Momenti di tensione alla Camera durante l’intervento del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli in merito alla pubblicazione dei contratti di concessione delle autostrade. «Nonostante le pressioni, interne ed esterne, che abbiamo subito, abbiamo messo a disposizione della collettività atti che tanti cittadini nel corso degli anni hanno richiesto all’Amministrazione, vedendosi sempre sbattere portoni in faccia». Questa è la frase che ha scatenato la bagarre in Aula. Le opposizioni hanno protestato chiedendo a Toninelli di fare i nomi di chi ha esercitato queste pressioni. Il ministro ha poi parlato della concessione data ai Benetton. «È giunto il momento di fare i nomi e i cognomi dei responsabili di questo gigantesco regalo della cosa pubblica ai privati: questo banchetto è iniziato sotto i governi di Prodi e D’Alema negli anni 90». (agg. di Silvana Palazzo)
FICO: “SCUSE A NOME DELLO STATO”
Mentre tra il vicepremier Luigi Di Maio e il Governatore della Liguria, Enrico Toti, va in scena una polemica nel giorno in cui esplode la protesta degli sfollati delle abitazioni che si trovano sotto ci che resta del Ponte Morandi, parole di distensione e che vogliono in qualche modo far riavvicinare la gente alle istituzioni, sopperendo alle mancanze non solo della politica ma anche di altri soggetti (Autostrade in primis) arrivano da parte di Roberto Fico: se il suo collega pentastellato Di Maio battibecca con Toti a proposito delle presunte “elemosine” elargite agli sfollati, spiegando che in arrivo è un decreto (ricevendo la pronta risposta del Governatore ligure che lo invita a dare seguito alle dichiarazioni), il Presidente della Camera ha voluto commemorare tutte del vittime del crollo del viadotto sul Polcevera rivolgendo delle sentite scuse “ai familiari delle vittime e a tutto il Paese a nome dello Stato”. Parole forti quelle pronunciate in quel di Montecitorio, prima che cominciasse l’audizione che vedeva protagonista il Ministro dei Trasporti, Danilo Tonielli. “Il crollo è stato una catastrofe incredibile” ha continuato Fico, rivolgendo anche un ringraziamento a tutti quanti si sono prodigati durante le operazioni di soccorso e auspicando che “si faccia luce in tempi brevi sulle cause di questa assurda tragedia, sulle responsabilità individuali e anche sulle carenze infrastrutturali”. (agg. R. G. Flore)
TONINELLI, “GOVERNO AIUTERA’ LE FAMIGLIE”
Dopo le proteste di oggi degli sfollati del ponte Morandi di Genova in Consiglio Regionale al grido di “rispetto, rispetto!” arrivano le prime risposte da parte del governo rispetto all’emergenza abitativa. Come riportato dall’Ansa, da Napoli il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato:”Stiamo mettendo a punto un decreto urgente che, oltre al problema di tante persone abbandonate in Italia come i terremotati di Ischia e del Centro Italia, affronti anche il tema di Genova e soprattutto di coloro che sono sfollati e hanno diritto ad una casa. Quindi – aggiunge – è una questione di settimane, ma forse di alcuni giorni e metteremo fuori questo decreto”. Anche il ministro Toninelli, riferendo alla Camera sul crollo del Ponte, ha annunciato:”Il Governo metterà in campo forme di aiuto in ordine alle rate dei mutui che molte famiglie sono costrette a pagare su immobili che non possono più abitare”, aggiungendo che l’esecutivo “aiuterà anche le imprese, ricadenti nell’area del crollo, a riprendere i cicli produttivi, prevedendo forme di agevolazione fiscale o incentivi alla temporanea delocalizzazione”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA PROTESTA DEGLI SFOLLATI IN CONSIGLIO REGIONALE
Ci sono anche gli sfollati della cosiddetta “zona rossa” di Genova al consiglio regionale e comunale congiunto, che si è tenuto questa mattina. Alzano la voce, gridano “rispetto-rispetto”, e vogliono ottenere risposte, alla luce di quanto avvenuto da meno di un mese a questa parte, con l’addio alle proprie abitazioni dallo scorso 14 agosto, da quando cioè è crollato il viadotto Morandi. Sono circa una cinquantina i manifestanti, che dopo l’intervento del governatore Toti, hanno urlato: «Veniamo prima noi delle imprese, veniamo prima noi della viabilità, ci siamo prima noi, vogliamo la casa! Abbiate la stessa considerazione che avete avuto per Ansaldo Energia». A loro ha cercato di replicare il sindaco Marco Bucci, che provando a riportare la calma in aula, ha detto: «Vi capisco, ma dobbiamo cercare di lavorare insieme. Dal 14 agosto dormo quattro ore per notte per affrontare l’emergenza. Genova non si è mai fermata, non ha mai dimostrato di essere in ginocchio, una cosa di cui dobbiamo essere tutti orgogliosi, nessuno è stato lasciato solo dalle istituzioni». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA PAROLA AL SINDACO BUCCI
Il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha provato a rassicurare ulteriormente le persone disperate fuori dalla Regione che protestano contro la mancata “visita” nelle vecchie case per poter recuperare ricordi, oggetti e utensili utili a ricominciare una nuova vita in un’altra casa. «Entro la fine della settimana prossima credo che avremo i monitoraggi a posto sul ponte. Ma non posso farvi rientrare finché non ho la garanzia della sicurezza. Sino a ieri sera 150 famiglie avevano trovato una sistemazione. Ne mancano ancora 116». Il primo cittadino, che non ha mai “illuso” la cittadinanza sulla semplicità del periodo post-crollo, ha anche aggiunto con saggezza «Facciamo una burocrazia semplice per la ricostruzione del ponte Morandi, andiamo avanti nel fare le cose che i cittadini ci chiedono tutti i giorni». Nella seduta di oggi, dove ci sono state le contestazioni, Bucci ha spiegato come il fatto di una riunione congiunta «è un segnale all’Italia che siamo allineati e vogliamo andare su una strada su cui c’è l’accordo di tutti. Genova ha bisogno del sostegno di tutte le amministrazioni pubbliche per arrivare all’obiettivo di avere una città migliore di prima», ha concluso il sindaco, come riportato dai colleghi de Il Secolo XIX.
