«Tutti esultano per Battisti. Tutti sono felici che venga a marcire all’ergastolo. Che lasci il suo figlioletto brasiliano. Che paghi con la vita. Quasi nessuno sa di cosa è accusato. Nessuno conosce le prove: non ci sono. È un rito pagano: tutti fratelli intorno alla forca»: questo tweet di Piero Sansonetti, giornalista e direttore de “Il Dubbio” sta suscitando da ore diverse polemiche perché di fatto resta uno dei pochi che in Italia, nei giorni della cattura di Cesare Battisti, non si allea al largo coro dei giustizialisti ma ribadisce la propria vena immutabile garantista. Al netto di tutti i contestatori di Sansonetti che si rifanno alle sue origini (mai pentite) comuniste, il giornalista fondatore de “Il Dubbio” è uno dei pochissimi a sinistra (anzi, forse l’unico) ad aver difeso Salvini nel caso Diciotti per l’assoluta «mancanza di prove e reati compiuti dal Ministro» nonché più volte difensore addirittura del “nemico” Berlusconi negli svariati processi a carico del Cavaliere: questo per dire che la sua difesa di Battisti non è (solo) ideologica ma si basa su assunti garantisti che Sansonetti da anni porta avanti in merito alla vicenda dell’estradizione dal Brasile dell’ex terrorista dei PAC. «Tutte e quattro le sentenze si fondano sulle accuse degli stessi pentiti. I quali sono gli esecutori dei delitti e hanno scontato due o tre anni di galera. Lo sconto è dovuto alle accuse a Battisti. Se questa è giustizia io sono Maradona!», rilancia ancora su Twitter ai tanti che lo contestavano per la tesi in difesa di Cesare Battisti.
GIÀ NEL 2017 SANSONETTI DIFENDEVA BATTISTI..
In un bel articolo uscito su Tempi il 15 ottobre 2017, l’ottima firma Renato Farina poneva in risalto la voce fuori dal coro di Piero Sansonetti in merito alla vicenda Battisti, l’unico rimasto a rivendicare la difesa dell’ex terrorista comunista anni dopo i fiumi di inchiostro dell’intellighenzia “de sinistra” che invece spiegavano al mondo interno il giusto asilo politico di Cesare Battisti in terra straniera. «Battisti è stato condannato in contumacia e senza uno straccio di prova. Solo un pentito che lo ha accusato, molto tardi, e accusandolo è uscito di prigione. Stop. Riscontri zero. È il problema di come furono fatti i processi in quegli anni. Fuori da ogni garanzia. Ed è il motivo per il quale almeno una decina di paesi (non solo il Brasile e compresa la Gran Bretagna) rifiutano le estradizioni per più di cinquanta italiani esponenti della lotta armata rossi e neri». Lo scriveva Sansonetti nel 2017 e oggi lo ribadisce: Farina due anni fa aggiungeva, «Può essere che sia un assassino e probabilmente lo è – questa è la sua tesi, se capisco bene – ed è orribilmente antipatico, una pessima persona, eccetera: ma se i processi hanno calpestato i diritti del presunto omicida sono nulli e da rifare». Nessun opportunismo di merito, solo la considerazione di Sansonetti che in quei processi degli anni Settanta-Ottanta (anche se la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo le ha confermate e non annullate) qualcosa non sia andato nel verso “giusto”.