Anche la Curva Nord dell’Inter, attraverso l’avvocato Mirko Perlino che è a tutti gli effetti il legale del direttivo degli ultras nerazzurri, ha smentito categoricamente la ricostruzione che avrebbe visto attuata una vendetta tra tifosi legata al caso dell’accoltellamento di Niccolò Bettarini presso la discoteca Old Fashion. Attraverso l’avvocato Perlino i rappresentanti della Curva Nord: “Smentiscono assolutamente di conoscere Niccolò Bettarini e soprattutto di aver fatto picchiare i suoi aggressori.” C’è ora da fare ulteriore chiarezza sull’intercettazione che ha visto il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini parlare esplicitamente di una spedizione punitiva da parte dei tifosi interisti della Nord nei confronti dei suoi aggressori nella drammatica notte all’Old Fashion. (agg. di Fabio Belli)
LA SMENTITA DEL PM
Il figlio 19enne di Simona Ventura e Stefano Bettarini, Niccolò, vittima di una aggressione avvenuta lo scorso luglio davanti all’Old Fashion, noto locale della movida milanese, sarebbe stato intercettato al telefono mentre parlava con un amico al quale riferiva di un presunto pestaggio in cella a scapito dei suoi aggressori. A riferirlo al giovane, i capi della curva dell’Inter che a sua detta, come trapela dalla stessa intercettazione, gli avrebbero fatto visita in ospedale. A smentire quanto contenuto nell’intercettazione choc ora agli atti dell’inchiesta sarebbero però gli stessi inquirenti, per i quali in carcere non sarebbe avvenuto alcun pestaggio a carico dei quattro aggressori in carcere per tentato omicidio e che si avviano sempre di più verso il processo. Secondo le indiscrezioni tutti e quattro i fermati per l’accoltellamento di Bettarini jr chiederanno di essere giudicati con rito abbreviato, godendo così, in caso di condanna, di uno scontro pari ad un terzo della pena. A smentire il presunto pestaggio anche il legale della curva nord, l’avvocato Mirko Perlino ed anche la stessa procura. Secondo SkyTg24, il pm non riterrebbe vero il “cartone” dato da Bettarini a uno degli aggressori. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
INQUIRENTI NON GLI CREDONO
I quattro ragazzi fermati per il tentato omicidio di Niccolò Bettarini non hanno subito alcun pestaggio in carcere. Le parole al telefono del figlio 19enne di Simona Ventura e Stefano Bettarini, aggredito il primo luglio scorso a Milano, non sono ritenute credibili dagli inquirenti, stando a quanto riportato dal Secolo XIX. Il ragazzo, intercettato nell’inchiesta del pm Ramondini, al telefono con un altro amico diceva di aver dato un «cartone», cioè un pugno, prima di essere aggredito, ma anche su questo aspetto le parole di Bettarini jr non hanno convinto gli inquirenti. Nei prossimi giorni comunque, dopo il deposito delle istanze delle difese, verrà fissato il processo con rito abbreviato per i quattro ragazzi accusati di tentato omicidio, Davide Caddeo, Alessandro Ferzoco, Andi Arapi e Albano Jakei. La difesa di Ferzoco ha chiesto al gup Salvini l’acquisizione delle cartelle cliniche per valutare l’entità delle lesioni rispetto all’accusa formulata e la testimonianza in aula di Bettarini sulla ricostruzione di quanto accaduto. (agg. di Silvana Palazzo)
SI AVVICINA IL PROCESSO…
Torna al centro delle vicende di cronaca Niccolò Bettarini, il figlio di Stefano e Simona Ventura, aggredito a coltellate lo scorso mese di luglio fuori dalla discoteca milanese Old Fashion. Il ragazzo è stato intercettato dagli inquirenti, e una sua telefonata “particolare” è stata resa pubblica: l’aggredito si vanta infatti con un amico per il fatto che i suoi aggressori, tutt’ora in carcere, sarebbero stati malmenati su ordine degli ultras interisti, che volevano appunto vendicare Bettarini junior, notizia poi seccamente smentita. Nel frattempo si avvicina il processo con il rito abbreviato per i quattro ragazzi in carcere, Davide Caddeo, difeso dal legale Antonella Bisogno, Alessandro Ferzoco, difeso dall’avvocato Mirko Perlino, e gli albanesi Andi Arapi (con l’avvocato Simona Uzzo) e Albano Jakei (con il legale Daniele Barelli). Dopo il deposito delle istanze delle difese, prenderà il via l’udienza, a cui Bettarini stesso è stato chiamato come testimone dalla difesa di Ferzoco. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA SMENTITA DELL’AVVOCATO
