Il racket delle pompe funebri di Bologna ha portato alla luce una vera e propria organizzazione criminale che aveva di fatto monopolizzato i funerali della zona, attraverso un sistema di corruzione molto capillare. Coinvolte le camere mortuarie del Sant’Orsola e del Maggiore, dove una serie di infermeri senza scrupoli e attratti da guadagni facili, ottenevano denaro ogni qual volta riuscivano a convincere i parenti dei defunti a rivolgersi alle agenzie funebri “di fiducia”. Delusa ma non sorpresa l’Efi, l’Eccellenza Funeraria Italia, associazione nata a Bologna nel 2012 con l’obiettivo di riunire e valorizzare le imprese funebri, che si è espressa così: «Era una bomba che prima o poi doveva esplodere – commenta a BolognaToday il presidente Gianni Gibellini – sono un garantista e fin quando non si arriverà alla fine di un possibile processo non accuso nessuno, ma questa è solo la punta dell’icerberg. Non è la prima volta che emergono situazioni simili in tutta Italia, è come un tumore ormai diffuso ed è per questo che è una notizia che non ci ha sconvolto particolarmente. E’ necessario che cambi la legge nazionale in materia, e soprattutto che ci siano più controlli sui funerali». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



RACKET POMPE FUNEBRI: LE PAROLE DEI CARABINIERI

Il colonello dei carabinieri, Pierluigi Solazzo, ha spiegato come le intercettazioni ambientali siano state decisive per le indagini, ma da alcune di esse si è sottolineato come la pietà fosse francamente “un optional” da parte di chi gestiva il racket delle pompe funebri, con battute spesso irridenti e sprezzanti verso i defunti. Un indagato afferma nelle intercettazioni: “Ho un filmato dove lui mette una buccia di banana in manoad un morto…“. La risposta è stata: “Il morto, aspettando la barella… ha avuto fame!“. In un’altra intercettazione un’infermiera si definisce “la regina della camera mortuaria” e ancora si parla di furti ai danni dei defunti: “Amo’… ho trovato due anelli, l’ho messi già in borsa… però non so se è oro…“. Spiega il colonello Solazzo: “Sono stati registrati alcuni episodi che vanno contro il sentimento della pietà dei defunti. Alcune frasi ironiche e battute quasi prendevano in giro i cadaveri“. (agg. di Fabio Belli)



GUADAGNI FINO A 350 EURO A DEFUNTO

Conferenza stampa a Bologna in merito alla vicenda della creazione dei due “cartelli” delle pompe funebre. Numerosi i dettagli emersi in queste ultime ore, a cominciare dai molteplici guadagni in nero e non dichiarati da parte delle due agenzie funebri coinvolte, la Rip e la Cif, fra i 500 e i 900 euro in contanti per ogni defunto, con la tecnica del doppio assegno: uno veniva intestato, mentre l’altro era in bianco, convincendo il cliente che così facendo avrebbe potuto risparmiare. Parte di questi fondi venivano a loro volta girati agli infermieri della camera mortuaria dell’ospedale Maggiore e del Sant’Orsola, fra i 200 e i 350 euro, per ogni volta che un dipendente della struttura ospedaliera convinceva un parente di un morto ad effettuare il funerale presso una delle suddette aziende, che venivano descritte come «le più economiche, efficienti e/o rapidamente reperibili o in grado di fornire prodotti eco-compatibili». Stando a quanto spiegato dalle forze dell’ordine, gli infermieri corrotti, tutti dipendenti dell’Ausl, sarebbero “una schiera rilevante”. Fra il 2009 e il 2013 sono state registrate 520 operazioni sospette per movimenti in entrata e in uscita pari a 435 mila euro. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CARTELLI DELLE POMPE FUNEBRE: SFREGIATI ALCUNI CADAVERI

