“Abbiamo una grande fortuna, quella di vivere in una piccola ma grande regione, se mi è concesso un gioco di parole. In Friuli Venezia Giulia, su 8000 chilometri quadrati, abbiamo un patrimonio davvero inimitabile di biodiversità”, spiega Sergio Bini, assessore al Turismo nella nuova giunta regionale che si è insediata a Trieste alle ultime elezioni regionali: “Di conseguenza è facile, per noi, in 100 chilometri, cioè in poco più di un’ora di strada, andare dal mare ai monti, attraversare lagune, colline…”.
E dunque, assessore, che strategie vi date per lo sviluppo del turismo in regione?
Valorizzare questa grande varietà di offerta, sottolineare la possibilità di fare esperienze intense e diverse in un ambito di tempo e spazio relativamente circoscritta, e dunque in termini di strategia di sviluppo il turismo potrà davvero rappresentare un asset fondamentale per il nostro territorio.
E quali sono state le vostre prime mosse?
Abbiamo già, com’era peraltro nelle nostre intenzioni manifestate durante la campagna elettorale, in poco più di tre mesi, cercato di puntellare e rafforzare questa nostra strategia turistica. Abbiamo cercato di mettere a denominatore comune tutte queste che sono le nostre ricchezze. Potrebbe sembrare una banalità ma non lo è. Spesso, in passato, si era lavorato in passato con regie non univoche, spartiti diversi, strategie diverse. Noi no. Ripeto: abbiamo cercato da subito di mettere tutte le nostre risorse a denominatore comune. Con una nuova strategia di promozione della nostra regione che vende il territorio con tutte le sue ricchezze.
In che modo?
Quando si parla di turismo in Friuli Venezia Giulia ora si parla non solo di montagna, di mare, ma anche di città d’arte, di enogastronomia, con i prodotti tipici come i vini del Collio e il prosciutto di San Daniele.
Quanto dovrà incidere il turismo sul Pil regionale, nelle vostre intenzioni?
Noi lavoreremo con molta determinazione sulla componente dello sviluppo economico regionale che può essere trainata dal turismo. Se lei mi chiede quaale incidenza sul Pil dovrà avere questo comparto, non mi sbilancio con una stima ma sicuramente vogliamo che aumentino i turisti desiderosi di visitare la nostra regione. E poi, con un po’ di egoismo, le dico che vorremmo fossero turisti spendenti, che vengono da noi per star bene, divertirsi ma anche acquistare.
Avete parlato di turismo lento: che cosa intendete?
Sì, è un nuovo stile di turismo che si sta affermando, che sostituisce alla frenesia delle visite mordi-e-fuggi ad una modalità più attenta, più capace di assaporare, apprezzare e…spendere. Ammirare il paesaggio, la storia, la cultura. Del resto, di un po’ di lentezza abbiamo bisogno tutti. Viviamo una vita frenetica, mentre il bene più prezioso che abbiamo è il tempo, e purtroppo non è una risorsa rinnovabile. Con il turismo lento abbiamo l’opportunità di gustare e vivere il tempo al meglio, con chi ci è più caro. Punteremo molto sul turismo lenti, vogliamo far diventare il Friuli Venezia Giulia una delle regioni più slow.
Lei è stato tra i pochi nuovi politici a riconoscere qualche merito nelle attività che ha trovato avviate dalla precedente gestione. Non è consueto, oggi in Italia, questo stile, come mai?
Mi chiede come mai ho rivolto qualche apprezzamento a chi mi ha preceduto? Perché sono un imprenditore prestato alla politica, mi permetto queste e altre licenze perché non voglio contrarre la sindrome di Penelope, quella secondo cui in politica si disfa sempre quel che qualcun altro ha fatto prima, a me sembra invece giusto portare avanti con coerenza i progetti condivisibili che ho trovato in atto. Mi sembra una cosa di buon senso, che permette di ottenere di più!.