Sono numerose le reazioni politiche dopo la sentenza sui fattorini della Foodora, che da qualche ora a questa parte dovranno essere trattati come dei normali dipendenti dall’azienda per cui lavorano. «Si è stabilito un importante principio – le parole di Cesare Damiano, leader dei Laburisti Dem, riportate da Repubblica che, mi auguro, farà scuola». Al momento della sentenza era presente in aula anche il segretario regionale del Pd in Piemonte Paolo Furia: «Il partito democratico – ha spiegato – è mancato per troppo tempo da alcuni scenari di conflitto e di tensione in materia di lavoro. Un ragazzo mi ha contestato perché il Pd ‘li ha lasciati soli’ e, da precario trentenne, la contestazione di un coetaneo incazzato mi ha fatto male. Ma è pure vero che non basta un approccio di governo per risolvere i problemi. Ci vuole anche che qualcuno si faccia carico di rappresentare delle istanze». Infine il pensiero del segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, e del capogruppo di Leu alla Regione Piemonte, Marco Grimaldi: «Finalmente il giudice ha riconosciuto alcune semplici verità: chi è diretto e organizzato da un datore che trae profitto dalla sua fatica, è un lavoratore, a tutti gli effetti subordinato. Altro che lavoretti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



FOODORA, IL COMMENTO DI MAURIZIO MARTINA

Sentenza ribaltata e soprattutto “pilota” per le generazioni future, la decisione della Corte d’Appello di Torino riapre la partita del lavoro-rider in Italia con il food delivery che cresce di pari passo ogni anno sempre di più: è una mezza vittoria, perché il reintegro non è arrivato e nemmeno, ovviamente, l’assunzione. «La sentenza di oggi della Corte d’Appello di Torino riconosce ai riders le stesse spettanze e tutele del contratto nazionale della logistica come la Cisl, insieme a Cgil e Uil, ha sempre chiesto», spiega Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, che sottolinea «Chiediamo pertanto al Ministro del Lavoro Di Maio di riconvocare subito il Tavolo sui riders così da costruire definitivamente un accordo collettivo che generalizzi i principi oggi stabiliti a Torino. Chiediamo alle aziende del food delivery infine di uscire dal guscio e di trattare con i sindacati un contratto dignitoso». Tra i primi politici a commentare la sentenza contro Foodora, Maurizio Martina ex Segretario Pd spiega su Twitter «Bene la sentenza che dà più tutele ai rider, ignorati dal governo. Adesso approvare presto la legge per il salario minimo legale #Foodora».



FOODORA, PRIMA VITTORIA PER I RIDERS

Hanno vinto loro, in Corte d’Appello con una sentenza che a suo modo diverrà storica: sono gli ex rider di Foodora, cinque in tutto, che si appellavano alla Corte di Giustizia per ottenere pari dignità e diritti nella azienda tedesca (dallo scorso ottobre assorbita in Italia da Glovo, ndr): i giudici della Corte d’Appello di Torino hanno riconosciuto e accolto il ricorso dei rider, ribaltando la sentenza di primo grado, rendendo così legittima la richiesta di parità economica rispetto ai lavoratori subordinati del settore della logistica. Dopo la bocciatura dello scorso aprile, ci si attendeva una conferma in Appello al netto dei tanti appelli rilanciati da rider in questi mesi: e invece oggi clamorosamente la Corte fa dietrofront e riconosce pari diritti ai rider del food delivery, proprio come dipendenti. Ricordiamo che i cinque ex fattorini ricorrenti erano stati allontanati da Foodora dopo le proteste in piazza per lo sciopero relativo alla paga oraria: i rider chiedevano anche il reintegro e l’assunzione ma su questo neanche il giudice in Appello ha dato loro ragione, così come ha poi respinto anche la richiesta di risarcimento per le violazioni – presunte – della privacy attraverso l’app dello smartphone tramite cui lavoravano gli incarichi di food delivery.



PRIMA SENTENZA CONTRO IL FOOD DELIVERY

La vera vittoria dei rider contro la loro ex azienda riguarda perciò più i loro colleghi nel prossimo futuro che non tanto la loro posizione in azienda: gli avvocati Sergio Bonetto e Giulia Druetta hanno ottenuto il pieno risarcimento dei pagamenti e dei contribuiti previdenziali non goduti. Come riporta l’ordinanza della Corte, «riconosciuto il diritto degli appellanti a vedersi corrispondere quanto maturato in relazione all’attività lavorativa da loro effettivamente prestata in favore di Foodora sulla base della retribuzione diretta, indiretta e differita stabilita per i dipendenti del quinto livello del contratto collettivo logistica-trasporto merci dedotto quanto percepito». Infine, come riporta Repubblica, Foodora dovrà ora riconoscere un terzo delle spese legali sostenute dai cinque ex rider che complessivamente ammontano a 30mila euro. Solo qualche mese fa, dopo il ricorso respinto, l’avvocato Bonetto spiegava «Purtroppo oggi non è stata fatta giustizia, questo è il nostro Paese. Quello che colpisce di più è che un’azienda può mandare chiunque a lasciare pacchi senza alcuna tutela»: oggi cambia tutto e il ricorso diventa effettivo, creando un precedente molto importante per tutta la categoria.