Il male si infila nelle nostre case piene di grate e di allarmi e ci toglie il respiro. Lanciano, in provincia di Chieti, non è che l’ultimo teatro di questo assalto senza fine. Due coniugi ultra sessantenni legati, rapinati e picchiati da quattro balordi con cappuccio. Non ci sono vigilantes né soldati in numero congruo a presidiare tutto. Non ci saranno mai muri o porte o tetti sufficientemente invalicabili. Allora armiamo chi sta in casa. Diciamo a tutti che un revolver sotto il cuscino li terrà lontani, i balordi; o ci consentirà di metterli in fuga se varcassero la porta. Facciamo una legge che lo permetta. Dichiarazioni infuocate a favore di una legittima difesa a maglie larghe. Subito e senza esitazioni. Basterà? Basterà davvero?
Ieri, qualche ora dopo la notizia di Lanciano, in una scuola paritaria della città in cui vivo si festeggiava l’inizio anno con un motto ardito: “C’è un posto per tutti e una strada per ciascuno”. In questa vita torbida, insomma, in quest’epoca di incertezze e violenza, non c’è uomo o donna che non possa scegliere il bene. Sempre. È così scandaloso pensarlo anche di quei quattro incappucciati? Cosa potrà convincerli a farlo? E noi, abbiamo forse la matematica certezza, noi, di quel “posto” e di quella “strada”?
Tempo fa ho visitato un luogo che accoglie minori con situazioni difficili alle spalle. È un posto conosciuto poco ma che funziona molto. Si chiama “Fattoria della Carità”, ci vivono ragazzi di nazionalità diverse, un minestrone di etnie con altissimo rischio di incomprensione e violenza. Non è mai successo nulla. Anzi, succede spesso una cosa che si vede poco altrove: ci si ascolta. Si impara che l’altro non è solo ciò che appare in superficie. Si impara che il “fare spazio” non è un’operazione a perdere, ma apre alla scoperta che l’unico modo di costruirsi è “in relazione con”.
“Imparare”, ecco. Un verbo sconfitto eppure così necessario in quest’epoca. L’educazione è il vero punto su cui far leva oggi. Che lo Stato si accorga delle mille, piccole scuole o fattorie o comunità che sono “un posto e una strada per ciascuno” e le sostenga, dunque. Le valorizzi, permetta il loro moltiplicarsi, dia modo che si raccontino ovunque. Sono luoghi e persone che insegnano che il “giusto” non è chi non sbaglia mai, ma è l’uomo che sa perché è al mondo. Luoghi e persone in cui, come dice il Salmo, “Misericordia e Verità si incontreranno”, in cui l’uomo impari a dire il vero senza compromessi e, nello stesso tempo, a esser pieno di perdono, del dar la vita l’uno per l’altro. Luoghi e persone che raccolgono il grido che fu di un tormentato personaggio di Oscar V. Milosz: “Ah! Come colmarlo quest’abisso della vita? Che fare?” e azzardano una risposta. E a noi che siamo cocciuti, mostrino l’attesa, il saperci aspettare, il riprovare a dirci perché vale il bene più che il male. Senza perderci di vista mai, come Dio fa con ognuno.