Tra i diversi commenti sull’accordo sull’Ilva e l’ok al piano degli indiani di Arcelor Mittal, è arrivato anche quello del Segretario del Partito Democratico, Maurizio Martina, che ha espresso una decisa soddisfazione dal suo account ufficiale su Twitter: “L’Ilva non chiude, la gara resta valida. Bene così, tutelato il lavoro. Le parti sociali trovano un accordo. Il ministro Di Maio fa retromarcia e segue impostazione dei nostri governi. Ora massima attenzione a proseguo investimenti ambientali.” Questo il commento di Martina che ha sottolineato come il semaforo verde per Mittal debba però andare di pari passo col mantenimento in primo piano della questione ambientale, che è quella che ha destato le maggiori preoccupazioni nonostante l’annuncio di 10.700 assunzioni a tempo indeterminato da parte della nuova proprietà. (agg. di Fabio Belli)



EMILIANO: “NON FIRMO SENZA GARANZIE”

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si è mostrato però molto critico riguardo l’accordo che ha visto il Governo dare via libera al passaggio dell’Ilva nelle mani di Arcelor Mittal, che pure ha fornito importanti garanzie sulle assunzioni. Garanzie che secondo Emiliano non devono essere però aleatorie, ma basate su solide radici: “Aenza garanzie sulla salute dei concittadini non darò mai il mio assenso al piano ambientale,” ha tuonato Emiliano sottolineando come al di là dei posti dei lavoratori, debbano essere salvaguardate dal piano degli indiani anche le condizioni ambientali che riguardano non solo i lavoratori dell’Ilva, ma tutti i cittadini di Taranto e della provincia, a forte rischio per l’inquinamento prodotto dall’acciaieria. (agg. di Fabio Belli)



PLAUSO DI MATTARELLA

Arriva il plauso anche da Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, dopo la chiusura felice dell’accordo tra Ilva e ArcelorMittal che non porta a nessun licenziamento e al quasi completo piano di assunzioni dei vari lavoratori presenti fino ad oggi negli stabilimenti di Taranto. Quanto filtra dal Quirinale non può che far piacere tanto il Governo attuale, con Di Maio che ha ultimato l’accordo, quanto il precedente, con Calenda che rivendica un lungo lavoro portato a termine negli scorsi mesi dopo le prime forti difficoltà con i sindacati. «Abbiamo lavorato ventre a terra, come ha detto Luigi Di Maio, per strappare ad Arcelor Mittal le migliori garanzie ambientali. E abbiamo ottenuto i migliori risultati con le peggiori situazioni», ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa dopo la chiusura dell’accordo sull’ulva. «La più importante novità – rileva ancora Costa – riguarda il livello di produzione di acciaio. L’aumento della produzione oltre sei milioni di tonnellate annue è condizionato alla dimostrazione che le emissioni complessive di polveri dell’impianto non superino i livelli collegati alla produzione a 6 milioni. In sostanza: le emissioni certificate con una produzione a 6 milioni di tonnellate non potranno essere mai e in nessun caso superate». (agg. di Niccolò Magnani)



DI MAIO: “IN FABBRICA NON ENTRA IL JOBS ACT”

Il raggiungimento di una intesa tra le parti, con la promessa da parte di Mittal non solo di assumere subito i 10700 dipendenti dell’Ilva in ballo ma anche di impegnarsi a integrare gli altri entro il 2023, senza alcun esubero, è visto come un grande risultato all’interno del Movimento 5 Stelle, col vicepremier Luigi Di Maio che esulta pur aspettando che l’accordo venga ratificato dai sindacati. Ma, anche se la estenuante trattativa ha avuto buon esito, non mancano comunque voci critiche o comunque che parlano di una parziale retromarcia da parte dell’esecutivo a trazione grillo-leghista, con Carlo Calenda in primis. Il predecessore del leader pentastellato al Mise, infatti, al pari del collega dem Cesare Damiano, si complimenta con Di Maio ma gli ricorda che questa di oggi è anche una vittoria del Partito Democratico. “Una grande giornata per l’Ilva e complimenti, non formali, al Ministro Di Maio che ha saputo cambiare idea e finalmente imboccare la strada giusta” è stato il commento di Calenda, al quale ha replicato il diretto interessato con una battuta velenosa, pur precisando di non voler rispondere direttamente. “Si tratta del miglior accordo possibile nella peggiore situazione” ha detto Di Maio che ha però ricordato a Calenda che tutti i lavoratori saranno assunti con l’articolo 18, quindi il Jobs Act non entra in fabbrica” che poi taglia corto: “Oggi mi prendo la libertà di non rispondere al mio predecessore”. (agg. di R. G. Flore)

