C’è lo zampino di una donna dietro l’arresto di Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac catturato nei giorni scorsi in Bolivia. Il suo nome è Cristina Villa, 45 anni, vice dirigente della Digos a Milano e già ribattezzata come la superpoliziotta che ha contribuito in maniera importante all’arresto di Battisti. Secondo quanto riferisce Dagospia, il capo dell’antiterrorismo di Milano sarebbe riuscita a rintracciarlo grazie ai nuovi “telefoni intelligenti”. Pare infatti che Battisti abbia cambiato molte schede sim nel corso della sua latitanza ma avrebbe usato sempre il medesimo smartphone, restando così tradito dalle nuove tecnologie. Cristina Villa, in una intervista a Repubblica ha rivelato alcuni retroscena dell’arresto compresa una richiesta particolare di Battisti, l’unica dopo essere stato catturato: “ho chiesto se gli servisse qualcosa, se avesse fame o sete. Mi ha chiesto solo di poter tenere la foto del suo bimbo, una fototessera in bianco e nero che aveva nel portafogli. Avrà cinque anni, il bimbo. Certo, gli ho risposto, naturalmente abbiamo controllato che non contenesse scritte sul retro, poi gliel’ho ridata”.
CRISTINA VILLA E L’ARRESTO DI CESARE BATTISTI: I RETROSCENA
Se oggi Cesare Battisti è in carcere, il merito è soprattutto della superpoliziotta Cristina Villa, la stessa che nei giorni scorsi ha atteso trepidante a Ciampino l’abattistirivo dell’aereo con a bordo l’ex terrorista catturato in Bolivia. A lei il compito di notificargli gli atti. “Mi ha chiesto spiegazioni. La sua condanna prevede l’isolamento diurno, voleva sapere cosa significasse”, ha raccontato la Villa. La donna gli ha quindi spiegato che “gli avrei sequestrato diverse cose, tra cui gli appunti che aveva con sé. L’indagine non è finita, per me”. A detta di Cristina Villa, davanti a lei si sarebbe presentato “uno sconfitto”. Niente più “ghigno strafottente”, ma un uomo che come primo e unico pensiero ha suo figlio. “Mi ha chiesto anche di poter tenere la carta di credito, ha spiegato che ci mantiene suo figlio ma non si può fare”, ha spiegato la poliziotta, che si è impegnata a fare istanza per fargliela riavere dopo il necessario sequestro. Ma come è stato possibile giungere alla sua cattura. Importante in tal senso è stata una lunga operazione di intercettazioni telefoniche. Seguendo le tracce del telefonino di Battisti è stato possibile scoprire la sua fuga in Bolivia e restringere così il cerchio. Le cinque sim dell’ex terrorista sono state così trovate una alla volta. Oggi la superpoliziotta, dopo aver studiato all’Fbi sa di poter dire a gran voce: “siamo stati più bravi noi”.