L’opinione pubblica di Motta Sant’Anastasia è divisa: c’è chi esulta e chi invece guarda con profonda preoccupazione alla scarcerazione di Pietro Caruana, il 74enne bancario in pensione alla guida di comunità di Lavina tornato libero dopo essere stato accusato di essere alla guida di una “setta” che compieva abusi su ragazzine di età compresa fra i 13 e i 15 anni sfruttando alle volte anche la complicità delle madri. Un ruolo carismatico e centrale, secondo gli accusatori, quello del “santone di Motta” che nell’ambito dell’inchiesta “12 apostoli” venne ritenuto dal Gip Francesca Cercone a capo di una setta pseudo-religiosa che vedeva ragazze minorenni plagiate e convinte a donarsi all'”arcangelo” Capuana, con l’aiuto delle “fiancheggiatrici” da Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti e Katia Concetta Scarpignato. Dopo l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte della Cassazione, c’è chi teme che quell’esperienza possa riavere inizio.
“SETTA DEGLI ORRORI PUO’ RIORGANIZZARSI”
Non è un caso che pochi giorni fa si sia assistito ad una vera e propria mobilitazione con tanto di manifestazione e sit-in sotto casa del santone di Motta. Come riportato da Catania Today, gli organizzatori della protesta hanno dichiarato:”Con il santone in libertà, la setta degli orrori prova a riorganizzarsi. C’è poco da essere tranquilli. L’opera di persuasione continua sotto i nostri occhi. È ora di dire, in maniera chiara, che il nostro paese sta dalla parte delle vittime. Un sit-in, una manifestazione di solidarietà, un gesto di vicinanza. La magistratura farà il suo corso, con i suoi tempi, ma noi abbiamo un appuntamento impellente con le nostre coscienze, che non può essere rimandato”. Va detto che alcuni sostenitori di Pietro Caruana hanno esposto uno striscione con la scritta:”Noi siamo per la giustizia”. A tal proposito Danilo Festa, uno degli organizzatori della manifestazione, ha commentato:”Quello striscione ci faceva riflettere sul fatto che tante altre persone assoggettate continuano a credere alla favola della comunità di Lavina. L’elenco è lungo: insegnanti, dipendenti pubblici, professionisti, padri e madri di famiglia”.