Un nuovo scontro istituzionale si configura sul decreto Genova per la ricostruzione del ponte Morandi. Atteso per oggi al Quirinale, il testo non è ancora arrivato al Colle dopo un pomeriggio tesissimo dopo le indiscrezioni che volevano la Ragioneria di Stato in procinto di bocciare il decreto Genova a causa della «indeterminatezza» delle coperture economiche e delle fonti di provenienza dei finanziamenti necessari. Come riportato dal Secolo XIX, a tal proposito Palazzo Chigi ha emesso una nota in cui precisa che “non corrispondono al vero le notizie diffuse sul decreto Emergenze e sulle presunte carenze di coperture finanziarie che sarebbero all’origine di ritardo nella sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale”. La presidenza del Consiglio fa sapere che “gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati; parimenti, quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e, in parte, per gli anni successivi. Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima Legge di Bilancio, che sarà presentata al Parlamento il 20 ottobre”. Da Palazzo Chigi concludono dicendo:”Nessun ritardo per l’avvio delle misure di sostegno contenute nel decreto, tant’è che dal Mef hanno confermato di avere terminato le valutazioni di propria competenza”. (agg. di Dario D’Angelo)



RAGIONERIA DELLO STATO, “MANCANO LE COPERTURE PER DECRETO GENOVA”

Nuovo intoppo per il decreto Genova sulla ricostruzione del ponte Morandi. Stando a quanto riportato in queste ultime ore dai principali quotidiani di informazione, non vi è ancora certezza in merito alle coperture economiche per i lavori sul viadotto. In particolare, sarebbe stata la Ragioneria dello stato a sollevare dei dubbi sull’ultima versione del famoso dl, come da indiscrezione trapelata in quel di Palazzo Tursi a Genova, in occasione del consiglio comunale. Dal ministero dell’economia e delle finanze fanno sapere che: «La Ragioneria Generale dello Stato non ha bloccato il decreto, ma lo sta sbloccando. Il decreto – prosegue il Mef – è arrivato senza alcuna indicazione degli oneri e delle relative coperture e i tecnici della RGS stanno lavorando attivamente per valutare le quantificazioni dei costi e individuare le possibili coperture da sottoporre alle amministrazioni proponenti». Una volta che le coperture saranno complete, a quel punto il decreto giungerà al Quirinale per la promulgazione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LE PESANTI NUOVE ACCUSE NEI CONFRONTI DI ASPI

Ennesima conferma sul fatto che il ponte Morandi fosse insicuro e che molti erano a conoscenza del suo stato di degrado da anni. Nella relazione della commissione ispettiva del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, presieduta dall’ingegner Alfredo Principio Mortellaro, si legge infatti che: «Il rischio di crollo del ponte Morandi a Genova era evidente già negli anni scorsi, e ancor più lo era nel progetto di retrofitting di autostrade del 2017. Eppure il concessionario ha sottovalutato l”inequivocabile segnale di allarme, minimizzato o celato la gravità della situazione e non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela dell’utenza». Una conclusione durissima, che sottolinea come la caduta dell’ormai tristemente noto viadotto, sia dovuta alla rottura di elementi strutturali e non tanti a quella degli stralli: «Si ritiene più verosimile che la causa prima – si legge sul quotidiano La Repubblica debba ricercarsi tnella rottura di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IL COMMENTO DEL SINDACO

