La notizia un tempo avrebbero richiesto un’edizione straordinaria del telegiornale o una non stop di Mentana, vista la sua gravità. Il titolo potrebbe essere: “Fate attenzione, potreste trovarvi un esercito di kamikaze jihadisti in Italia. Parola di pentito”.

Ed in effetti grazie alle confessioni di un pentito e al lavoro svolto da inquirenti e forze dell’ordine, la Dda di Palermo ieri all’alba ha fermato 15 persone. Ce n’è abbastanza per essere preoccupati, soprattutto a Palermo, visto che tutto il traffico di uomini e mezzi partiva dalla Tunisia e giungeva in Sicilia. I dettagli, frutto di intercettazioni e altro materiale raccolto in molti mesi di lavoro dai magistrati palermitani, sono ora noti a tutti.



Ma quando ieri mattina qualche collega e amico del Nord mi ha telefonato per chiedermi quale fosse “il clima in città”, non ho potuto che evidenziare la pioggia battente e ininterrotta che cadeva dalle prime luci dell’alba.

Nel commentare poi la notizia in molti si conveniva sulla sua gravità e sulle conseguenze che essa avrebbe avuto nell’acceso dibattito politico oggi presente nel Paese in tema d’immigrazione. Il timore è che la pericolosità dei fatti possa portare nuove frecce alle faretre, già colme, di quanti identificano in questo problema il primo e il più grave del paese. Ma come dar torto a quanti si sono fatti prendere, talvolta con fondati motivi, dal clima di paura che porta a ritenere nemiche e tendenzialmente pericolose quelle stesse persone che fino ad un anno si incontravano per strada, talvolta svolgevano lavori e lavoretti precari e non si aveva timore a chiamare fratelli?



Sempre nel corso di una di queste telefonate l’argomento si è casualmente spostato su un altro clima meteorologico: l’arrivo della neve la settimana scorsa a Palermo. È noto a tutti che se un acquazzone più lungo del solito la blocca, una nevicata, seppur di meno di 48 ore, può paralizzare tutto e tutti. Eppure in quei pochi giorni per noi di “grande freddo” si è messa in moto in città una macchina della solidarietà che ha portato ad una raccolta straordinaria di coperte e indumenti invernali per i tanti bisognosi, italiani non, di pelle bianca e non, europei e non, che affollano non solo i portici, ma anche le tante strutture di accoglienza esistenti. Si sono viste persone in coda e al freddo in attesa di donare generi di conforto, talvolta anche acquistati per l’occasione, a quanti pativano certamente più freddo di loro.



E poiché la politica da noi è come il calcio – siamo tutti competenti, ma preferiamo guardarlo in televisione -, qualcuno con sommessa malizia chiedeva: ma quanti tra questi la pensano come Salvini, eppure sono qua a portare generi di ristoro a questi poveracci?

A queste domande non bisogna dare risposta, ma alla preoccupazione che a causa del clima di paura generato da una notizia come questa si possa inaridire una delle fonti più pure e più sane della nostra convivenza civile, la solidarietà, sì! Ci rassicura il ricordo dei palermitani in coda per donare tè caldo e coperte a chi in quei giorni era privo di una adeguata sistemazione.

E dunque, mentre ci auguriamo che forze dell’ordine e magistratura ci difendano, come finora hanno egregiamente fatto, dai pericoli del terrorismo, a noi sta la responsabilità di non dimenticare che chi non ha nulla da spartire con il terrorismo va aiutato, in attesa che politici, leggi, regolamenti, accordi internazionali, Unione Europea, e chi più ne ha più ne metta, facciano la loro parte.