Come nasce una bufala: questo è il vero titolo da dare all’episodio accaduto ieri in una scuola secondaria di primo grado (scuola media) delle colline di Imola, in provincia di Bologna. La prof di italiano assegna un compito, come spesso si fa nelle scuole, per conoscere il carattere e i desideri dei suoi ragazzi: scrivere domande da fare a un’ipotetica “bottega dei desideri”. Uno degli studenti scrive, tra le altre, “Come facciamo a cacciare Salvini?”. Nonostante la professoressa chieda di non trascrivere la domanda durante il lavoro in classe, una ragazzina la scrive lo stesso, arriva a casa, qualcuno della famiglia vede la scritta, la fotografa, la diffonde sui social e la frittata è fatta.
Insorge la Lega: il segretario provinciale Daniele Marchetti e la senatrice Lucia Borgonzoni urlano allo scandalo, accusano la prof di propaganda politica, “preallertano” (sic!) il ministero dell’Istruzione, e magari anche il Papa e gli extraterrestri. Molto realisticamente e con buon senso il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari, pur chiedendo alla scuola una relazione scritta, avverte che “il caso non esiste nemmeno”. E anche la reazione di Matteo Salvini, tutto sommato, è signorile: avvisa che verificherà se è uno scherzo o se è vero e manda un abbraccio ai ragazzi, da papà. Forse dovrebbe però anche fare due chiacchiere coi suoi, nelle regioni e in Parlamento, perché se cascano nelle fake news in modo tanto ingenuo e se hanno una tale idea della scuola, di strada tutta la baracca ne farà poca. Di fatto la figuraccia è la loro.
Per il resto, che dire? L’episodio conferma ciò che sappiamo già su alcune questioni. Intanto la casualità con cui nascono le notizie, lo stato dell’informazione: un fatto che è poco più di una voce, una foto su un social, rimbalza su altri social, siti di news, e diventa un caso nazionale pur “non esistendo nemmeno”. In più sull’origine di tutto, cioè sulla persona che ha fotografato le frasi sul quaderno e le ha postate, avviso quella scuola che quella persona è un nemico: chi rilancia foto a casaccio, senza neppure chiedere ai diretti interessati, millantando autentiche menzogne forse fa addirittura qualcosa che non è del tutto legale. Insomma, nessuno aveva assegnato nessun tema su Salvini e la prof era stata fin troppo corretta a chiedere alla classe di non copiarla perché, tutto sommato, se un ragazzino ha portato a scuola quella domanda significa semplicemente che certi discorsi li ha sentiti da qualche parte, forse in casa, e nessuno vieta di pensare che Salvini andrebbe cacciato; santo cielo, si può ancora avere un’opinione politica in questo paese?!
Ma tanto si tratta della scuola, la cenerentola delle istituzioni, e il danno arrecato a quella scuola media a chi può interessare? Le vere vittime della vicenda, infatti, sono l’insegnante e i suoi ragazzi. Con che animo faranno le prossime attività se da un autentico nulla si è arrivato a “preallertare” il ministero? Dio mio, in che condizioni ci troviamo…! Oltretutto ora alla prof toccherà fare anche un rapporto, su un’autentica sciocchezza, come se di cose da fare, di burocrazia da smaltire, non ce ne fosse abbastanza. Questo è il clima. Io non credo che chi ha postato la foto, chi l’ha rilanciata senza verificare, chi, da politico, ha strepitato senza sapere, dovrebbe passarla liscia. Ma tant’è, la passeranno. Continuando a seppellire una scuola che davvero, a questo punto, non si sa più a chi stia a cuore.