Dopo l’omelia di Papa Francesco “segnata” dall’indiretta replica alle nuove accuse di Monsignor Viganò, in serata arriva la secca intervista di Padre Federico Lombardi (ex direttore della Sala Stampa vaticana) a Tv2000 (la tv della Cei, ndr): «un’ondata di accuse estremamente aggressive che mescolano alcuni elementi di verità con tanti elementi di falsità che confondono e soprattutto tendono a creare una situazione di divisione nella Chiesa», attacca il gesuita dopo il dossier dell’ex nunzio Usa. Lombardi poi spiega che di fronte a questa situazione, il Papa esprime la sua intenzione «di non rispondere direttamente a queste accuse e di non lasciarsi coinvolgere in una spirale terribile di dispute, contraddizioni violente che non possono portare solo che a ulteriori divisioni e a un profondo male nella Chiesa. Il Papa sceglie di imitare l’atteggiamento di Gesù che si pone ad un livello superiore di pazienza, umiltà e non si lascia coinvolgere sul piano estremamente basso e cattivo delle accuse e contraccuse». 



WASHINGTON POST: “SPINTE CONTRO PAPATO RIFORMISTE”

Dopo che nelle ultime ore è stato il New York Times, allineandosi alle posizioni del Nunzio Carlo Maria Viganò, ad attaccare nuovamente Papa Francesco in merito allo scandalo pedofilia, arrivano interessanti aggiornamenti ancora Oltreoceano, e stavolta da parte del Washington Post che, citando alcuni “insider” del Vaticano, prova a dare una spiegazione ‘politica’ dell’intera vicenda. E il prestigioso quotidiano statunitense parte da lontano, ovvero da dalle dimissioni di quello che oggi è solo il Pontefice emerito, Joseph Ratzinger: fu la sua scelta, nel 2013, a rendere possibile oggi questo scandalo dal momento che Viganò non si sarebbe mai esposto così tanto se non ci fosse stato il precedente del “ritiro” di Papa Benedetto che fu il primo in epoca moderna a lasciare il suo incarico prima della morte naturale, come era tradizione. E Infatti il Washington Post continua la sua analisi aggiungendo che Ratzinger, pur avendo cercato di rimanere lontano da certe lotte fratricide all’interno della stessa Chiesa, è stato usato come un simbolo della frangia tradizionalista per arginare la spinta “riformista” del papato di Francesco. (agg. R. G. Flore)



IL NEW YORK TIMES ATTACCA BERGOGLIO

Nel merito delle nuove “accuse” fatte da Viganò contro Papa Francesco – assai meno “incidenti” rispetto al lungo dossier sulla pedofilia – interviene anche il New York Times con il corrispondente dall’Italia Jason Horowitz, di fatto attaccando il Vaticano (e indirettamente anche il Papa) dopo la risposta di Lombardi e Rosica alla lettera dell’ex nunzio negli Usa. «La difesa di Lombardi e Rosica conferma la parte centrale dell’accusa di Viganò: i collaboratori del Papa, e probabilmente lo stesso Papa Francesco, sapevano chi era Davis e qual era il suo ruolo, anche se forse non immaginavano le conseguenze che avrebbe avuto l’incontro». Secondo il quotidiano liberal americano, lo staff di Bergoglio si è comportato in maniera quantomeno “ingenua” sul caso Kim Davis, sottovalutando e di molto l’impatto che avrebbe avuto a livello internazionale l’incontro, specie «nel non immaginare l’uso politico che i conservatori avrebbero potuto farne», conclude Horowitz. 



“TEMPO PER PARLARE, UNO PER TACERE”

Sempre nella lunga omelia tenuta da Papa Francesco in Santa Marta, la “chiosa” finale fa intendere lo stesso “messaggio” di quanto affermato in aereo di ritorno da Dublino sul caso Viganò: «Il Signore ci dia la grazia di discernere quando dobbiamo parlare e quando dobbiamo tacere. E questo in tutta la vita: nel lavoro, a casa, nella società … in tutta la vita. Così saremo più imitatori di Gesù». È una preghiera ma racchiude il senso sia del Vangelo di oggi, commentando poco prima dal Santo Padre, e sia un modo di “porsi” della Santa Sede in merito agli scandali emersi negli scorsi giorni. Poco prima lo stesso Bergoglio aveva commentato davanti ai fedeli, «la verità è silenziosa, la verità non è rumorosa. Non è facile, quello che ha fatto Gesù; ma c’è la dignità del cristiano che è ancorata nella forza di Dio. Con le persone che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie: silenzio. E preghiera». 