10700 ASSUNTI SUBITO E NIENTE ESUBERI

Esprime soddisfazione, pur con le dovute cautele e in attesa dell’esito della consultazione referendaria tra i lavoratori, il Ministro per lo Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, dopo che è stato ufficializzato l’accordo tra le parti al termine di un estenuante tavolo di trattativa che ha visto protagonisti Governo, sindacati e vertici di Arcelor Mittal. La base dell’intesa prevede che la multinazionale assuma 10700 dipendenti subito, con l’impegno invece a integrare i restanti e di cui non si conosceva ancora la sorte, entro il 2023. Lo stesso vice-premier ha spiegato che ora la priorità è una legge speciale per rilanciare la città di Taranto, mentre come altra conseguenza concreta per Di Maio è che, con l’accordo odierno, viene anche scongiurata l’imponente agitazione sindacali che le varie sigle di lavoratori dell’Ilva avevano previsto per il prossimo 11 settembre: a darne notizia è stato lo stesso Maurizio Landini, segretario confederale della Cgil. (agg. R. G. Flore)

IL COMMENTO DI BARBAGALLO (UIL)

L’accordo siglato per i lavoratori dell’Ilva è stata la trattativa più complessa della moderna storia sindacale. A spiegarlo è Carmelo Barbagallo, il segretario generale della Uil, al tavolo delle trattative al ministero del lavoro e dello sviluppo economico nelle scorse ore: «E’ stata la trattativa più lunga e complessa della moderna storia sindacale – le parole riportate dall’agenzia Ansa – il positivo risultato è merito della lotta dei lavoratori e della determinazione e competenza della categoria al tavolo». Quindi Barbagallo aggiunge: «Cccorre dare attuazione all’accordo perché si può e si deve guardare al futuro dei lavoratori e della città di Taranto in una prospettiva di sviluppo e di salvaguardia della sicurezza e dell’ambiente. Da questa intesa, che rilancia l’Ilva, potranno trarre beneficio la stessa industria nazionale, l’occupazione e l’economia del Paese». Ricordiamo che dei 13mila lavoratori, 10.700 saranno assunti praticamente subito, entro il 31 dicembre del 2018, mentre i restanti verranno assunti o collocati entro il 2023. Un risultato soddisfacente per tutte le sigle sindacali presenti al tavolo, ma soprattutto per gli stessi operai dell’acciaieria più grande d’Europa. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

C’E’ L’ACCORDO

Ilva, accordo tra Arcelor Mittal e sindacati: come vi abbiamo raccontato,  è arrivato l’ok per l’assunzione dei più di tredici mila lavoratori dell’acciaieria. Quasi undici mila, 10.700 per la precisione, verranno assunti fin da subito, mentre i restanti entro il 2023. La fumata bianca è vicina, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha sottolineato: “Siamo all’ultimo miglio, sono state 18 ore di trattativa in cui i protagonisti sono stati ovviamente i rappresentanti dei lavoratori, in cui si è cercato di raggiungere il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili”. Ed è rimasto cauto in attesa della definitiva ufficialità: “Adesso aspettiamo la firma, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco…”. Missione portata a compimento per il capo politico del Movimento 5 Stelle, che ha ricevuto inoltre del predecessore-avversario Carlo Calenda.

IL COMMENTO DI RE DAVID DELLA FIOM

Soddisfazioni anche da parte dei sindacati, con la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David, che ha sottolineato ai microfoni dell’Ansa: “Per noi per essere valido deve essere approvato dai lavoratori con il referendum”. E poi sull’accordo raggiunto con Arcelor Mittal: “Gli assunti sono tutti, si parte da 10.700 che è molto vicino al numero di lavoratori che oggi sono dentro e c’è l’impegno di assumere tutti gli altri fino al 2023 senza nessuna penalizzazione su salario e diritti, era quello che avevamo chiesto”. E non sono mancati i complimenti per il mediatore della trattativa, ovvero il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico: “Il ministro Di Maio? Ha giocato un ruolo importante per convincere ArcelorMittal sui numeri che ci eravamo prefissati”.