Sofiya Melnyk non è stata uccisa dal convivente Pascal Albanese: ne è convinto il 60enne geologo bolognese che per nove anni è stato l’amante – o il compagno come preferisce definirsi lui – della 44enne ucraina uccisa e gettata in un burrone lo scorso 24 dicembre. «Lui non avrebbe potuto, Sofiya era la sua gallina dalle uova d’oro», ha dichiarato come riportato dal Gazzettino. Per lui l’uomo trovato morto suicida a fine novembre dell’anno scorso, 12 giorni dopo la scomparsa di Sofiya Melnyk, non è l’assassino. «Il responsabile va cercato altrove – aggiunge – e coincide con un movente che regga. Pascal non aveva motivi per ammazzare Sofiya, lei era quella che gli permetteva di fare il mantenuto». Queste parole arrivano dopo che Chi l’ha visto si è occupato nuovamente del delitto di Cornuda. La trasmissione però ha mescolato le carte in tavola pubblicando una lettera anonima ricevuta in cui si fa accenno a festini in una villa a cui Sofiya avrebbe preso parte con alcuni banchieri della ex Veneto Banca.
SOFIYA MELNYK, SPUNTA LETTERA ANONIMA
La lettera anonima apre una nuova pista investigativa sull’omicidio di Sofiya Melnyk. Una spettatrice di Chi l’ha visto ha segnalato con una lettera i suoi sospetti legati alle frequentazioni della donna con un funzionario di Montebelluna di Veneto Banca. «Girava la voce di incontri, cene, in una dimora nella zona dell’Asolano messa a disposizione da un noto industriale, dove dirigenti della banca erano soliti partecipare alla presenza di alcune belle accompagnatrici». Considerando quanto accaduto, cioè il disastro di Veneto Banca, è possibile secondo la donna «che la signora Sofiya Melnyk fosse a conoscenza di cose che magari aveva capito o che, in chissà quale occasione, aveva potuto sentire». A proposito di Sofiya e il funzionario, la donna ha dichiarato: «Li ho ben notati uscire spesso dalla banca, dopo essere stati in ufficio, probabilmente per poi andare a prendere qualche cosa assieme, e da quanto ho potuto rendermi conto, era evidente la quasi certa e notevole confidenza».
