“Mentre la Commissione Europea, il Mise e il Ministero dell’Ambiente stanno legiferando a favore di politiche per l’economia circolare e del riciclo dei materiali, Accam vuole rinnovare operatività fino al 2027 un inceneritore incompatibile con questa direzione ormai universalmente riconosciuta. Ma non sono solo le istituzioni a chiedere questo, anche i cittadini vogliono che il loro ambiente e la loro salute siano tutelati. Per questo impediremo in ogni modo possibile che Accam porti ulteriore disagio al territorio” ha dichiarato l’On. portavoce Niccolò Invidia del Movimento 5 Stelle.



La posizione dei gruppi Cinque Stelle dei comuni facenti parte consorzio ACCAM, che ricordiamo essere società nata con soldi pubblici, con una missione pubblica e specifica al servizio del territorio, si manifesta chiaramente in questo comunicato. I soci avevano deliberato la chiusura di quell’impianto al 2017. A pochi mesi dalla chiusura si sono accorti della necessità tutta economica di prolungare al 2021 la fine dell’incenerimento nell’impianto di Busto Arsizio.



Anziché portare all’ordine del giorno della prossima assemblea dei soci (prevista il 28 settembre) i 5 scenari usciti dal lavoro del tavolo tecnico, e porli in discussione, il Consiglio di Amministrazione di ACCAM porta un nuovo elaborato chiamato “piano industriale 2018-2027” nel quale si enfatizza la soluzione di continuare a incenerire (almeno) fino al 2027 e gli svantaggi di tutte le altre ipotesi. Un piano industriale che prevede un sempre maggior introito da rifiuti esterni al consorzio, da quelli speciali e dai fanghi di depurazione. Un inceneritore sempre meno al servizio del territorio e sempre più orientato a logiche di guadagno privatistiche. 



Sei mesi fa la presidente, Laura Bordonaro, andava dicendo che ACCAM non aveva problemi economici e il piano industriale di chiusura al 2021 stava in piedi tranquillamente nonostante l’investimento di 4 milioni per i nuovi filtri necessari al rinnovo della licenza AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Improvvisamente, le dichiarazioni continuano a cambiare senza un’apparente logica: prima si chiede ai sindaci di rialzare le tariffe ai cittadini allo scopo di poter chiudere in bonis al 2021, poi si dice loro che la società non ha rispettato per il 2017 i parametri per rimanere in-house (ovvero come se fosse una articolazione organizzativa dei comuni), dopo due settimane dall’assemblea nella quale i sindaci hanno chiesto al CdA di compiere tutte le azioni possibili per mantenere la società “in-house” viene proposta da ACCAM una nuova modifica allo statuto per eliminare la possibilità di controllo analogo dei Comuni soci e aprire dunque la società a privati. Gli scenari usciti dal tavolo tecnico non sono mai stati mostrati all’opinione pubblica, nonostante le roboanti promesse della presidente Bordonaro.

Si sono presi gioco dei cittadini. È sconcertante come le cinque soluzioni alternative proposte dal team di Esperti a pagamento siano state completamente disattese e sia stata assunta al contrario una soluzione in piena solitudine dal CdA (tra cui la dismissione e realizzazione di un impianto di recupero materiali) e ora nulla di ciò venga preso in considerazione. Ai cittadini del territorio (27 comuni) è impossibile spiegare che nonostante il loro impegno in una raccolta rifiuti consapevole e differenziata, nonostante gli oneri e i disagi per inquinare meno, dovranno tenersi quell’inceneritore inquinante e inefficiente per almeno altri 20 anni mentre brucia rifiuti di altre regioni.

Come la si voglia vedere, i conti economici e finanziari non tornano. La raccolta virtuosa e differenziata dei rifiuti urbani e il disimpegno di alcuni Comuni soci dal conferimento non garantiscono più i 20 milioni previsti al 2021; più realistiche previsioni indicano che a fatica forse si potrebbe arrivare a circa la metà. Impossibile mostrarsi fiduciosi.

Alcuni comuni vorrebbero “scappare” dismettendo la partecipazione sociale che si concentrerà pertanto nelle mani di chi rimarrà. Il rischio concreto è che in un prossimo futuro i soci rimasti possano rivendere le quote a multiutility private con chiaro intento speculativo. Dopo tutto ciò ci aspettavamo di sentire i sindaci prendere provvedimenti a tutela dei cittadini, della loro salute, dei soldi pubblici e dell’ambiente. Ci aspettavamo azioni come chiedere le dimissioni di questo CdA che non rispetta il dialogo e la trasparenza, ma pone diktat e compie errori gestionali importanti. 

Non possiamo tollerare atti e mozioni che sono un pieno mandato per continuare a calpestare la volontà dell’Assemblea dei soci ACCAM, non possiamo restar muti di fronte alla compiacenza di tutte le altre forze politiche.

Ci rivolgiamo ai cittadini del territorio affinché sappiano che le scelte di oggi avranno ripercussioni sulla loro salute, sulla qualità dell’ambiente in cui vivono e sulle finanze pubbliche. Facciamo appello anche a tutti i “primi cittadini” dei 27 comuni interessati perché, almeno questa volta, pongano al primo posto il benessere degli abitanti delle loro città e non gli interessi economici di un anacronistico inceneritore.

Gianluigi Paragone, Nicolò Invidia, Riccardo Olgiati, Roberto Cenci, Raffaele Erba ed Eleonora Evi.