E’ attesa per il prossimo 12 ottobre 2018 la sentenza della Cassazione per l’omicidio di Yara Gambirasio, con il muratore Massimo Bossetti che è stato condannato sia in primo che in secondo grado alla pena dell’ergastolo. La difesa punta molto sulle “macroscopiche violazioni procedurali”, citando il mancato rispetto dei protocolli previsti dalla comunità scientifica internazionale, l’utilizzo di kit scaduti su tutti. Intervenuto a Storie Italiane, Claudio Salvagni ha evidenziato: “Qui non c’è un braccio di ferro: deve essere affermato il diritto, la questione può capitare a tutti. Bisogna consentire a Massimo Bossetti di difendersi. Il numero uno al mondo dei genetisti dà ragione a noi della difesa”. Queste, invece, le parole di Massimo Camporini: “La sentenza non è carta straccia, siamo i primi a rispettarla ma abbiamo il diritto di impugnarla. Non è vero che questi discorsi delle 104 corse saltano fuori adesso: abbiamo elencato le anomalie una per una. Vogliamo dire che i giudici hanno emesso una sentenza su elementi contestabili. A noi sono stati negati di vedere anche i reperti”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“OCCORRE NUOVA PERIZIA”
Massimo Bossetti, prova DNA contaminata? Un’esclusiva di Storie Italiane potrebbe rimescolare le carte in tavola sull’omicidio di Yara Gambirasio. L’inviato Vito Paglia ha parlato infatti di “prova regina che potrebbe vacillare”: “Gli esami effettuati nei migliori laboratori italiani, quelli che hanno inchiodato Bossetti: su 104 test del Dna ci sarebbero 104 non conformità, i test non sarebbero validi. Questo cambia il quadro probatorio contro Bossetti e Ignoto 1 non sarebbe Massimo Bossetti”. Su 104 prove del Dna sono 104 le anomalie e sono tre gli esami ritenuti dei pilastri dai legali del muratore bergamasco. Ecco il commento dell’avvocato Claudio Salvagni: “Seguendo la linea del ragionamento, la presenza di un micotondriale che non è quello di Yara e di Bossetti, fa cadere tutto. Occorre una perizia e questo è uno dei motivi. In ogni ripetizione c’è un problema, solo così si può scoprire la verità”.
MASSIMO BOSSETTI, PROVA DNA CONTAMINATA?
E sottolinea Claudio Salvagni: “La prova si forma in dibattimento, ma in questo processo si è parlato sempre e solo di DNA, noi vogliamo che l’imputato veda quel DNA almeno per una volta”, evidenziando che “prima di analizzare un risultato, serve che questo risultato sia ottenuto nel rispetto delle regole internazionale”. Queste, invece, le parole dell’altro difensore di Bossetti, Paolo Camporini: “Solo nel 2016 l’Italia ha pagato 42 milioni di euro per ingiusta detenzione: le sentenze non sono delle certezze, ma delle decisioni di uomini che giudicano altri uomini. Noi contestiamo il metodo, le procedure: ci sono numerose sentenze, tra cui quella di Perugia, su questo fatto. Il dato ottenuto qualunque esso sia non è spendibile in un processo penale”. Infine, segnaliamo il commento del magistrato Ines Pisano: “Io sono la prima garantista, rispetto il nostro codice e il principio secondo il quale tutte le sentenze possono essere ricorse in Cassazione”.