Matteo Salvini rilancia il grembiule a scuola. Blu per i maschietti, rosa per le femminucce (almeno fino all’asilo), generazioni e generazioni di alunni sono cresciuti indossandolo. Negli ultimi anni non tutte le scuole hanno proseguito su questa tradizione, eppure per quanto il grembiulino sia associato ad un’idea di scuola del passato, sono ancora tantissimi i docenti che decidono di far indossare ai bambini delle scuole materne ed elementari un grembiulino che li renda tutti uguali e, soprattutto, li metta al riparo dai segni dei loro “armeggiamenti” quotidiani tra penne, pennarelli e simili. Nel corso di un’intervista a Tg2Italia, Salvini si è rivolto soprattutto agli alunni della scuola primaria: “Almeno alle scuole elementari, rimettere il grembiule farebbe bene ai bambini ed eviterebbe simboli di diversità. Rimetterlo sarebbe infatti un’occasione di parità”.



SALVINI RILANCIA IL GREMBIULE A SCUOLA:”OCCASIONE DI PARITÀ TRA BAMBINI”

Ma come ha motivato Matteo Salvini la volontà di ripristinare l’uso dei grembiuli a scuola? Secondo il ministro dell’Interno con questa manovra si eviterebbe di sottolineare la differenza sociale tra chi ha “felpe da 400 euro” e chi indossa invece “golfini da 20 euro”. Un’idea che era stata già rilanciata a fine novembre dal ministro all’istruzione Marco Bussetti: “Se la scelta del grembiule a scuola è condivisa e accettata dall’istituto è una cosa sulla quale si può anche riflettere sicuramente“. Nel 2011 erano stati la ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e l’allora premier Silvio Berlusconi a parlare della possibilità di introdurre l’obbligo dei grembiuli, ma i costi di 15 milioni di euro l’anno per applicare questa proposta fecero desistere l’esecutivo. Tiepida la reazione di Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionali dei presidi di Roma e del Lazio:”Nessuna preclusione ideologica per il grembiule delle scuole materne ed elementari, siamo anche favorevoli alla divisa o alle tute per le medie e superiori, purché la cosa non venga normata da una legge ma sia presa come decisione dal Consiglio d’istituto, sentiti i genitori, e dal collegio dei docenti così come sancisce l’autonomia scolastica. E nei fatti è già così“.

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