Avevano chiamato la compagna Annalisa Landi da lavoro per chiederle un’informazione. Questo è l’evento che ha scatenato l’ira di Niccolò Patriarchi al punto tale da arrivare ad uccidere il figlio di un anno e di provare a fare lo stesso con la figlia più grande. Lo ha raccontato la donna poche ore dopo la tragedia in cui ha perso la vita suo figlio Michele per mano del suo compagno, e padre del bambino. Dai verbali redatti dai carabinieri di Scarperia e Borgo San Lorenzo traspare il dolore di una madre che si rimprovera di non essere riuscita a difendere il suo bambino. «Non ce l’ho fatta a salvare Michele. Me lo ha strappato di braccio», ha raccontato, come riportato da La Nazione. È stata la gelosia, dunque, ad accendere la miccia. Riceve la chiamata, lui si impossessa del telefono e poi si arma di coltello, quindi lei scappa in terrazza con i bambini. «Non so se mi abbia visto scrivere un messaggio e da lì si è arrabbiato. Ha preso il coltello ci ha fatto un po’ paura. Siamo andati in terrazza, però non si chiude da fuori…». 



NEL 2015 URLÒ ALLA COMPAGNA: “TI SFREGIO CON L’ACIDO”

Dopo aver provato a raggiungere in terrazza la sua famiglia, Niccolò Patriarchi si è allontanato, quindi la compagna Annalisa Landi ha pensato che il peggio era passato. «Pensavo che si fosse calmato, nel frattempo i miei genitori ci han sentito e sono arrivati». La situazione è invece precipitata e l’uomo è arrivato ad uccidere a coltellate il figlio di un anno: «Non ce l’ho fatta con tutte le mie forze, non ce l’ho fatta, voleva buttare tutti nel fiume». La terrazza della casa di Sant’Agata si affaccia infatti su un corso d’acqua. Ora le carte del procedimento per l’omicidio del piccolo Michele e il tentato omicidio dell’altra figlia e della compagna si sono fusi con il precedente processo per maltrattamenti per il quale era stata chiesta la perizia psichiatrica su Patriarchi. I litigi precedenti della coppia fanno altrettanto rabbrividire. L’uomo aveva minacciato di morte la compagna e i figli. «Nel momento del bisogno mi lasci da solo/E io ti ammazzo i figli/Poi voglio vedere se fai ancora la sbruffona». Il delirio di Patriarchi si ritrova anche nelle carte relative al 2015, quando nella caserma dei carabinieri urlò alla compagna: «Ti squaglio nell’acido, ti sfregio con l’acido».

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