TOTI “DEMOLIZIONE PONTE IN 5 GIORNI”
E’ in corso la seduta del consiglio regionale ligure, e di quello comunale di Genova, per il crollo del ponte Morandi presso la sede della regione. Obiettivo, come riporta l’edizione online de Il Secolo XIX, votare all’unanimità un ordine del giorno per indicare quali siano gli interventi prioritari del governo, a seguito dell’immane tragedia che ha provocato 43 morti. Presente ovviamente anche il governatore della regione Liguria, Giovanni Toti, che nel corso della seduta ha annunciato che la demolizione del viadotto avverrà entro questa settimana, indicativamente nel giro di 5 giorni. Il sindaco di Genova, Bucci, ha invece comunicato che il prossimo 14 settembre si terrà un evento pubblico in piazza, in ricordo delle vittime. Da segnalare alcune proteste all’apertura della doppia seduta, in particolare da parte degli sfollati, ex risiedenti nella zona rossa, che vogliono risposte dal governo in merito alla loro prossima ubicazione e alla possibilità di recuperare gli oggetti lasciati nelle case. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“PRIMA NOI DI ANSALDO”
Sono tanti gli sfollati del Morandi che non ci stanno alla piega finora presa nel post-disastro del viadotto crollato: stamattina una forte contestazione è stata messa in scena da un gruppo di sfollati delle case dei quartieri sotto il Ponte Morandi, al grido di «Non ci potete trattare come cani cui buttate l’osso». Urla, insulti ma anche lacrime e richieste di risolvere la situazione: è di fatto la prima vera contestazione contro l’Amministrazione nei difficili giorni in cui si decide sul futuro della demolizione, ricostruzione, distribuzione delle nuove case oltre che le indagini parallele sulle responsabilità della strage. Gli sfollati, in gran parte, protestano contro l’impossibilità di recuperare i propri effetti personali dalle abitazioni evacuate sotto al troncone est del viadotto: ci è voluto l’intervento del sindaco Bucci, uscito tra la gente per cercare di sedare gli animi specie contro chi diceva che sono state le imprese ad essere subito garantite, e solo dopo gli sfollati. «Prima noi di Ansaldo, noi siamo quelli di ponte Morandi – 50 anni di servitù, 2 settimane di disagi e sofferenze, rivogliamo un futuro!». Il primo cittadino, sempre molto dedito a cercare di trovare un accordo con i tanti cittadini infuriati, ha promesso che martedì prossimo alle ore 16 incontrerà tutti gli sfollati per aggiornarli sulle ultime novità. (agg. di Niccolò Magnani)
145 LE PARTI OFFESE
Sta entrando decisamente nel vivo l’indagine per accertare eventuali responsabilità in merito al crollo del viadotto Morandi di Genova. Come riferito dai colleghi de Il Secolo XIX, le forze dell’ordine sono convinte, analizzando alcuni carteggi, che il ministero delle infrastrutture e dei trasporti fossero a conoscenza dei ritardi nell’approvare il progetto per restaurare e mettere in sicurezza i piloni dell’ormai tristemente noto ponte genovese. Come già anticipato in precedenza, nessuno risulta per ora essere ufficialmente indagato, e l’eventuale notifica dei primi avvisi di garanzia dovrebbe avvenire in contemporanea alla richiesta dell’incidente probatorio da parte della procura di Genova. Novità sono attese comunque nelle prossime settimane, quando i pubblici ministeri saranno in grado di accertare con maggiore concretezza i nomi dei responsabili eventuali. Le parti offese risultano invece essere 145, fra cui molti familiari delle 43 vittime, e i feriti. L’elenco potrebbe comunque aumentare nel caso in cui dovessero essere inseriti anche gli sfollati. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
I 13 CHE SAPEVANO
Inizia a prendere forma l’indagine circa il crollo del ponte Morandi di Genova, avvenuto lo scorso 14 di agosto. Come riferito da diversi organi di informazione online, a cominciare da Il Secolo XIX, nella giornata di sabato la guardia di finanza ha consegnato alla procura genovese una lista di 13 nomi per valutare eventuali responsabilità nella tragedia che ha provocato la morte di 43 persone. Coloro che sono finiti nel mirino degli inquirenti rientrano in un gruppo di massimi dirigenti di Società Autostrade, Spea engineering (azienda controllata dalla prima), cinque dirigenti del ministero delle infrastrutture, e infine, una serie di tecnici.
NESSUNO RISULTA ESSERE INDAGATO
Tutte e 13 i personaggi di cui sopra sono entrati a conoscenza in maniera diretta o meno dello stato carente di sicurezza del viadotto Morandi, le cui condizioni pessime, secondo le forze dell’ordine, erano ben note da ormai tre anni a questa parte. Non è da escludere che a breve questo gruppo possa divenire più numeroso, visto che le persone “sospette” potrebbero crescere fino a 25 se si decidesse di fare luce anche sulle attività di coloro che occupavano gli stessi incarichi dei 13 negli anni precedenti. Una precisazione: nessuno al momento risulta essere indagato, e solo la Procura valuterà, dopo aver esaminato la documentazione, se procedere o meno.