Dopo l’arrivo e l’arresto su suolo italiano di Cesare Battisti, anche per Alberto Torregiani e tutte le vittime delle operazioni terroristiche fatte dal latitante per quasi 40 anni verso la fine degli anni Settanta, un piccolo sospiro di sollievo è stato tratto: «Non si può perdonare qualcuno che non vuole essere perdonato. Noi siamo coerenti con i nostri pensieri, lui con i suoi. Il perdono si dà per qualcos’altro. È sicuro che nei suoi confronti non c’è odio, rancore o desiderio di vendetta. Noi abbiamo solo chiesto giustizia», ha spiegato il figlio del gioielliere ucciso dopo il breve incontro tenuto ieri sera con Salvini. Lo stesso Ministro degli Interni questa mattina, prima dello sbarco a Ciampino, è stato attaccato sui social dopo un post in cui scriveva «Alle 11.30 arriva in Italia l’assassino comunista #CesareBattisti. Sarò puntuale in aeroporto. Oggi è una giornata di GIUSTIZIA per la memoria delle vittime di questo criminale, per i loro famigliari e per tutti gli italiani». Non tutti i followers infatti hanno gradito l’utilizzo della parola “comunista”, sebbene Battisti non abbia mai rinnegato la sua fede politica nel nome della quale ha compiuto le sue “gesta di espropri proletari” con i nuclei PAC durante gli Anni di Piombo: «mi dispiace, ma stavolta non sono d’accordo… Un assassino NON ha colore politico… È un assassino e basta… Sottolineando la parola comunista, si vuole solo strumentalizzare la parola, facendo passare tutti coloro che son di sinistra come gli agitatori cattivi e contro lo stato… Di certo quelli di destra non mi pare siano degli angioletti». Salvini ha ribattuto che si tratta, proprio come sempre detto da Cesare Battisti, di un latitante comunista e come tale non si può certo “nasconderlo”.
“QUESTA VICENDA MI HA SVUOTATO, ORA È FATTA”
«Con Salvini ci siamo congratulati a vicenda. Sono rammaricato perché i governi precedenti non hanno avuto la stessa caparbietà di questo che è riuscito nella cattura di Battisti»: Torreggiani ha ulteriormente spiegato alcuni passaggi del suo incontro privato con il Ministro a margine della Scuola di Formazione Politica della Lega, non prima di ammettere come la vicenda dell’intera latitanza di Cesare Battisti lo abbia letteralmente “svuotato” di ogni energia psichica e fisica. «Sono talmente esausto di questa storia che adesso sono svuotato. Doveva succedere anni fa», racconta Alberto Torregiani fiero del lavoro fatto nella sua vita, nella sua famiglia, pur con la tragedia assurda che lo ha colpito. «La ferita non è ancora chiusa, sarà chiusa quando sarà determinata la carcerazione», ammette il figlio del gioiellieri ucciso da tre terroristi dei PAC “coordinati” dal latitante in arrivo nei prossimi giorni in Italia su un volo diretto del Governo italiano. Secondo lo stesso Ministro Salvini poco fa intervenuto a Non è l’Arena di Massimo Giletti, «L’aereo con a bordo Cesare Battisti domani mattina alle 12.30 arriva all’Aeroporto di Ciampino».
“DOPO 40 ANNI MIO PADRE RIPOSERÀ IN PACE”
Subito dopo il discorso tenuto da Salvini alla Scuola di Formazione politica della Lega, Alberto Torregiani ha chiesto allo stesso ministro una salda fermezza: «possiamo gioire ma non essere euforici. Finché non lo vediamo atterrare in Italia non è ancora scontato che avremo giustizia. Penso che mio padre, Sabatini e Campagna, dopo 40 anni, possano finalmente riposare in pace», ha aggiunto con le lacrime agli occhi ai colleghi del Corriere della Sera il figlio del gioielliere trucidato dai PAC ormai quarant’anni fa. In merito all’incontro diretto tra i due, lo stesso Torregiani conferma «ci siamo congratulati a vicenda. Salvini ci ha messo la faccia», che lo ricorda combattivo sulla vicenda di Cesare Battisti già anni fa a Bruxelles quando andò a parlare da cittadino alla plenaria. Non solo, conclude Alberto Torregiani, «quando Salvini è diventato Ministro dell’Interno una delle prime cose che ha fatto è stata chiamarmi e poi ci siamo sentiti spesso»: gli disse al telefono, «vedrai che lo prendiamo» e oggi, quella promessa, è stata mantenuta.
INCONTRO CON SALVINI DOPO LA CATTURA DI BATTISTI
Alberto Torregiani dopo tutti questi anni non riesce a “scomporsi” più di tanto sulle notizie in merito a Cesare Battisti: troppe latitanze, troppo fughe, troppe promesse mai mantenute, eppure questa volta, dopo la cattura in Bolivia e con il Presidente del Brasile Bolsonaro intento a consegnare alla giustizia italiana l’ex terrorista dei Nuclei per i Proletari Armati per il Comunismo, forse la conclusione della vicenda è realmente assai prossima. Il figlio del gioielliere Pier Luigi Torregiani – trucidato in pieni anni di piombo il lontano 16 febbraio 1979 a Milano – oggi ha incontrato “per caso” il Ministro degli Interni Matteo Salvini, principale artefice dell’accordo col Brasile per stringere la morsa attorno al latitante più celebre della storia rete italiana. «È fatta. Credo che sia la volta buona», spiega quell’allora 15enne che vide il padre ucciso in un agguato e lui stesso rimase disabile a vita per il ferimento delle gambe. Torreggiani è andato alla Scuola Politica della Lega, «Sono qui come testimonial dell’associazione Fare Ambiente, è un caso che oggi ci sia qui anche il ministro, ascolterò il suo intervento» ha spiegato il figlio del gioielliere ucciso dai terroristi PAC ai cronisti accorsi numerosi dopo la cattura in Bolivia di Cesare Battisti.
ALBERTO TORREGIANI, UNA BATTAGLIA LUNGA UNA VITA
I processi italiani giudicarono colpevole per concorso “morale” dell’omicidio Torregiani – in quanto partecipante alla riunione in cui si decise l’omicidio e quindi come co-ideatore e co-organizzatore vennero condannati – quel Cesare Battisti oggi preso dopo una lunghissima latitanza: fu condannato a 13 anni di carcere, poi all’ergastolo in appello per altri omicidi in quello stesso periodo di fortissima tensione politica. «Battisti verrà riportato in Brasile e da lì riprenderà l’iter dell’estradizione. Nell’arco di un paio di settimane dovrebbero riportarlo in Italia. Penso che ormai la cosa sia definitiva, non credo ci sia qualcuno che nel 2019 abbia la voglia o l’interesse di proteggerlo ancora. Ormai è una volontà comune», spiega alla Stampa Alberto Torregiani che chiede al Ministro e a tutti i diretti responsabili della cattura, «ora grande fermezza». Da ultimo, Torregiani risponde in merito ad un possibile colloquio futuro con Cesare Battisti: «Non ci sarebbe nulla e allo stesso tempo ci sarebbe tantissimo da dire. È una questione che ho sempre lasciato aperta. Se capiterà vedrò se farlo e, nel caso, cosa dire. Tutto può essere fatto e tutto può essere negato. Cercherò di usare al meglio la mia intelligenza».