C’era tanta gente stamattina presso il palazzo di giustizia di Genova, per via dell’incidente probatorio a seguito del crollo del ponte Morandi. Nel frattempo è uscito allo scoperto Marco Bucci, sindaco del capoluogo ligure, che in merito al famoso decreto che dovrebbe far scattare la demolizione, e quindi la ricostruzione, ha ammesso: «Mi auguro di vedere al più presto il decreto Genova e che dentro ci sia tutto quello che abbiamo chiesto al Governo – le parole riportate da IlSole24Ore, rilasciate a margine di un convegno Cgil a Rivarolo – altrimenti ritorneremo alla carica». Stando a quanto spiegato dal primo cittadino di Genova, il progetto del nuovo ponte firmato da Renzo Piano è pronto e già ingegnerizzato, e «Se ci danno l’ok possiamo partire in 7-10 giorni. Ma se a ottobre non vedremo delle gru lavorare sul Morandi allora c’è un problema grave». Infine, per quanto riguarda la viabilità genovese, Bucci ha spiegato che «La prima strada a riaprire in Val Polcevera lungo l’asse del torrente sarà, spero a breve, la “30 giugno”, dove i detriti sono fermi per l’incidente probatori. Venerdì incontrerò il giudice per chiedere il dissequestro. Sarà aperta a tutti, non solo ai tir». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

AL VIA L’INCIDENTE PROBATORIO

Sta iniziando in questi minuti l’incidente probatorio sul crollo del viadotto Morandi a Genova. Un’udienza a porte chiuse con sistema di sicurezza e sorveglianza superiore alla media, per evitare l’accesso ai curiosi e le contestazioni. Nell’aula bunker del tribunale di Genova, saranno ammessi i famigliari delle vittime, i feriti, i vari legali, e i 22 indagati per il crollo del ponte che lo scorso 14 agosto ha causato la morte di 43 persone. Angela Nutini, il giudice per le indagini preliminari, conferirà l’incarico ai tre periti nominati lo scorso 13 settembre, e fisserà un termine per le conclusioni dell’incidente, da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 3 mesi. I tre periti che svolgeranno l’incidente probatorio sono Gianpaolo Rosati (docente di ingegneria al Politecnico di Milano), Massimo Losa (dell’università di Pisa) e Bernhard Elsener (dell’ateneo di Zurigo), tutti e tre massimi esperti di ingegneria delle costruzioni e della conservazione dei materiali. Dopo che l’incidente probatorio sarà concluso, potranno iniziare le demolizioni e quindi la ricostruzione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL COMMENTO DI CONTE

Il decreto Genova che dovrebbe indicare le tappe della ricostruzione dopo il crollo del ponte Morandi e soprattutto il nome del commissario chiamato a gestire le varie fasi è atteso per oggi all’esame del Quirinale dopo una lunga attesa che ha fatto storcere il naso alle opposizioni ma non solo. Come riportato da Il Corriere della Sera, il premier Conte ha “scaricato” la responsabilità dei tempi lunghi sui controlli del Mef, al quale il testo sarebbe stato inviato venerdì notte. Ieri nella conferenza stampa di presentazione del Decreto Sicurezza e Immigrazione, il Presidente del Consiglio ha risposto piccato a chi gli faceva notare come fossero trascorsi 10 giorni dalla promessa di pubblicazione del decreto fatto ai genovesi:”Non è che sul palco vesto i panni del cantore e dell’araldo e poi li smetto. Intendevo dieci giorni dall’entrata in vigore del decreto. Il testo è in attesa degli ultimi riscontri del Mef”. Oggi il giorno della verità…(agg. di Dario D’Angelo)

OGGI DECRETO GENOVA AL QUIRINALE?

L’attesa per il tanto atteso decreto Genova sembra destinata a finire: nella giornata di oggi il testo arriverà al Quirinale per essere esaminato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e verrà poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale. A dirlo, come riportato da Genova 24, è stato il vicepremier Luigi Di Maio secondo cui il decreto “servirà per ricostruire il ponte e fare anche un po’ di giustizia perché il crollo ha dei responsabili, vale a dire Autostrade per L’Italia a cui non farò mettere neppure una pietra, ma farò mettere i soldi”. Resta ancora da sciogliere il nodo relativo al nome del commissario:”Non vi abbiamo detto ancora chi sarà, ma il potere di nominare il commissario lo avremo da domani”, ha detto il capo politico M5s. Di Maio ha spiegato:”Quello che fa il commissario è esercitare il potere sostitutivo. Per me la ricostruzione deve farla un’azienda di Stato che deve darci la garanzia che farà le cose correttamente senza sottostare ai principi del Dio denaro”. (agg. di Dario D’Angelo)

