Quello dello stop alle aperture domenicali e festive è un tema che Luigi Di Maio aveva già affrontato all’inizio dell’estate. Ora però ha deciso di ribadirlo, una scelta tutt’altro che casuale. Giovedì in commissione Attività produttive alla Camera prenderà il via l’esame dei disegni di legge sulla chiusura domenicale. La conferma è arrivata peraltro di domenica in una delle città più commerciali d’Italia, Bari, e in particolare in quello che può considerarsi il più grande centro commerciale del Sud, la Fiera del Levante. Di Maio può contare sul sostegno della Chiesa. «Una grazia di Dio», il commento di monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, per anni presidente della Commissione Cei per il Lavoro e da sempre contrario alle aperture domenicali. E infatti aggiunge: «Fu Costantino a introdurre, nel lontano 321, il riposo festivo». (agg. di Silvana Palazzo)



SCONTRO TRA GRANDE DISTRIBUZIONE E SINDACATI

Luigi Di Maio promette entro la fine dell’anno una legge che imponga lo stop la domenica e nei giorni festivi delle aperture dei negozi e dei centri commerciali, ma non tutti sono d’accordo. La grande distribuzione organizzata, ad esempio, ha espresso tutta la sua preoccupazione. L’allarme occupazione è stato lanciato dall’ad e direttore generale di Conad, Francesco Pugliese, e rilanciato poi dal presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara. Più cauta è invece Confcommercio, che si dice disponibile al dialogo per «una regolamentazione minima e sobria» delle chiusure festive. Netta invece è la posizione dei sindacati, promotori peraltro di diverse campagne contro la spesa nei giorni festivi. «Intervenire è una priorità», insiste la segretaria generale della Filcams-Cgil, Maria Grazia Gabrielli, ritenendo «indispensabile un confronto per porre un limite alle aperture incontrollate, che in questi anni hanno stravolto il settore e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende del commercio». (agg. di Silvana Palazzo)



CONAD CONTRARIA: “A RISCHIO 50MILA POSTI”

Non tutti vedono di buon occhio la svolta annunciata dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio, secondo cui entro la fine del 2018 i negozi resteranno chiusi la domenica. A rappresentare tutte le titubanze del caso è soprattutto la grande distribuzione. Come riportato da Il Messaggero, secondo l’amministratore delegato e direttore generale di Conad, Francesco Pugliese, a rischio finirebbero 40-50mila posti di lavoro:”La grande distribuzione occupa 450 mila dipendenti le domeniche incidono per il 10% e quindi sicuramente avremo circa 40-50mila tagli. Ora quei 400 mila saranno felici di non lavorare, i 50 mila non so se lo saranno”. Ma le perplessità non riguardano soltanto i lavoratori, bensì gli stessi consumatori. Secondo l’ad di Conad, infatti, la liberalizzazione delle aperture guarda soprattutto “nell’ottica dei cittadini. Ci sono 19 milioni e mezzo di persone che vanno a fare la spese nei negozi la domenica”. agg. di Dario D’Angelo)



NEGOZI CHIUSI DOMENICA, VIA LIBERA DA IMPRENDITORI

Cosa ne pensano gli imprenditori italiani della proposta della maggioranza sulla chiusura dei negozi la domenica? A quanto pare dalle prime reazioni c’è un’apertura a modificare l’attuale andamento delle cose. Come riportato dall’Ansa, Confesercenti ha salutato con “ddisfazione la presentazione in Commissione Attività Produttive della proposta di legge della Lega che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali. Era tempo di dare un segnale a migliaia di italiani, imprenditori e lavoratori, che aspettano un intervento correttivo sulla deregulation totale oggi in vigore”. Secondo Confesercenti, “le liberalizzazioni delle aperture delle attività commerciali, introdotte dal governo Monti a partire dal primo gennaio 2012, avrebbero dovuto dare una spinta ai consumi, grazie all’aumento delle opportunità di acquisto per i consumatori. Ma che non sembra essersi trasformato in acquisti reali: nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono state inferiori di oltre 5 miliardi di euro ai livelli del 2011, ultimo anno prima della liberalizzazione”. A questo punto, conclude la nota, “è importante arrivare ad una revisione dell’attuale regime con una norma condivisa e sostenibile. Noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche”. (agg. di Dario D’Angelo)

