Una battaglia legale durata 14 anni quella tra Zucchero Fornaciari e Mps, ma alla fine la Cassazione ha dato ragione al cantante, che aveva intentato una causa nei confronti della banca senese per avergli fatto perdere una parte consistente del milione e mezzo di euro che “Sugar” aveva investito nella speranza di vederlo fruttare. Come riportato dal Corriere della Sera, nulla di strano ci sarebbe stato se quei soldi, destinati a bond argentini, polizze unit linked, fondi comuni e Borsa, fossero andati perduti in maniera “pulita”: trattasi di regole del gioco che qualunque investitore è chiamato ad accettare. Eppure pare proprio che non sia andata in questo modo. I legali di Zucchero, infatti, hanno contestato a Monte Paschi di Siena presunte firme false sui documenti e acquisti di titoli senza il formale consenso del cantante. Nei primi due gradi di giudizio, la tesi difensiva di Mps si era fondata di fatto sull’assioma per il quale si trattava di investitore facoltoso e non strettamente conservativo. Era stata peraltro la corte d’Appello a confermare che il cantante avesse riscosso “frutti e cedole, riscattando le polizze e disinvestendo alcune gestioni patrimoniali”. La Cassazione, però, ha scritto un altro finale, ribaltando le prime due sentenze.
ZUCCHERO CONTRO MPS: CASSAZIONE DA’ RAGIONE A FORNACIARI
Secondo la Corte di Cassazione, il fatto che Zucchero fosse ricco e propenso a investimenti a rischio non significa che Mps non avesse obblighi di “informazione e protezione” nei suoi confronti. Anzi, recita la sentenza, “l’ esperienza dell’ investitore e le sue scelte devono orientare la selettività delle informazioni da fornire, dirigendosi verso quelle specifiche e non generalmente o facilmente accessibili del prodotto, tenuto conto che tanto più elevato è il rischio dell’ investimento tanto più puntuali devono essere le informazioni da fornire, essendo necessario verificare se le decisioni d’ investimento si siano fondate sulla conoscenza effettiva dei rischi conoscibili del prodotto”. Dopo 14 anni, insomma, la Cassazione conferma che si è trattato di un caso di “risparmio tradito”. Dagli atti è emersa infatti “la mancanza del contratto quadro di investimento, l’assenza di diversi ordini relativi agli investimenti azionari “, gravi elementi ai quali si aggiunge il fatto che Fornaciari avesse «disconosciuto» la firma su altri ordini. In contrapposizione al parere della Corte d’Appello, la Cassazione ha contestato a Mps di aver posto in essere investimenti in assenza della documentazione necessaria per legge e sulla base di documenti con firme false. Adesso spiega Il Corriere, “servirà una nuova decisione della Corte d’ Appello di Genova, che – se Zucchero, come pare probabile, vi ricorrerà – dovrà pronunciarsi secondo i principi stabiliti dai giudici ermellini, che vanno incontro alle richieste del cantante”.