È stato l’avvocato Mirko Perlino, che assiste il direttivo della curva nord dell’Inter, a riportare la smentita dei capi ultrà in merito al loro presunto coinvolgimento in un’aggressione ai danni dei ragazzi che hanno picchiato Niccolò Bettarini. «Non abbiamo mai fatto visita in carcere alle persone arrestate per la sua aggressione né, soprattutto, le abbiamo fatte picchiare». Il legale ha spiegato, come riportato da SkyTg24, che il suo assistito – che risulta tra le quattro persone in carcere per l’aggressione al figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini – non gli ha riferito di alcun pestaggio subito, così come non risulta che gli altri tre siano stati picchiati. Al telefono con un amico però Niccolò Bettarini ha anche ricostruito la lite che ha portato all’accoltellamento e la sua versione, precisano gli investigatori, conferma quanto emerso nel corso delle indagini. «Mi ricordo che noi stavamo andando al paninarolo (venditore di panini, ndr) e poi la Zoe (amica di Bettarini, ndr) ha urlato dall’altra parte della strada e siccome la Zoe ha urlato io cioè senza pensarci sono corso. E mi ha detto che stavano prendendo Andrea Ilardo che va beh sì è mio amico ma non di certo come voi… allora boh sono arrivato da ‘sto albarolo (il giovane albanese arrestato, ndr) e gli faccio… “oh, lo mollate o no?” e lui mi fa: “hai gli orecchini come i miei” e boom da lì fra’… 10 – 15 persone non c’ho capito più un ca**o… e poi no va beh però meglio così… che è andata bene, per come poteva andare». (agg. di Silvana Palazzo)
NICCOLÒ BETTARINI, AGGRESSORI PICCHIATI IN CARCERE?
Gli ultras dell’Inter hanno fatto picchiare gli aggressori di Niccolò Bettarini in carcere. È quanto emerge da un’intercettazione agli atti dell’inchiesta sull’aggressione subita dal figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini lo scorso 1 luglio davanti all’Old Fashion. Quando era in ospedale avrebbe «ricevuto la visita dei capi della curva dell’Inter», i quali gli avrebbero detto «che a San Vittore hanno fatto picchiare i suoi aggressori». Gli ultras nerazzurri «li hanno fatti gonfiare come le “prugne” sia dagli sbirri che da quelli dentro». Questo è quanto viene riassunto nell’informativa agli atti dell’inchiesta della Squadra mobile e coordinata dal pm Elio Ramondi. Riassume un’intercettazione del 7 luglio scorso nella quale Niccolò Bettarini, parlando al telefono con un amico, gli racconta appunto quando detto dai capi della curva dell’Inter durante la loro visita. I rappresentanti della curva nord dell’Inter hanno però smentito «assolutamente di conoscere Niccolò Bettarini» e «soprattutto di aver fatto picchiare i suoi aggressori».
SPUNTA INTERCETTAZIONE: “ORDINE DEGLI ULTRAS DELL’INTER”
L’informativa rivelerebbe retroscena inquietanti in riferimento all’implicazione di una tifoseria di calcio e di agenti della polizia penitenziaria in certi atteggiamenti di stampo tipicamente mafioso. Ma permangono i dubbi visto che uno degli arrestati per l’aggressione a Niccolò Bettarini sarebbe un’ultras dell’Inter legato agli ambienti di estrema destra. La vicenda comunque va avanti e il gip ha disposto il rito immediato a carico dei quattro fermati per tentato omicidio e gli imputati in questi giorni, come riportato da Agi, chiederanno tutti di essere giudicati con rito abbreviato. Nelle intercettazioni Bettarini jr ha raccontato all’amico la sua versione dei fatti sulla notte dell’aggressione. «Si avvicina sto “albanollo” e mi dice “tu c’hai gli orecchini come i miei” (…) mi ha dato il buffettino in faccia, io gli ho dato un cartone (…) e poi boh me ne sono trovati quindici addosso (…) da lì non ho più capito niente».