Fa scalpore oggi, la notizia degli arresti eseguiti oggi dalla Guardia di Finanza a Lecce tra ex amministratori comunali, consiglieri alcuni anche in carica e dirigenti del Comune del capoluogo salentino. A loro si aggiungono 46 indagati, tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico. Secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbero stati scambiati voti con case popolari andate a persone non in graduatoria. Le intercettazioni telefoniche, come spiega Repubblica.it, avrebbero fatto emergere anche nomi di numerosi “Big” della politica nazionale e locale. Tra gli indagati si cita anche Roberto Marti, senatore della Lega, il cui nome è finito nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio, falso ideologico e tentato peculato. L’uomo è stato assessori ai Servizi sociali del Comune di Lecce dal 2004 e il 2010, nella giunta di centrodestra guidata dal precedente sindaco Paolo Perrone. Dal 2010 poi, in seguito all’elezione al consiglio regionale della Puglia con il Popolo delle libertà, la carriera politica di Marti è stata in costante ascesa. Eletto poi alla Camera dei deputati nel nella circoscrizione Puglia, è passato a FI, salvo abbandonarlo per divergenze con Berlusconi, aderendo così ai Conservatori e riformisti guidati da Raffaele Fitto. Nel 2015 il passaggio al Gruppo misto insieme ad altri deputati Cor, per poi aderire nel novembre dello scorso anno a Noi con Salvini, conquistando l’elezione al Senato alle ultime elezioni politiche. Ora, il suo nome compare tra i numerosi indagati nell’inchiesta leccese. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“EX ASSESSORE HA CHIESTO ANCHE PRESTAZIONI SESSUALI”
Spuntano particolari inquietanti riguardo l’inchiesta che ha portato a Lecce all’arresto di 7 persone e 46 indagati con l’accusa di aver scmabiato voti per alloggi popolari. Luca Pasqualini, ex assessore della giunta Perrone oggi consigliere di centrodestra, è accusato anche «di avere approfittato delle prestazioni di una donna» che «sarebbe la moglie di un uomo residente nel Quartiere Stadio che sarebbe stato particolarmente raccomandato all’assessore per avere una casa parcheggio». Lo scrive il Nuovo Quotidiano di Puglia, secondo cui le indagini hanno documentato uno scambio di telefonate e messaggi con questa donna con cui ci sarebbero stati due incontri. L’inchiesta principale fu aperta tre anni fa e conobbe un primo momento di svolta nel pieno della campagna elettorale 2017, quando si scoprì che intere palazzine sarebbero state assegnate con criteri poco trasparenti, tra il 2006 e il 2016. (agg. di Silvana Palazzo)
ARRESTATE DUE PERSONE VICINE ALLA MALAVITA
Un blitz delle forze dell’ordine ha scosso il mondo politico di Lecce. 7 persone sono state arrestate nelle scorse ore, di cui due in carcere e cinque ai domiciliari, con l’aggiunta di altre due con obbligo di dimora. Si tratta di personaggi facenti parte dell’amministrazione comunale, o comunque ex, che offrivano alloggi popolari in cambio del voto elettorale di colui che riceveva il “dono”. Per quanto riguarda i due che sono finiti in manette, si tratta di Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, entrambi ritenuti molto vicini alla malavita organizzata. Inoltre, entrambi sono accusati di aver pestato un uomo nel 2013, colui che poi diede vita all’inchiesta penale. Come scrive Il Fatto Quotidiano, dalle intercettazioni telefoniche sono emersi anche nomi importanti della politica, ma che nulla hanno a che fare con l’inchiesta. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ANCHE IL SENATORE MARTI
Voti elettorali in cambio di alloggi popolari: questo lo scandalo che travolge Lecce. Secondo è stato messo in piedi un sistema per acquisire il consenso dei potenziali beneficiari dei pubblici alloggi. Procacciavano voti in favore dei candidati del proprio partito per aumentare il proprio peso all’interno di esso e nei confronti del suo leader. Ora le 46 persone indagate – tra ex amministratori comunali, consiglieri comunali e dirigenti del Comune – devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico. Dalle intercettazioni telefoniche e dai capi di imputazione emergono i nomi di vari big della politica locale e nazionale, ma è stato escluso il loro coinvolgimento nel mercato illecito dello scambio di voti in cambio di alloggi popolari. Come riportato da Repubblica, tra gli indagati c’è il senatore leccese della Lega Roberto Marti, accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico. (agg. di Silvana Palazzo)
LECCE, VOTI IN CAMBIO DI CASE POPOLARI
Maxi operazione delle forze dell’ordine in quel di Lecce: sette persone sono state arrestate mentre 46 risultano indagate, nell’ambito di una “compravendita” di voti avvenuta nel 2017. I coinvolti sono ex amministratori comunali, consiglieri e dirigenti, alcuni dei quali ancora in carica, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico. In particolare, si legge sul Quotidiano di Puglia, ai domiciliari sono finiti “l’ex assessore e attuale consigliere comunale Attilio Monosi (centrodestra), il consigliere comunale Pd Antonio Torricelli, l’ex assessore della giunta Perrone Luca Pasqualini (centrodestra), il dirigente comunale Lillino Gorgoni e il 27enne Andrea Santoro, leccese”.
CINQUE AI DOMICILIARI E DUE IN CARCERE
Stando a quanto emerso dalle indagini, è stata accertata l’assegnazione indebita di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, più comunemente noti come case popolari, a persone che invece non erano collocate in graduatoria. Inoltre, agli arrestati si contesta l’occupazione abusiva di alloggi resisi disponibili per l’assegnazione, nonché l’accesso illegittimo a forme di sanatoria. Stando a quanto sostengono gli inquirenti, la finalità dei politici era quella di fornire alloggi a persone di cui non avevano diritto, di modo da ottenere in cambio il loro consenso elettorale. Delle sette persone arrestate, due sono finite in manette mentre cinque ai domiciliari, inoltre, ve ne sono altre due con obblighi di dimora.