel dolore ma anche nell’affetto di una famiglia colpita al cuore. Generosità: il filo rosso che unisce queste due figure. Filippo ai tempi della Soprintendenza, ci dicono, era il primo a farsi sotto anche per gli incarichi più semplici», riporta la Nazione su fonti dell’Arcivesvocado. 



IL DIRETTORE DELL’ARCHIVIO: “ERANO DUE COLONNE”

Interviene anche il direttore dell’archivio di stato di Arezzo, Claudio Saviotti, per commentare la vicenda dei due dipendenti morti, Piero Bruni di anni 59, e Filippo Bagni di 55. Intervistato dai microfoni de La Repubblica, il direttore ha parlato così delle due vittime: «Erano entrambi sposati, Bruni con due figli maschi, mentre Bagni con una figlia; erano dei grandi lavoratori, probabilmente se fossero stati meno lavoratori sarebbero ancora vivi». Quindi, più specificatamente sull’incidente, ha ammesso: «Se ne sono accorti altri dipendenti che hanno provato ad intervenire ma non hanno potuto». Saviotti ha aggiunto che Bagni lavorava da diverso tempo in archivio: «Lavorava qui con noi da parecchio: prima lavorava in sovrintendenza ad Arezzo e poi è passato agli archivi di stato. Bruni veniva invece dalle ferrovie ed era con noi da diversi anni, erano due colonne dell’archivio». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



AVVIATA INDAGINE INTERNA

Sono morti intossicati i due dipendenti dell’archivio di stato di Arezzo, Piero Bruni e Filippo Bagni. A confermarlo è stato Roberto Tommasini, dirigente dei vigili del fuoco locali, che parlando alla stampa ha ammesso: «In un ambiente saturo di argon rimanendo intossicati: il gas non provoca scoppi ma brucia l’ossigeno». Le due vittime sono entrate a contatto con questo terribile gas inodore e incolore che non ha lasciato loro scampo, morendo praticamente all’istante. Nel frattempo Alberto Bonisoli, il ministro dei beni culturali, ha disposto un’indagine interna per cercare di ricostruire la dinamica di quanto accaduto: «Ho immediatamente disposto un’ispezione interna al ministero che possa eventualmente anche essere di ausilio alla procura che ha già doverosamente aperto un’indagine. Ho già disposto l’invio di funzionari ad Arezzo e, insieme con i vertici del ministero, stiamo seguendo in tempo reale la vicenda». Il ministro ha altresì voluto fare le condoglianze alle famiglie delle vittime «e un augurio di pronta guarigione alla terza persona coinvolta nell’incidente». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DISPOSTA INDAGINE

«E’ davvero assurdo morire in questo modo»: l’assessore alla Salute della Regione Toscana non ci sta dopo la tragedia avvenuta nell’Archivio di Stato ad Arezzo. Stefania Saccardi ha ricordato i dipendenti morti per colpa della tragica fuga di gas Argon nell’impianto antincendio, mandando immediato sostegno e pensiero per le famiglie dei due lavoratori che ignari sono stati attraversati dall’esalazione di quel gas mortale (se in gran quantità). «So che è stato disposto il sequestro dell’edificio e che la Procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta. Le indagini accerteranno lo svolgimento dei fatti e le eventuali responsabilità. In Toscana, tanto stiamo facendo per la sicurezza sul lavoro, ma è certo che c’è ancora tanto da lavorare per aumentare a tutti i livelli la cultura della sicurezza e mettere in atto tutte le misure perché di lavoro non si debba più morire», spiega ancora la Saccardi che ricorda come non siano i soli nelle ultime ore ad essere mancati sul lavoro, «Ancora una volta dobbiamo piangere dei morti sul lavoro. Ieri un autotrasportatore che lavorava intorno a un’autocisterna a Empoli, stamani due dipendenti dell’Archivio di Stato di Arezzo. Il primo pensiero va naturalmente ai familiari, ai quali esprimo il mio cordoglio e la mia vicinanza». 

MORTE IMMEDIATA DOPO CONTATTO CON GAS ARGON

Sono state rese note le identità dei due dipendenti dell’archivio di stato di Arezzo, morti stamane a seguito di una fuga di gas. Si tratta di Piero Bruni di 59 anni, e di Filippo Bagni di anni 55, entrambi residenti nella nota città toscana. Come riferito dall’edizione online del quotidiano La Nazione, i due impiegati dell’archivio di piazza del Commissario sono presumibilmente morti per una fuga di gas: una volta allertati i soccorsi hanno cercato di rianimarli ma non vi è stato nulla da fare. C’è anche una persona ferita, un terzo impiegato originario di Bucine, ma le cui condizioni fisiche non destano preoccupazione. Una morte beffarda quella per inalazione di gas tossico Argon, visto che quest’ultimo è inodore e incolore, invisibile quindi agli occhi, al naso e alla mente, ma nel contempo estremamente mortale. Il loro decesso sarebbe stato immediato: una volta entrati in contatto con la sostanza, sarebbero stramazzati al suolo, perdendo prima i sensi poi la vita. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

FUGA DI GAS, 2 MORTI

Un allarme immediato, brusco e spaventato: così è giunto a Vigili del Fuoco di Arezzo questa mattina la chiamata dall’Archivio di Stato, con la Nazione che ha pubblicato le brevi ma esatte parole, «Ci sono due persone a terra all’Archivio di Stato: è una fuga di gas». Nel giro di pochi secondi le forze dell’ordine si sono dirette al Corso in piazzetta del Commissario, di fronte ad una delle strade che portano verso piazza Grande. Purtroppo a stretto giro la notizia iniziale di due intossicati si tramuta in tragedia: i due addetti lavoratori all’interno dell’Archivio di Stato sono morti dopo aver esalato per troppi minuti il gas sprigionato da alcuni locali di ripostiglio dove era scattato l’allarme antincendio. Inutili i tentativi di rianimazione fatti sia sul posto che al pronto soccorso: il ferito risiedeva a Bucine. I due dipendenti morti erano tutti e due di Arezzo e in queste ore sono state avvisate le famiglie, nello choc più totale: quando i Vigili del Fuoco sono entrati erano a terra senza sensi, ma nulla è riuscito a rianimarli.

AREZZO, ARCHIVIO DI STATO EVACUATO

Come avvisa La Nazione, è stato bloccato il traffico viale Buozzi «nel tratto che va dal Duomo allo chalet del Prato: oltre ai mezzi di emergenza è consentito il transito solo degli autobus». La dinamica che gli inquirenti hanno raccontato in questi primi attimi dopo la tragedia all’Archivio di Stato è purtroppo molto semplice: la fuga di gas iniziale ha fatto scattare l’allarme antincendio all’interno della palazzina, con i tre dipendenti che sono andati a controllare che sono stati investiti dalla nuvola di gas appena dopo aver aperto una delle porta di accesso ai sistemi antincendio. Gas inerte, si tratterebbe di Argon, assolutamente inodore, che probabilmente circola nella struttura attraverso dei tubi e che in caso di emergenza azzera l’ossigeno per spegnere eventuali incendi. Tra i primissimi arrivati sul luogo della tragedia anche il parroco della zona, Don Alvaro Bardelli, che è situato nella Pieve e nella Cattedrale e che ha benedetto i corpi mentre li stavano trasportando in ambulanza. Il palazzo è stato subito evacuato e messo in sicurezza per evitare che il gas possa uscire per le strade e le palazzine vicine.