Dopo la notizia dell’indagine a suo carico per traffico di influenze illecite, con l’accusa di aver fatto favoritismi ad un funzionario pubblico in cambio di un maxi-finanziamento da parte del Parlamento al Teatro Eliseo di Roma, di cui è direttore artistico, Luca Barbareschi risponde con un comunicato nel quale nega ogni addebito. Come riportato da Dagospia, l’attore e regista ha scritto:”Il Parlamento ha deciso in piena libertà di salvare una istituzione culturale come il Teatro Eliseo, per non privare la Città di Roma del suo unico Teatro di interesse culturale. Io certamente ho combattuto per questo, nel pieno rispetto della legalità e senza promettere o dare utilità a qualsivoglia soggetto coinvolto nella decisione. I professionisti che hanno lavorato con me lo hanno fatto in totale trasparenza, in forza della loro formale iscrizione al registro della rappresentanza di interessi della Camera e del Mise. La decisione del Parlamento, che ha peraltro tanti precedenti in ambito di istituzioni culturali, ha chiaramente scatenato le reazioni di molti soggetti interessati al fallimento dell’Eliseo ed indebolire la Capitale d’Italia nell’ambito dell’offerta culturale”. 



Secondo Barbareschi, “hanno scatenato una guerra giudiziaria che stiamo vincendo in sede amministrativa e che vinceremo, trionfalmente, in sede penale dove sono indagato per un reato “traffico di influenze illecite” di cui non si capiscono i contorni e le caratteristiche e sono curioso di leggere le carte, che i giornalisti ovviamente conoscono prima dell’indagato, perché voglio proprio sapere qual e il funzionario pubblico cui avrei offerto utilità in cambio di una decisione”. Barbareschi dunque rivendica:”Gli unici soldi che ho speso, in questa vicenda, sono quelli che ho versato, regolarmente fatturati, ai consulenti che mi hanno seguito e con cui avevo e ho un regolare contratto e che continueranno a lavorare con me per affiancare una istituzione culturale nella sua legittima rappresentanza di interessi”. (agg. di Dario D’Angelo)



LE ACCUSE A LUCA BARBARESCHI

Luca Barbareschi è indagato per traffico di influenze, in concorso con un “faccendiere” che, in cambio dell’assunzione di sua figlia in teatro, si sarebbe speso per far presentare un emendamento grazie al quale l’anno scorso il Parlamento ha approvato lo stanziamento extra Fus a favore dell’Eliseo, teatro di cui l’attore e regista è direttore artistico. La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati è stata notificata ieri a Luca Barbareschi contestualmente all’avviso di chiusura delle indagini dei carabinieri del reparto Roni del Nucleo Investigativo. Ora il pm Giuseppe Cascini ha 20 giorni di tempo per chiederne il processo. Con Barbareschi sono indagate altre due persone, una implicata nell’inchiesta Amalgama per gli appalti delle grandi opere (Tav) e un ex parlamentare e giornalista che avrebbe fatto azione di lobbing in Parlamento per far ottenere al teatro di Roma ulteriori fondi al di fuori della legge sullo spettacolo. Il prezzo per il suo interessamento è stato individuato dagli inquirenti in una promessa di denaro – alcune decine di migliaia di euro – e nell’assunzione della figlia per tre mesi presso la Casanova dello stesso Barbareschi. Su questa vicenda pende anche un ricorso del Tribunale amministrativo che, dopo una decisione di irricevibilità, è stato chiamato a pronunciarsi nel merito dal Consiglio di Stato.



LUCA BARBARESCHI INDAGATO PER TRAFFICO DI INFLUENZE

Svolta nella vicenda del maxi finanziamento da 8 milioni di euro di cui Luca Barbareschi, in qualità di direttore dell’Eliseo di Roma, ha beneficiato per la stagione 2017/18. Le associazioni di categoria avevano già gridato allo scandalo, senza sapere cosa si nascondesse dietro questa vicenda e prima che i carabinieri del Nucleo investigativo completassero le indagini. «Si è deciso di riconoscere un contributo straordinario ad personam di 8 milioni di euro a una società privata che gestisce un immobile di proprietà privata», avevano dichiarato le associazioni Agis e Federvivo, riferendosi a «Casanova Teatro srl di Luca Barbareschi e Teatro Eliseo». Benedetta Buccellato, segretario generale dell’associazione per il Teatro Italiano, aveva definito «una regalia faraonica a un privato» quella riservata al collega Barbareschi, mentre «centinaia di sale bellissime in tutta Italia restano chiuse per mancanza di fondi». Il contributo fu bocciato dall’allora ministro alla Cultura Dario Franceschini, poi fu rinfilato in commissione Bilancio da Alberto Giorgetti di Forza Italia e Sergio Boccadutri del Pd, e con il raddoppio della cifra: da 2 a 4 milioni di euro per ciascun anno. L’emendamento finì nella manovra correttiva di Bilancio.