Di solito sono le opere teatrali che dal palcoscenico finiscono in un film. Per “Così parlò Bellavista” è il contrario: 34 anni dopo il cinema arriva finalmente in teatro. E’ successo ieri sera al prestigioso San Carlo di Napoli ovviamente, dove per l’occasione si sono festeggiati anche i 90 anni dell’autore, Luciano De Crescenzo. Come ha detto lo stesso autore in una intervista pubblicata da La Repubblica, è stato come sentirsi un padre che vede suo figlio crescere e andare via da casa. Da quei tempi, dice ancora De Crecenzo, Napoli è rimasta quello che è sempre stata, una città più forte dei suoi abitanti che può cadere ma si rialza sempre. Napoli, ha aggiunto, è l’unico luogo che riesce a mantenere intatta la propria identità a differenza delle altre che diventano sempre più simili una all’altra: “Una copia di Napoli non potrà mai esistere, per questo è l’ultima speranza che abbiamo”.



“SI DEVE INVESTIRE SULL’ISTRUZIONE”

Detto questo, lo scrittore e studioso vive a Roma invece che nel capoluogo campano: “Per me Napoli non è una città, ma uno stato d’animo, quindi è sempre con me”. De Crescenzo si dice anche convinto che la camorra si possa battere: “Si dovrebbe investire sull’istruzione e dimostrare alle nuove generazioni che intraprendere la strada della legalità è più conveniente rispetto a quella dell’illegalità”. Dice che, nonostante quello che si sente e si vede in giro, l’Italia non é un paese razzista, anche se una certa intolleranza è sempre esistita e che fino a qualche tempo fa era indirizzata ai meridionali che andavano al nord: “Passano gli anni, ma il problema resta sempre lo stesso: la mancanza di empatia. Se solo provassimo a metterci nei panni di queste persone, a capire cosa li spinge ad abbandonare la propria terra e i propri cari, forse, e sottolineo forse, anziché travolti dall’odio ci ritroveremmo carichi di compassione”. 



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