LA “RISPOSTA” DI PAPA FRANCESCO

Non è una vera e propria risposta visto che Papa Francesco ha tenuto una semplice omelia come ogni giorno nelle messa mattutina di Santa Marta, eppure a voler “leggere” tra le righe qualche piccolo (ma decisivo) spunto sulla situazione quotidiana interna alla Chiesa, almeno in termine di gerarchie vaticane, si può trovare. «La verità è mite, la verità è silenziosa», «con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione», l’unica strada da percorrere è quella del «silenzio e della “preghiera»: il Pontefice commenta il vangelo del giorno (Luca 4, 16-30) in cui Gesù tornato a Nazareth viene guardato di fatto con sospetto. Il Papa allora sottolinea di come occorre «riflettere sul modo di agire nella vita quotidiana, quando ci sono dei malintesi e di comprendere come il padre della menzogna, l’accusatore, il diavolo, agisce per distruggere l’unità di una famiglia, di un popolo». Non parla di Viganò e né degli scandali della pedofilia, ma il riferimento sembra “calzante” in merito a quanto il Vangelo suggerisce per la giornata di oggi. «Dinanzi a chi provoca lo «scandalo» e la «divisione», dinanzi ai «cani selvaggi» che cercano la guerra e non la pace, non serve nient’altro», e poi conclude, «Il silenzio che vince, ma tramite la Croce. Il silenzio di Gesù. Ma quante volte nelle famiglie incominciano delle discussioni sulla politica, sullo sport, sui soldi e una volta e l’altra e quelle famiglie finiscono distrutte, in queste discussioni nelle quali si vede che il diavolo è lì che vuol distruggere … Silenzio. Dire la sua e poi tacere».

LE NUOVE ACCUSE DELL’EX NUNZIO VIGANÒ

Nuove accuse, nuovo “polverone” alzato e ancora una volta Chiesa cattolica – almeno a livello dei vertici – profondamente divisa tra i pro-Papa Francesco e gli anti-Bergoglio: in un periodo molto difficile per le gerarchie vaticane, l’ex nunzio e Arcivescovo Carlo Maria Viganò ha deciso di riaprire il vaso di Pandora con nuove accuse contro il Pontefice argentino, questa volta non sul fronte pedofilia – come invece è accaduto nel dossier su McCarrick (qui tutti i dettagli) – ma sul caso Kim Davis, l’attivista americana anti-matrimoni gay. L’impiegata pubblica del Kentucky, poco prima della visita ufficiale di Papa Francesco nel 2015 in Usa, divenne famosa e icona degli ambienti conservatori proprio per essersi rifiutata in più occasioni di rilasciare licenze matrimoniali a coppie dello stesso sesso. «La Davis trascorse cinque giorni in carcere per non avere obbedito ad un ordine del tribunale che le intimava di rilasciare le licenze, sostenendo che ciò andava contro le sue convinzioni religiose», spiega oggi il Post inquadrando il nuovo polverone. Ebbene, nasce poi il nuovo caso nei giorni scorsi quando n una dichiarazione scritta datata 30 agosto 2018, Viganò afferma di essersi sentito in dovere di parlare dopo aver letto l’articolo del New York Yimes del 28 agosto: in quell’articolo un cileno vittima di abusi sessuali, Juan Carlos Cruz, spiega che «il Papa recentemente mi raccontò che l’arcivescovo Viganò (nunzio apostolico negli Usa tra il 2011 e il 2016, ndr) quasi sabotò la visita negli Usa, facendogli incontrare forzatamente la Davis e provocando così una serie di polemiche che turbarono l’evento».

LA DURA REPLICA DEL VATICANO

Viganò allora replica alzando di nuovo i toni contro il Papa: «Uno dei due mente: Cruz o il papa? Quello che è certo è che il papa sapeva benissimo chi fosse la Davis, e lui e i suoi stretti collaboratori avevano approvato l’udienza privata. I giornalisti possono sempre verificare, chiedendo ai prelati Becciu, Gallagher e Parolin, nonché al pontefice stesso. È comunque evidente che papa Francesco ha voluto nascondere l’udienza privata con la prima cittadina americana condannata e imprigionata per obiezione di coscienza», scrive l’ex nunzio in una lettera rivolta a Lifesitenews. In poco tempo si alza la polemica e il Vaticano, per la prima volta in via ufficiale, decide di replicare alle parole di Viganò: con un comunicato congiunto firmato da Padre Federico Lombardi e dal suo assistente di lingua inglese Thomas Rosica, «fu Viganò a proporre l’incontro con Davis pur sapendo che avrebbe provocato ampio clamore e che il Vaticano lo approvò solo perché non fu debitamente informato sulle ripercussioni che avrebbe avuto». Non solo, Lombardi e Rosica scrivono che nella sua lettera «Viganò non ricorda che, dopo aver incontrato Francesco, incontrò noi due e che proprio a noi ci raccontò di come il Papa fosse furioso e che lo avesse accusato di non avergli riferito che Davis era stata sposata quattro volte», si legge negli ampi stralci della lettera del Vaticano pubblicati su il Post. Addirittura, pare che la donna si fosse “acconciata” diversamente per non farsi riconoscere davanti al Papa..