Il pm di Genova, Massimo Terrile, ha interrogato quest’oggi Bruno Santoro, dirigente della Vigilanza delle concessioni autostradali ed ex membro della commissione ispettiva istituita dal ministro dei Trasporti, in merito all’inchiesta sul crollo del ponte Morandi avvenuto lo scorso 14 agosto. «Sono molto provato da tutta questa vicenda – le parole rilasciate dal dirigente del Mit – anche perché io con il progetto di retrofitting (i lavori di rinforzo dei piloni 9 e 10) non c’entro nulla. Sono arrivato alla Divisione 1 il 23 marzo 2018, quando ormai l’iter di approvazione era già concluso». L’interrogatorio, alla presenza degli avvocati Giorgio Beni, Maurizio Mascia e Gennaro Velle, è durato circa due ore.



L’UNICO DIRIGENTE CHE FINO AD OGGI HA RISPOSTO AI PM

«Il progetto – ha proseguito Santoro – non è mai passato dalla Divisione 1.L’ho visto solamente quando sono stato nominato in commissione speciale». Santoro ha spiegato la propria posizione e le proprie competenze, mentre i legali hanno chiarito che le dimissioni della commissione sono arrivate il giorno seguente l’iscrizione nel registro degli indagati, e che l’ingegnere non ha preso consulenze da Autostrade per l’Italia: «Si è trattato di collaudi – hanno voluto precisare – che riguardavano opere di altre parti d’Italia e autorizzati da leggi e superiori». Va sottolineato che Santoro è fino ad ora l’unico dirigente indagato che ha deciso di rispondere alle domande dei pm, tutti gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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