Continua a far discutere il caso della domanda presente in un compito in classe. “Come facciamo a cacciare Salvini?”, questa la domanda che un’insegnante di italiano di una scuola media inferiore di Castel Del Rio, nel bolognese, avrebbe inserito nella prova. Lo ha denunciato il commissario provinciale della Lega Daniele Marchetti, consigliere regionale dell’Emilia-Romagna. Ma a dire il vero le cose sarebbero andare diversamente… L’insegnante infatti non avrebbe chiesto di sviluppare un tema con quel titolo, bensì avrebbe assegnato loro il compito – da svolgere a casa – di scrivere le domande che avrebbero voluto fare ad un’ipotetica macchina fantastica in gradi di risolvere tutti i problemi del mondo. Lo ha spiegato Il Messaggero, secondo cui un ragazzino sarebbe tornato in classe con quelle domande, tra cui appunto quella su Salvini, che sono finite sui social scatenando la bufera. (agg. di Silvana Palazzo)
“COME FACCIAMO A CACCIARE SALVINI?”
“Come facciamo a cacciare Salvini?”, bufera su un’insegnante di italiano di una scuola media inferiore di Castel del Rio, provincia di Bologna. Ricostruiamo la vicenda: la Lega ha denunciato tramite il commissario provinciale Daniele Marchetti, già consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, il comportamento del docente, che avrebbe inserito il quesito sopra citato in un compito in classe. E l’esponente del Carroccio ha commentato attraverso una nota: “Si tratta di un fatto, qualora confermato, gravissimo se è vero che stiamo indagando sulla veridicità della segnalazione che ci è arrivata, è anche vero che sin da ora è possibile trarre alcune conclusioni incontrovertibili: come si fa a porre una domanda simile a dei ragazzini di 11-14 anni?”. Successivamente è giunto anche il commento del diretto interessato, il ministro dell’Interno: “Non ci voglio credere, e infatti andrò fino in fondo per verificare se siamo di fronte a uno scherzo o a una triste realtà. Scriverò al ministro della Pubblica Istruzione. Un abbraccio a quei bimbi da parte di un papà che lavora per una scuola senza pre-giudizi in un Paese libero”.
LA SMENTITA DEL PROVVEDITORE
Nelle ultime ore però sono giunte smentite e chiarimenti sulla vicenda, con il provveditore che ha sottolineato che “il caso non esiste”. Stefano Versari, direttore dell’ufficio scolastico dell’Emilia Romagna, ha commentato ai microfoni di Repubblica: “Per precauzione ho chiesto sull’ episodio una relazione scritta. Ma ho la percezione di una realtà che cerca l’esorbitanza, e che quando l’esorbitanza non c’è tende a costruirla”. Secondo la ricostruzione del quotidiano, la frase su Matteo Salvini è da ricondurre a un’attività di conoscenza dei bambini, con l’insegnante che avrebbe chiesto agli alunni di scrivere un desiderio. Di fronte alla frase di un bambino, la docente avrebbe chiesto di cancellarlo, ordine non recepito da un’alunna. Versari aggiunge: “Si tratta della ‘bottega dei desideri’, una pratica didattica fatta all’inizio di un nuovo ciclo scolastico per far conoscere i bambini tra di loro e all’insegnante”.