TOTI, “NESSUNA TRACCIA DEL DECRETO GENOVA”

E del crollo del Ponte Morandi e del decreto per Genova promesso del Governo ha parlato Giovanni Toti, governatore della Regione Liguria e tra i principali attori della vicenda. Intervistato da RTL 102.5, l’esponente di Forza Italia ha tirato una stilettata all’esecutivo: “Aspettiamo un decreto che era partito molto male, senza la nostra presenza, abbiamo lavorato col premier Conte per una serie di misure per la ricostruzione con soggetti interessati e che avevano il dovere di farlo”. Prosegue, dopo aver sottolineato che anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha nessuna traccia del decreto: “Il governo ha poi preso un’altra strada: noi ribadiamo che in dodici mesi, massimo quindici, il ponte si può ricostruire. Non tollereremo ritardi”. “Potremmo avere molti ricorsi, in primis quello di Società Autostrade”, ha poi chiosato Toti a proposito della scelta del Governo di avviare una procedura in sede europea per evitare una gara pubblica e bypassare Autostrade. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

NESSUNO STUDIO IN 14 ANNI

Emergono nuovi inquietanti dettagli dalle indagini attualmente in corso sul crollo del ponte Morandi di Genova. Gli investigatori starebbero ripercorrendo a ritroso l’intera documentazione relativa al ponte drammaticamente crollato il 14 agosto scorso e, come riporta Repubblica.it, sarebbe emerso che per 14 anni, ovvero dal 2000 al 2014, il viadotto Polcevera non fu sottoposto ad alcuno studio o analisi approfondita rispetto alle consuete ispezioni condotte dai tecnici di Spea ed alle prove riflettometriche che avvengono ogni due anni. Autostrade non lo ritenne opportuno. L’elemento emerso, chiaramente lascerebbe riflettere e non poco. Al vaglio degli inquirenti tuttavia mancherebbero ancora alcuni anni precedenti al 2000 ma pare che dal 1993, quando fu eseguito il primo intervento strutturale sul pilone 11, non vi fosse alcun sospetto sugli altri, nonostante le problematiche di corrosione già all’epoca segnalate nelle pile 9 e 10. Solo dal 2014 sarebbe nata l’esigenza di dare il via ad un progetto di retrofitting proprio sulle pile 9 (quella poi crollata) e 10 e che avrebbe portato ad una serie di consulenze, l’ultima siglata un mese prima della tragedia con l’università di Genova e che sarebbe dovuta iniziare proprio in questi giorni.

CROLLO PONTE MORANDI: SEGNALI DI PREOCCUPAZIONE

Ma come mai l’esigenza di dover fare qualcosa tempestivamente dopo numerosi anni di quiete? Sicuramente le preoccupazioni sarebbero sorte dalle ispezioni visive di Spea che segnalavano un peggioramento delle condizioni, ma forse i timori si erano diffusi anche tra manager della concessionaria ed ingegneri. Appare tuttavia emblematico l’atteggiamento di Autostrade che, pur avendo poi affidato a università e società di ingegneria diversi studi, non abbia mai considerato seriamente la situazione del ponte Morandi fino a qual momento. Era il 2009 quando il professor Antonio Brencich, docente di ingegneria all’università di Genova, sulla rivista dell’Ordine degli ingegneri della città definiva gli stralli del ponte Morandi “Esempio negativo dell’ingegneria strutturale” e caratterizzati da una “vulnerabilità congenita”. Altrettanto paradossale, sottolinea Repubblica.it, il fatto che oggi il professor Brencich sia tra gli indagati per la sua partecipazione al Comitato tecnico del Provveditorato che approvò a febbraio il progetto di retrofitting senza tener conto delle svariate criticità. Intanto oggi, in procura, andranno in scena alcuni interrogatori importanti a carico di Stefano Marigliani e Riccardo Rigacci, rispettivamente direttore e dirigente del Primo Tronco genovese.