Quando si parla di immigrati clandestini, ci si riferisce sempre a quelli provenienti con i barconi dal nord Africa. Ci si dimentica di un’altra immigrazione clandestina, ancor più massiccia, ma presente da molti ben più anni e assai difficilmente combattuta e scoperta. E’ quella dei cinesi, come dimostra quanto accaduto a Torino dove sette persone sono state fermate per aver favorito l’immigrazione clandestina, e sono stati denunciati 30 imprenditori che collaboravano con loro per mantenere in piedi il sistema. Gli immigrati venivano contattati tramite una chat in inglese, gestita da una donna cinese. 



COINVOLTI DUE ITALIANI

Per realizzare in maniera efficiente tutto il piano erano coinvolti un avvocato genovese e un consulente del lavoro di Torino che permettevano a un imprenditore milanese ma di origini cinesi di ottenere manodopera clandestina. Era stato programmato un percorso di lavoro, l’inserimento in azienda per ottenere il permesso di soggiorno a immigrati di origine cinese: tutto bene dunque? No, era tutto finto, non esisteva niente di tutto questo se non su carte e documenti vari. Per entrare in questo programma di lavoro inesistente, una persona pagava dai mille a 3mila euro. Parte di quella somma, più o meno 700 euro fino a mille, finiva ai trenta imprenditori che si fingevano disponibili di presentare al centro per l’impiego pratiche fasulle. Per adesso gli immigrati cinesi arrivati in Italia in questo modo sono nove, identificati dalla Guardia di finanza.



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