Avevano creato due veri e propri cartelli delle pompe funebri e per questo 30 persone sono state fermate dalle forze dell’ordine di Bologna, fra cui nove in manette. Dopo una lunga indagine da parte della compagnia locale dei carabinieri, si è scoperto come le salme dell’ospedale Sant’Orsola e Maggiore venissero indirizzate a due specifiche agenzie di pompe funebri, grazie ad una serie quasi infinita di collaboratori, a cominciare dagli infermieri e dai dipendenti della camera mortuaria delle due strutture ospedaliere. Le forze dell’ordine si sono avvalse anche di intercettazioni ambientali durante le indagini, e in alcune chiacchierate fra infermieri sono emersi anche episodi di spregio nei confronti delle salme: «Ho un filmato dove lui mette una buccia di banana in mano ad un morto…». Risposta: «Il morto, aspettando la barella… ha avuto fame!». In un’altra intercettazione, invece, si sente un infermiere dire al suo compagno/a: «Amò… ho trovato due anelli (…), l’ho messi già in borsa… però non so se è oro…». Oltre alle trenta persone direttamente coinvolte nel malaffare, vi sarebbero altre decine di persone al momento sotto indagine. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SCOPERTI CARTELLI DI POMPE FUNEBRI: DUE A CAPO DELL’ORGANIZZAZIONE

Due agenzie di pompe funebri del bolognese agivano come dei veri e propri cartelli, monopolizzando le camere mortuarie dei due principali ospedali cittadini. 30 le persone finite in manette, di cui 9 in carcere, 18 ai domiciliari e 3 con divieto di esercizio dell’attività di impresa, mentre le perquisizioni sono state 43, ed hanno portato al sequestro da parte di circa 300 militari di 13 milioni di euro. Ai vertici della piramide criminale vi erano il 68enne Giancarlo Armaroli, titolare della “Rip Service srl”, e Massimo Benetti, 63enne della “Cif srl”: le due pompe funebri erano distinte fra di loro, ma si erano spartite equamente il mercato senza intralciarsi l’un l’altro, come scrive Repubblica. Alle loro dipendenze vi erano tutta una serie di soggetti fra cui alcuni dipendenti dei due ospedali coinvolti, il Sant’Orsola e il Maggiore, che di fatto procacciavano i clienti alle pompe funebri, ricevendo in cambio dei compensi compresi fra i 200 e i 350 euro a funerale. Quasi un’usanza quella di ottenere guadagni illeciti nelle camere mortuarie, come fa chiaramente capire uno degli infermieri intercettati: «Se dopo 20 anni che lavori nella sala mortuaria hai ancora da pagare il mutuo, vuol dire che non hai capito niente». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SCOPERTI 2 CARTELLI DI POMPE FUNEBRI: 30 IN MANETTE

Smantellato il racket delle agenzie funebri a Bologna: i carabinieri hanno arrestato 30 persone che gestivano due cartelli di pompe funebri. Secondo quanto riporta Il Resto del Carlino, controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali emiliani, il Sant’Orsola e il Maggior, riuscendo così a possedere il monopolio nell’aggiudicazione dei servizi funebri. Una maxi-operazione che ha coinvolto 300 agenti, che hanno effettuato 43 perquisizioni: sequestrato un patrimonio di 13 milioni di euro tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia.

AGENZIE FUNEBRI BOLOGNA, SMANTELLATI DUE CARTELLI

Il Resto del Carlino sottolinea che le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna diretta dal procuratore capo Giuseppe Amato e hanno consentito di mettere fine a un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e riciclaggio. Due agenzie funebri che facevano il bello e il cattivo tempo nei principali ospedali della città emiliana, grazie anche alla complicità di alcuni infermieri: questi provvedevano a mettere in contatto i familiari dei defunti con i referenti delle pompe funebri. Ma non solo: i referenti delle agenzie in questione erano sempre presenti nei due ospedali per fornire informazioni e indirizzare eventuali nuovi clienti agli uffici per le pratiche del caso. Una organizzazione gerarchica, con i capi dei cartelli che decidevano tutto: «le ‘grandi manovre’ delle operazioni, la gestione di una contabilità parallela e dell’investimento degli ingenti guadagni ‘in nero’». Attesi aggiornamenti nelle prossime ore, in programma un punto stampa.