Pomeriggio 5 ha intervistato Carlo e Niva, i due coniugi che sono stati rapinati due notti fa in quel di Lanciano, in provincia di Chieti. Scioccanti le parole del medico picchiato selvaggiamente dalla banda di malviventi: «Ero certo di morire – afferma – mi hanno dato dei pugni e poi mi hanno sbattuto a terra, senza parlare. Sono svenuto e mi sono risvegliato mentre mi legavano. Quindi hanno preso mia moglie, le hanno messo una mano sulla bocca e l’hanno legata. Mi hanno minacciato che mi avrebbero tagliato un pezzo alla volta fino a che non dicevo dove si trovava la cassaforte». Poi Carlo continua: «Hanno tagliato l’orecchio di mia moglie. Hanno preso le carte di credito e uno di loro è uscito a incassare. Uno è rimasto con noi, ed era quello che aveva il tronchetto in mano, eravamo terrorizzati». Finalmente l’incubo finisce: «Prima di andarcene ci hanno detto “Se mettete la cassaforte fatecelo sapere che veniamo subito”. Non ho capito che lingua parlassero, se italiano o straniera. Abbiamo notato solo delle scarpe bianche, un paio con un’etichetta con il gallo». Molto simile il racconto di Niva, la moglie di Carlo: «Mi son sentito una mano addosso mentre dormivo, pensavo che volessero uccidermi. E’ stato come in un film, non capivo se fosse reale o meno, non sapevo cosa fare. Pensai di morire. Gli dicevo di lasciare stare mio figlio che era disabile, non avrebbe potuto collaborare. La speranza era che lasciassero perdere. Una violenza non giustificata dal fine». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RIPRESI I VOLTI DEI RAPINATORI
Secondo fonti locali, il volto di due degli aggressori della coppia Martelli nella loro abitazione di Lanciano sarebbero stati ripresi dalle telecamere di una banca dove i criminali si sono recati immediatamente a prelevare dopo aver rubato le carte bancomat e di credito dei coniugi. In tutto circa 2mila euro. Per prelevare il denaro i rapinatori hanno usato una delle auto della famiglia, una Yaris. Il questore che indaga sul caso definisce “atipico” l’uso del bancomat, cosa “che non rientra nei canoni della malavita”. Comunque una modalità già effettuata altre sei volte nella zona di Lanciano con altrettante vittime, soprattutto la violenza: un uomo è stato rapinato di 600 miseri euro dopo essere stato massacrato di botte mentre a un tabaccaio, per fargli confessare dove tenesse denaro e carte, è stato amputato un dito (Agg. Paolo Vites)
ARANCIA MECCANICA
Fisicamente stanno meglio, dal punto di vista psicologico invece sono ancora sotto choc i coniugi rapinati e massacrati nella loro villa alla periferia di Lanciano, Carlo Martelli, chirurgo cardiovascolare in pensione, e la moglie Niva Bazzan, a cui è stato tagliato un lobo dell’orecchio. La polizia continua la sua caccia all’uomo: si cerca una banda che avrebbe messo a segno altre sei rapine violente negli ultimi dodici mesi. L’ultima in ordine di tempo è avvenuta lo scorso agosto a Paglieta dove il proprietario di un’abitazione è stato picchiato alla testa con delle torce. Gli inquirenti hanno trovato analogie tra la brutale aggressione di ieri e quelle che si sono verificate nella stessa provincia a partire dallo scorso anno. Casi in cui i malviventi sono arrivati perfino a tagliare l’indice di una mano. Per quanto riguarda le indagini sull’ultimo caso, per ora è stata ritrovata solo l’auto rubata alla coppia dai rapinatori e usata per fuggire: si trovava nei pressi del casello autostradale dell’A14 di Lanciano.
NIVA BAZZAN, “HO PENSATO CHE SAREI MORTA”
Il Questore di Chieti, Ruggiero Borzacchiello, parla di «una violenza spropositata» su due persone «inermi che non hanno avuto nemmeno il tempo di rendersi conto». Nessun aspetto viene tralasciato, neppure situazioni pregresse, anche se il modus operandi non è esattamente lo stesso. Rispetto alle altre rapine questa è un po’ atipica per Borzacchiello perché inermi che non hanno avuto nemmeno il tempo di rendersi conto «l’uso del bancomat non rientra nei canoni della malavita». Niva Bizzan non parla ai cronisti, perché è davvero molto provata, ma ha affidato il suo racconto all’addetta stampa dell’Asl. «Ciò che sto vivendo è molto sproporzionato ed esagerato, mi sembrava come se fossi dentro un film. Ho pensato che sarei morta. Ho provato sensazioni di confusione, disperazione, mai di rabbia, per quanto stava accadendo. Spero di liberarmi presto da questa paura per tornare a una vita normale senza incubi e non sentirmi condizionata dal ricordo».