MINISTRO FONTANA, “LEGGE GIUSTA”

Non solo il M5s, anche la Lega spinge da tempo sulla chiusura – o almeno una rigida regolamentazione anti liberalizzazioni – dei negozi la domenica: nelle scorse ore, mentre Di Maio parlava dalla Puglia del pieno appoggio alla proposta di legge che “stoppi” il lavoro domenicale su più settori del commercio, anche il Ministro Fontana si è detto favorevole alla chiusura in determinati momenti della settimana. «Fare in modo che ci sia un giorno di riposo settimanale, ed in particolare modo la domenica, con le famiglie che possono restare a casa magari con i figli, è sicuramente una cosa ovviamente giusta che condivido», ribadisce il Ministro della Famiglia, che poi aggiunge alcune “limitazioni” all’Ansa «Ci sono esigenze territoriali differenti. Ad esempio le città turistiche. Ci saranno tutte le possibilità per le città che hanno particolari esigenze per le aperture». (agg. di Niccolò Magnani)

“LA LEGGE GIOVERÀ A FAMIGLIE E GIOVANI”

La chiusura dei negozi la domenica gioverà alle famiglie e ai giovani. Ne è certo il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, che intervenendo quest’oggi a margine della Fiera del Levante di Bari, ha spiegato: «Ci sono genitori che non riescono a stare neanche più un giorno a casa con i figli perché dal lunedì alla domenica stanno nei negozi come tanti giovani che dal lunedì alla domenica stanno a lavorare nei centri commerciali. Bisogna ricominciare a disciplinare gli orari di apertura e chiusura». Oltre alle proposte di legge di Lega (più rigida) e del Movimento 5 Stelle (meno rigida), vi sono altre due proposte in ballo: quella del Partito Democratico e quella di iniziativa popolare. Senza dubbio fra le quattro la più morbida è quella del Pd, che porta la firma di Gianluca Benamati. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SI TROVERA’ UN ACCORDO LEGA-M5S?

Luigi Di Maio promette di bloccare le aperture domenicali dei centri commerciali. A margine della visita alla 82esima Fiera del Levante a Bari, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha spiegato che entro la fine dell’anno verrà approvata una legge per la chiusura nei weekend e nei giorni festivi dei centri commerciali, con turnazioni e orario non più liberalizzato, come invece aveva fatto il governo Monti. Su questa materia il 6 settembre scorso è arrivata la proposta di legge a firma Lega che vuole abrogare l’articolo 31 del cosiddetto “Salva Italia”, norma con la quale il governo Monti ce aveva liberalizzato l’apertura dei negozi, lasciando agli esercenti totale autonomia. Accanto alla proposta leghista ce n’è una in Commissione a cui hanno lavorato i colleghi di governo pentastellati. Resta da capire se tra le due proposte si arriverà ad un risultato comune. (agg. di Silvana Palazzo)

DI MAIO: “NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA ENTRO 2018”

Dal Digithon di Bisceglie alla Fiera del Levante di Bari, il Ministro Di Maio lancia la sua personale battaglia contro le liberalizzazioni, dando ancora spazio alla legge così criticata in questi giorni sull’ipotesi di chiusure domenicali di negozi e centri commerciali. «Abbiamo tantissimi progetti allo studio, oltre al reddito di cittadinanza che resta il punto cardine e si deve fare, abbiamo misure per i commercianti per i piccoli imprenditori, per medi e per i grandi. In materia di commercio sicuramente entro l’anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali, con delle turnazioni e l’orario che non sarà più liberalizzato, come fatto dal governo Monti. Quella liberalizzazione sta infatti distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare orari di apertura e chiusura», ha spiegato il leader M5s in diretta Facebook. Qualche ora prima al Digithon Di Maio aveva rilanciato spiegando come «Ci sono dei beni necessari alla sopravvivenza di una nazione, come infrastrutture strategiche, a partire dalla banda larga. A un certo punto ci si è resi conti che le liberalizzazioni non funzionavano, ma oggi quando corri ai ripari devi tener conto dei diritti acquisiti dei soggetti privati, quindi sarà difficile perché bisogna onorare gli impegni e perché ci sono aree che non generano profitto in cui però dobbiamo entrare. Siamo a buon punto su tutti questi dossier. Io non metto al centro i soldi che possiamo guadagnare ma cosa possiamo fare per il futuro del nostro Paese, tenendoci stretti un nostro bene». (agg. di Niccolò Magnani & Silvana Palazzo)

MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO IN BILICO

L’occupazione è a serio rischio nel caso in cui i negozi dovessero rimanere chiusi la domenica. E’ questo l’allarme lanciato nelle scorse ore da Domenico Gradara, presidente di Federdistribuzione, associazione della grande distribuzione. Come riferito dall’agenzia Ansa, ha spiegato: «La domenica è il secondo giorno della settimana per fatturato», e il settimo giorno della settimana vi sono circa 12 milioni di persona di media che fanno acquisti. Pensiero simile quello di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori: «E’ paradossale – dice – pensare alle chiusure domenicali», pubblicando tra l’altro i dati istat sulle vendite, che vedono un netto calo rispetto agli scorsi anni, anche nel periodo dei saldi. «Diventa una priorità per il Governo – aggiunge e chiude – concentrare le poche risorse pubbliche per aumentare il reddito disponibile di chi fatica ad arrivare alla fine del mese, invece di voler ridurre le tasse anche a chi sta meglio». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA?

Lo stop all’apertura domenicale divide. Il governo pensa alla revisione delle liberalizzazioni di Monti sugli orari di apertura degli esercizi commerciali e il dibattito si infiamma. C’è chi lancia l’allarme sulle ripercussioni per consumi e lavoro, e chi invece già esulta alla notizia che il governo M5s-Lega ha avviato l’iter per arrivare alla chiusura dei negozi alla domenica. E il mondo del commercio è diviso a sua volta. I piccoli esercizi sono contrati alle liberalizzazioni sulle aperture volute nel 2013 da Monti, mentre la grande distribuzione le difende. Di certo comunque al momento non c’è nulla, perché le proposte sono diverse. Quella della Lega è più restrittiva: punta solo su 8 aperture l’anno tra domeniche e festivi, mentre quella del Movimento 5 Stelle ne prevede una al mese. Nel dibattito intervengono anche i consumatori. Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori (Unc), «è paradossale pensare alle chiusure domenicali», soprattutto in un momento di crisi nera per il commercio.

NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA? LE PROPOSTE DI M5S E LEGA

Sono due le proposte di revisione della disciplina degli orari dei negozi che sono state presentate in Commissione attività produttive alla Camera. Una ha Barbara Saltamartini della Lega come primo firmatario, l’altra Davide Crippa del Movimento 5 Stelle. Nella prima versione sono le regioni che, dopo aver sentito gli enti locali, mettono a punto il calendario. Le uniche deroghe concesse sono quattro domeniche di dicembre e altri quattro giorni – tra domeniche e festivi – nel corso di un anno. Nella versione pentastellata invece spetta sempre alle regioni il compito di stabilire le nuove regole prevedendo turni tra i negozi che però non potranno essere aperti per più di una domenica al mese. Ma queste due non sono comunque le uniche proposte all’esame dei deputati: c’è un provvedimento firmato da Gianluca Benamati del Pd che riproduce il testo unico, e dunque su cui si era registrato un consenso trasversale, approvato a Montecitorio proprio nella scorsa legislatura.